A parer mio, festeggiarne il compleanno non e' esattamente la cosa piu' "punk" del mondo; consentiteci, pero', un ripasso delle "radici" di questa controcultura: qualcuno dira' che si trattava di gruppi garage, glam, (hard)rock, ma non dategli retta: semplicemente loro erano... punk prima di te.

The Sonics (1960)
Mi sembra proprio il caso di iniziare con il garage-rock dei 60's, calderone brulicante di energia primordiale da cui possiamo pescare - per motivi di spazio - una sola band, e allora vada per i Sonics di Tacoma, Washington, e il loro sound, abrasivo come pochi.
I brani di "Here Are The Sonics" e "Boom", riprodotti ad alto volume, fanno ancora la loro bella e rumorosa figura nelle playlist weird-punk contemporanee, ma anche ascoltando il loro nuovo lavoro "This Is The Sonics" (uscito lo scorso anno dopo decenni di inattivita') non si puo' non rimanere colpiti da questi rocker, settantenni solo all'anagrafe.

MC5 (1964)
"Right now it's time to... kick out the jams, motherfuckers!" urla Rob Tyner all'inizio della title track dell'esordio di questi prime-mover detroitiani, un live titolato proprio "Kick Out The Jams" (1969). L'attitudine veemente e politicizzata frutto' loro l'attenzione dei media (Lester Bangs invece li stronco'), ma sparirono dopo soli tre album per poi essere consacrati al rango di band "di culto" negli anni a venire.
Il loro proto-punk e' una miscela di (hard)rock'n'roll dalle forti venature blues, suonato nel segno delle distorsioni e al servizio di un frontman scatenato: che spettacolo doveva essere vederli dal vivo, in quel di Detroit, sul finire dei Sessanta.

The Stooges (1967)
L'Iguana e gli Stooges: figure leggendarie entrate negli annali del rock'n'roll dalla porta sul retro, quella che da' sul vicolo oscuro e rancido dove avvengono le storie piu' interessanti; di loro si e' parlato, giustamente, ovunque e in abbondanza; e anche su OndaRock abbiamo una esauriente monografia scritta dal direttore Claudio Fabretti.
Questo spazio di poche righe lo dedico allora alla rubrica "Forse non tutti sanno che..." (mi perdoneranno alla Settimana Enigmistica): celebre e' l'episodio che vede Iggy cospargersi di burro d'arachidi mentre fa crowdsurfing; ebbene, quel (grosso) vasetto di burro gli fu portato da un giovane Stiv Bators, futuro cantante di Dead Boys e Lords Of The New Church.
Punk prima e dopo di te.

New York Dolls (1971)
Un gruppo cui senza dubbio la definizione di cult band calza a pennello, una storia fatta di eccessi e, purtroppo, morti premature, tanto che ad oggi sopravvivono solo due membri originari: il jaggeriano frontman David Johansen e il chitarrista Sylvain Sylvain; una rappresentanza ristretta che ha dato vita, da meta' Duemila in poi, a una nuova formazione dei Dolls, complice il supporto di Morrissey che aiuto' a organizzare la loro reunion nel 2004.
Le (poche) apparizioni in video rendono bene l'idea delle loro performance al fulmicotone, perfetto anello di congiunzione tra il glam-rock (i look femminili ed esagerati) e l'urgenza del punk.
Malcom McLaren ne rimase folgorato, e dopo una breve esperienza come loro manager torno' in Inghilterra con l'idea di formare una band...

Hollywood Brats (1971)
Il loro nome ricorda quello dei piu' celebri New York Dolls e fra i due gruppi vi e' piu' di un'affinita': non si tratta pero' di meri epigoni britannici di Johansen e Thunders, anche perche' le loro brevi carriere procedono pressoche' in parallelo. I Brats addirittura non pubblicheranno nulla durante la loro esistenza: il primo album uscira', postumo, solo nel 1980.
Anche loro sono un tassello importante per la nascita del punk, in questo caso in Inghilterra: il tastierista Casino Steel si unira' successivamente ai The Boys, dopo un passaggio nei London SS, altra band-meteora dove militarono membri di Damned, Clash, Generation X.

Death (1971)
Detroit non ha dato i natali solo a celebrita' come Stooges, MC5 o Alice Cooper, ma e' anche la citta' di provenienza di questo trio di fratelli afroamericani che scelsero di suonare un rock'n'roll rumoroso e veloce nella citta' del Motown Sound. Folgorato dapprima dalla visione dei Fab Four all'Ed Sullivan Show, e successivamente dall'esplosione del Detroit-sound di Iggy & C., David Hackney recupera una chitarra abbandonata in un vicolo e coinvolge i fratelli Bobby e Dannis nella formazione di un gruppo rock: i Rock Fire Funk Express che diventeranno poco dopo i Death, nome poco appetibile al marketing di meta' anni Settanta, tanto che la Columbia li scarica dopo la registrazione di sette brani, nel 1975, destinati a rimanere inediti per oltre trent'anni. Sara' la Drag City Records, nel 2009, a riportare alla luce la musica dei Death con "...For The Whole World To See": un proto-punk distorto e carico di groove, cui e' impossibile restare indifferenti.
Neon Boys (1972)
Tom Verlaine, Richard Hell e il batterista Billy Ficca registrano a nome Neon Boys - a cavallo tra il '72 e il '73 - una manciata di brani prima di "diventare" i Television; il materiale disponibile e' cosi' risicato che il 7" "That's All I Know (Right Now)"/"Love Comes In Spurts" viene arricchito con un paio di brani dei Voivoids.
Un garage-rock che riprende la "lezione" degli Stooges e che e' gia' molto punk, con la voce sghemba di Richard Hell e la chitarra - gia' riconoscibile - di un giovane Verlaine. Il loro apporto e' fondamentale alla nascita della "scena" newyorkese - e non - da cui poco tempo dopo partira' una vera e propria "rivoluzione" musicale.

The Electric Eels (1972)
La furia degli Stooges, le sperimentazioni dei Velvet Underground, la passione per il free-jazz, un'attitudine (auto)distruttiva e chissa' cos'altro ancora finiscono nel tritacarne degli electric eels (scritto in minuscolo), meteora (sei esibizioni live in tutto) di stanza a Cleveland.
John Morton e compagni fondano la band prima ancora di aver imparato a suonare i propri strumenti, che comprendono - fra gli altri - lastre di metallo prese a martellate e tagliaerbe, "suonati" in live violentissimi che da subito valgono loro la fama di band "pericolosa", e pertanto facilmente bandita dai locali del circondario.
Le raccolte postume ci consegnano una testimonianza audio delle loro performance, registrazioni lo-fi caratterizzate da un assalto sonico di rara ferocia, decisamente punk e in anticipo sui tempi.

Devo (1973)
La fervente scena "sperimentale" gravitante attorno all'universita' di Kent (Ohio) all'alba dei 70's e' l'humus culturale da cui prende vita il progetto di due coppie di fratelli, i Mothersbaugh e i Casale, e il loro "concept", la de-evoluzione.
L'umanita', dopo millenni di evoluzione, ha iniziato il percorso inverso, una fase di regresso di cui e' sintomo la societa' statunitense contemporanea; una critica sviluppata per gioco ma dai tratti assolutamente lucidi, che ben si abbina a un immaginario surreale (le tute, gli Energy Dome in testa), al loro deadpan humor e - last but not least - a una proposta musicale assolutamente fuori dagli schemi.
Rock'n'roll dadaista, iconoclasta, infuso di elettronica, tra bizzarria e avanguardia, ma anche pop... post-punk prima del punk!

Rocket From The Tombs (1974)
Altra band pivotale nello sviluppo della nascente new wave: dalle loro ceneri prenderanno il via due "nomi" come Dead Boys e Pere Ubu, che ne riutilizzeranno parte del repertorio. Versioni grezze di brani come "Ain't It Fun", "Sonic Reducer" e "Final Solution", di cui purtroppo non esiste alcuna registrazione "ufficiale", del resto anche loro rimangono insieme per poco tempo, un solo anno, tra il 1974 e il 1975.
Rimedia alla mancanza la raccolta di demo e registrazioni live "The Day The Earth Met The Rocket From The Tombs", uscita nel 2002, a cui seguono i loro primi tre album in studio, "Rocket Redux" nel 2004 (a trent'anni dal loro esordio), "Barfly" (2011) e "Black" (2015), che contiene anche una cover di "Strychnine" dei sopra citati Sonics.
Lorenzo Pagani

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Fonte: Punk Prima Di Te (di Onda Rock)
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