Testi
Ludd - A Colpi Di Mazza
01 - La Festa E' Lontana
La "gioia di vivere", in questi tempi, per forza maggiore, sembra cosa eccezionale. Sono l'apatia, la tristezza, la
rassegnazione a riempire la normalita'. Dilaga la solitudine, mentre si e' sempre meno capaci di rimanere
soli. Eppure siamo continuamente bombardati da sorrisi, e non solo grazie alla televisione. Mille volte al giorno diciamo "sto bene».
Altrettanto spesso ci fingiamo interessati allo stato d'animo altrui.
I momenti di autentica gioia sono sempre piu', e solo, strappati con le unghie all'ipocrisia, come clandestini nel regno della menzogna. Rischia grosso, d'altro
canto, chi si azzarda a non nascondere la propria sofferenza. Chi urla di dolore
facilmente scompare: sepolto in manicomio, rinchiuso in
carcere, soffocato in una comunita' di recupero, o semplicemente come zombie davanti a uno schermo.
Siamo stati educati ad eludere ogni sofferenza, altrui o
nostra che sia. Non hanno limiti né l'offerta di vie di fuga
dalla realta', da se stessi, né le vie d'isolamento dagli altri,
per gli altri. Anche in questo ci troviamo privati degli
strumenti necessari per vivere la propria vita, autonomamente e fino in fondo. Anche in tal senso
diventa sempre piu' tarda la liberazione di tutti e di tutto.
Anche questo significa lottare per l'autogestione di ogni
cosa. Nessuna ipocrisia. E recita alcuna.
Piccole grandi fughe
Tutto confinato ai margini, represso
Privato d'ogni strumento per amare
Privato d'ogni strumento per amare
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei, mai
Tu non ci sei
Dolore
Feste, battute, risate
Tutti felici, comunque felici, sempre felici
Cosa farai se sarai solo
Cosa farai quando lo scoprirai
Con nodi che ancora non scorrono, tipo flagello
Voragini coperte, tipo trappole
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Dolore, dolore
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Dolore
02 - L'uomo Che Ama
Tratto da un poema in prosa di Stig Dagerman, anarchico svedese morto suicida a trentun anni.
L'uomo che ama
Trova una conchiglia sulla spiaggia
Quando se la porta all'orecchio non sente
Né il vento, né il mare, né gli angeli
Ma la sua stessa voce che canta: Ti amo
Ti amo
Se i pianeti potessero amare
Uscirebbero dalle loro orbite
E sarebbe il caos, e sarebbe il caos, e sarebbe il caos
L'ordine dell'universo
E' garantito dal fatto che l'amore e' impossibile
L'amore e' impossibile, l'amore e' impossibile
Anche l'uomo che ama
Si sente in una immensa prigione
Ma questo non gli impedisce
Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino
Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino
Urlando di gioia
Urlando di gioia: Sono libero
Sono libero
03 - Rimorsi
Vivere il proprio tempo detestandolo, intrappolati in un mondo al contrario, nel quale ti viene chiesto di giustificare le azioni che compi per difendere la vita e la liberta' tue, di altri sfruttati, di altri esseri viventi. Quando la logica che fa girare la ruota e' quella del profitto, quando le parole sono quelle del potere, perde di senso qualunque spiegazione veramente sensata.
Non c'e' nulla da spiegare a chi vive la miseria di questo mondo, non c'e' nulla da giustificare di fronte ai giudici che lo difendono.
Ma la promessa di una vita diversa, quella non va mai abbandonata, sempre la tensione e l'odio nei confronti dei nostri sfruttatori vanno accompagnati a cio' vorremmo di diverso. Lo spazio che separa il nostro modo di vivere la reciprocita' e l'antiautoritarismo dalla logica di questo mondo va difeso e allargato ogni giorno, in ogni gesto, in ogni azione, per non affogare nel rancore, per non restare accecati e scoraggiati, disposti a vedere nemici ovunque, incapaci di essere lucidi in un periodo che richiede coraggio e lucidita' come pochi altri. Nessun rimorso.
Quando le parole sono al potere, il potere ha tutte le parole
Non discuto con chi mi opprime, la mia vita e' oltre il vuoto
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Senza parole, solo rabbia
Non mi occorrono grandi discorsi per dirvi che non ho rimorsi
Non c'e' nessuna liberta' nei vostri diritti
Puzzano di morte le vostre leggi e di cosa mi dovrei pentire?
Di non stare con gli altri lentamente a crepare?
Il mio odio e' vivo
E vi aspetta in strada
Parleranno le mie mani a un mondo in rovina
Brillera' la notte di promesse
Le vostre minacce no, non mi possono fermare
Le vostre minacce no, non mi possono fermare
Se credete di vedermi in ginocchio aspettate in eterno
Se credete di vedermi in ginocchio aspettate l'inferno
Che vi sto preparando
La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione
La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione
Perché non ho niente da perdere in questo mondo, mondo infame
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Per vederlo poi crollare
04 - Normale
Contro la pretesa psichiatrica di separare cio' che e' normale da cio' che non lo e', contro il grande alibi sociale che giustifica la segregazione del diverso.
Un alibi per cui una delusione amorosa passeggera e' segno di sensibilita', ma se troppo prolungata diventa una patologia, certe voci sono il privilegio dei santi, altre invece il prodotto di menti malate... Un alibi per cui il non-ascolto, la coercizione, la violenza pretendono di essere sempre a fin di bene.
A dispetto di tutto cio', la strenue resistenza degli animi reclusi, la resistenza di chi abbandona il proprio corpo nei corridoi dei reparti psichiatrici -- lo sguardo perso, gli escrementi nei pantaloni -- per evadere col pensiero. Perché d'ogni dove chiusi si sta male.
In attesa che ciascuno di noi smetta di chiamare medici i carcerieri, e smetta d'esser egli stesso, indirettamente, carceriere.
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Sguardi assenti, senso di impotenza
Pensieri che vagano lasciando vuote carcasse
Definizioni, gabbie per la mente
Porte chiuse, lacci per i corpi
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Un grande alibi -- apri gli occhi
Per allontanare cio' che disturba
Per allontanare cio' che disturba
Cio' che inquieta, cio' che spaventa
Medici dell'anima -- apri gli occhi
Uccidono i margini, imprigionano i sogni
Livellano le irregolarita'
Per quanto ancora?
Chi e' davvero normale?
Per quanto ancora?
Chi e' davvero normale?
Per quanto ancora?
05 - Come la Notte
Questo testo e' stato ispirato dal racconto di un vecchio partigiano anarchico che ha conosciuto la tortura da parte della Gestapo, il campo di concentramento, il carcere e il manicomio criminale... mantenendo intatti il suo sguardo da ragazzino e il suo spirito di rivolta.
Un esempio e uno sprone di fronte all'ennesimo compagno assassinato, Carlo Giuliani, per farla finita con i Placanica e con il mondo che li arma.
Penso a quel compagno torturato dalla Gestapo
Al suo ritorno per un patto sigillato tra il filo spinato
Penso al suo sorriso da bambino, all'audacia e alla bonta'
"Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi"
"Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi"
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Un nascondiglio, un salto dall'abisso, un carillon e una lama, tutto questo ho nel cuore
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muta a dire del sangue rappreso
Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muto a dire del sangue rappreso
Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso
Negli animi come nei paesi, dov'erano sentieri scoscesi hanno fatto strade comode
Per i soldi e la noia, per le cariche della polizia
Per le cariche della polizia, per le cariche della polizia
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
06 - Mille Anni
e' possibile rovesciare la logica dominante, e considerare “profitto” cio' che non e' monetizzabile, quantificabile, riducibile al dare e al ricevere – ecco cosa ci dice la “piccola forza messianica” che attraversa le epoche. La forza della propria individualita' vissuta in una dimensione che scardina le porte del Tempo storico, misurabile, mercantile. La forza di chi non rinuncia alla gioia presente ma sa che questa raccoglie il passato e agisce per il prossimo millennio. Non c’e' bisogno di un aldila' celeste per scorgere tutta la meschinita' di una vita in cerca dell’utile, basta scalare i propri desideri. Come la terra torna sempre a formarsi sotto i castagni, cosi' la natura – in noi e fuori di noi – trionfera' sul cemento industriale e affettivo. Agire qui e ora contro l’ingiustizia, un adesso che dura mille anni.
Fai le domande che non hanno risposta
Investi nel millennio
Sostieni che il tuo raccolto principale
e' la foresta che non hai piantato
e che non vivrai per raccogliere.
Ricorda che le foglie, quando si decompongono,
diventano fertilita'. Chiama questo profitto.
Poni la tua fiducia nei centimetri di terra
che si formano sotto gli alberi
ogni mille anni.
Torna da chi sfrutta i tuoi simili
ed avvelena la terra
Torna da loro col pugnale in mano.
07 - Sotto Assedio
Un omaggio agli incontri che mettono a nudo le nostre miserie, alle invisibili disfatte che lasciano segni sulla memoria, alle occasioni in cui non ha piu' senso parlare, agli amori che ci attraversano come fossero comete, alle azioni che squarciano il fumo dell'apparenza.
Sa sempre cosa dire e non ti lascia andare
Ti assedia nella voce, vuol tutto nominare
Un giorno, un luogo -- cosa ricordi?
Hai detto, hai fatto -- cosa ricordi?
Macerie di coscienza, grumi di memoria
Il tuo volto allo specchio si tramuta in ghigno
Un giorno, un luogo -- cosa ricordi?
Hai detto, hai fatto -- ma cosa ricordi?
L'unica certezza e' quella che fa male
Conosce le tue scuse, il tuo goffo recitare
I dubbi si sciolgono soltanto nell'orrore
Nel vomito, nel rischio sublime dell'amore
Quando scapperesti in un'Atlantide mentale
Nero piacere di sprofondare
Quando vorresti esser solo quel che sei
Nella serenita' di un attimo, nel cuore di un'azione
Sa sempre cosa dire, la nausea che ti assale
Ma quello che trattiene dei vivi e' solo fumo
E' solo fumo, fumo, fumo
08 - Agli Erranti
Milioni di donne e di uomini errano di paese in paese alla ricerca di condizioni di vita un po’ meno odiose, braccati dalla polizia, resi clandestini
per essere meglio sfruttati, criminalizzati, vessati nella generale indifferenza, rinchiusi in lager che la lingua di Stato chiama “centri di
permanenza temporanea” e infine espulsi. Stranieri in un mondo straniero, sono il volto di un presente segnato dalla miseria, dalla guerra, dai disastri
ambientali, dal terrorismo quotidiano della produzione industriale. Ma esistono anche altri erranti. Sono tutti quei compagni clandestini e
latitanti per sottrarsi a qualche mandato di cattura, sempre in movimento fra le maglie del controllo sociale e del dominio. Questo testo parla anche di
loro, del conflitto – contro la polizia, contro gli insospettabili delatori, contro l’oblio che vuole inghiottirli, contro la propria fatale disattenzione – che
devono affrontare ogni giorno. Lo intoniamo alla loro Fortuna, che li renda piu' agili e piu' scaltri. In particolare lo dedichiamo ad un nostro compagno,
Arturo, latitante da piu' di cinque anni perché accusato di aver dato, assieme ad altri, una meritoria e meritata lezione ad un infame giornalista
di nome Genco. Lo scribacchino, non contento di aver piu' volte calunniato e indicato agli sbirri gli anarchici, non contento di aver infangato Edoardo
“Baleno” Massari, si e' presentato come uno sciacallo ai funerali di quest’ultimo, per speculare sul cadavere di un compagno ucciso dal
carcere. Non ha corso abbastanza in fretta, la carogna. Arturo, condannato a 3 anni e 6 mesi, e' ancora uccel di bosco, a dispetto di tutto. Buona
fortuna, Arturo.
Inseguito, braccato – “Documenti!”
Sballottato, sorvegliato – “Documenti!”
Lavorare dodici ore – “Documenti!”
Dormire sotto i ponti – “Documenti!”
Rinchiuso, espulso – “Documenti!”
Qui non c’e' alcun Eldorado ad alleviar le pene
ma falsi sorrisi e tanta polizia
Razzisti rasati, razzisti perbene
il ritornello non cambia: “Cacciamoli via!”
La Bosnia e' davvero alle porte
la nutrono i giornali, cresce nelle strade
Ma un’altra carta tenta la sua sorte
cambia il vento ormai nelle contrade
S’allaga ogni documento, la marina affonda
la marea proletaria scaglia potente la sua onda
Ti sei mai chiesto cosa vuol dire sentirsi
straniero in ogni citta'
cambiare nome, cambiare identita'
Sapere chi sei, malgrado le invenzioni
sapere dove vai, malgrado le digressioni
Un altro posto di blocco, pattuglie dappertutto
lo sguardo fermo, il polso teso
Ancora in fuga, a dispetto di tutto
ancora libero, fuorilegge e mai arreso
Che la notte arrida agli erranti
ai fuggiaschi, ai latitanti
Che sia velo complice l’oscurita'
ai clandestini in lotta per la propria liberta'
09 - Facile
Quanto spesso accade che uno sbirro giustifichi se stesso dicendo "...ma e' il mio lavoro»; con quanta facilita' sfugge ad una ipotetica lieve vergogna rintanandosi in luoghi vuoti come "...se fosse per me...».
Nessuna "disoccupazione" potra' mai giustificare la scelta di rinvigorire le forze di un ordine sempre piu' apertamente omicida. Le responsabilita' rimangono tali, ad ognuno le proprie. Uno sbirro rimane uno sbirro.
Facile. e' triste pero' notare che il sano odio per chi sceglie di frapporsi tra sfruttati e sfruttatori in difesa di questi ultimi, la dovuta inimicizia per il servo che collabora al mantenimento della propria e altrui schiavitu', talvolta cresca all'interno di dinamiche di branco e si alimenti piu' di meccanismi che puzzano di facili e miseri "...lo sbirro e' malvagio, e' il male» che di una critica radicale al controllo sociale in quanto tale.
Il rischio e' alto: quello di portare con sé scorie di quello stesso mondo che si combatte, di mirare in basso colpendo solo birilli, di attaccare si' una divisa, ma con una mentalita' uniforme. Uno sbirro e' uno sbirro.
Difficolta' nei bisogni odierni
Piccole scelte sommate, rinunce, sconfitte
Ti trovi poi in uniforme, armato, frustrato
Vestito di quello che e' solo per te
Un lavoro come un altro
Nemico
Mille ragioni, mille facilitazioni
Seduto nell'aberrante presente
Scegli tu di essere non piu' tacito complice
Ma nemico
Nemico, nemico
Tu scegli di essermi nemico
Nemico, nemico
Io scelgo di esserti nemico
Nemico, nemico
Tu scegli di essermi nemico
Nemico, nemico
Io scelgo di esserti nemico
Servo!
La "gioia di vivere", in questi tempi, per forza maggiore, sembra cosa eccezionale. Sono l'apatia, la tristezza, la
rassegnazione a riempire la normalita'. Dilaga la solitudine, mentre si e' sempre meno capaci di rimanere
soli. Eppure siamo continuamente bombardati da sorrisi, e non solo grazie alla televisione. Mille volte al giorno diciamo "sto bene».
Altrettanto spesso ci fingiamo interessati allo stato d'animo altrui.
I momenti di autentica gioia sono sempre piu', e solo, strappati con le unghie all'ipocrisia, come clandestini nel regno della menzogna. Rischia grosso, d'altro
canto, chi si azzarda a non nascondere la propria sofferenza. Chi urla di dolore
facilmente scompare: sepolto in manicomio, rinchiuso in
carcere, soffocato in una comunita' di recupero, o semplicemente come zombie davanti a uno schermo.
Siamo stati educati ad eludere ogni sofferenza, altrui o
nostra che sia. Non hanno limiti né l'offerta di vie di fuga
dalla realta', da se stessi, né le vie d'isolamento dagli altri,
per gli altri. Anche in questo ci troviamo privati degli
strumenti necessari per vivere la propria vita, autonomamente e fino in fondo. Anche in tal senso
diventa sempre piu' tarda la liberazione di tutti e di tutto.
Anche questo significa lottare per l'autogestione di ogni
cosa. Nessuna ipocrisia. E recita alcuna.
Piccole grandi fughe
Tutto confinato ai margini, represso
Privato d'ogni strumento per amare
Privato d'ogni strumento per amare
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei, mai
Tu non ci sei
Dolore
Feste, battute, risate
Tutti felici, comunque felici, sempre felici
Cosa farai se sarai solo
Cosa farai quando lo scoprirai
Con nodi che ancora non scorrono, tipo flagello
Voragini coperte, tipo trappole
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Dolore, dolore
Non c'e' spazio per te
Nessun posto per te
Tu non ci sei
Tu non ci sei
Dolore
02 - L'uomo Che Ama
Tratto da un poema in prosa di Stig Dagerman, anarchico svedese morto suicida a trentun anni.
L'uomo che ama
Trova una conchiglia sulla spiaggia
Quando se la porta all'orecchio non sente
Né il vento, né il mare, né gli angeli
Ma la sua stessa voce che canta: Ti amo
Ti amo
Se i pianeti potessero amare
Uscirebbero dalle loro orbite
E sarebbe il caos, e sarebbe il caos, e sarebbe il caos
L'ordine dell'universo
E' garantito dal fatto che l'amore e' impossibile
L'amore e' impossibile, l'amore e' impossibile
Anche l'uomo che ama
Si sente in una immensa prigione
Ma questo non gli impedisce
Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino
Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino
Urlando di gioia
Urlando di gioia: Sono libero
Sono libero
03 - Rimorsi
Vivere il proprio tempo detestandolo, intrappolati in un mondo al contrario, nel quale ti viene chiesto di giustificare le azioni che compi per difendere la vita e la liberta' tue, di altri sfruttati, di altri esseri viventi. Quando la logica che fa girare la ruota e' quella del profitto, quando le parole sono quelle del potere, perde di senso qualunque spiegazione veramente sensata.
Non c'e' nulla da spiegare a chi vive la miseria di questo mondo, non c'e' nulla da giustificare di fronte ai giudici che lo difendono.
Ma la promessa di una vita diversa, quella non va mai abbandonata, sempre la tensione e l'odio nei confronti dei nostri sfruttatori vanno accompagnati a cio' vorremmo di diverso. Lo spazio che separa il nostro modo di vivere la reciprocita' e l'antiautoritarismo dalla logica di questo mondo va difeso e allargato ogni giorno, in ogni gesto, in ogni azione, per non affogare nel rancore, per non restare accecati e scoraggiati, disposti a vedere nemici ovunque, incapaci di essere lucidi in un periodo che richiede coraggio e lucidita' come pochi altri. Nessun rimorso.
Quando le parole sono al potere, il potere ha tutte le parole
Non discuto con chi mi opprime, la mia vita e' oltre il vuoto
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Il vuoto della vostra logica
Senza parole, solo rabbia
Non mi occorrono grandi discorsi per dirvi che non ho rimorsi
Non c'e' nessuna liberta' nei vostri diritti
Puzzano di morte le vostre leggi e di cosa mi dovrei pentire?
Di non stare con gli altri lentamente a crepare?
Il mio odio e' vivo
E vi aspetta in strada
Parleranno le mie mani a un mondo in rovina
Brillera' la notte di promesse
Le vostre minacce no, non mi possono fermare
Le vostre minacce no, non mi possono fermare
Se credete di vedermi in ginocchio aspettate in eterno
Se credete di vedermi in ginocchio aspettate l'inferno
Che vi sto preparando
La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione
La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione
Perché non ho niente da perdere in questo mondo, mondo infame
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare
Per vederlo poi crollare
04 - Normale
Contro la pretesa psichiatrica di separare cio' che e' normale da cio' che non lo e', contro il grande alibi sociale che giustifica la segregazione del diverso.
Un alibi per cui una delusione amorosa passeggera e' segno di sensibilita', ma se troppo prolungata diventa una patologia, certe voci sono il privilegio dei santi, altre invece il prodotto di menti malate... Un alibi per cui il non-ascolto, la coercizione, la violenza pretendono di essere sempre a fin di bene.
A dispetto di tutto cio', la strenue resistenza degli animi reclusi, la resistenza di chi abbandona il proprio corpo nei corridoi dei reparti psichiatrici -- lo sguardo perso, gli escrementi nei pantaloni -- per evadere col pensiero. Perché d'ogni dove chiusi si sta male.
In attesa che ciascuno di noi smetta di chiamare medici i carcerieri, e smetta d'esser egli stesso, indirettamente, carceriere.
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Sguardi assenti, senso di impotenza
Pensieri che vagano lasciando vuote carcasse
Definizioni, gabbie per la mente
Porte chiuse, lacci per i corpi
Chi e' davvero normale?
Chi e' davvero normale?
Un grande alibi -- apri gli occhi
Per allontanare cio' che disturba
Per allontanare cio' che disturba
Cio' che inquieta, cio' che spaventa
Medici dell'anima -- apri gli occhi
Uccidono i margini, imprigionano i sogni
Livellano le irregolarita'
Per quanto ancora?
Chi e' davvero normale?
Per quanto ancora?
Chi e' davvero normale?
Per quanto ancora?
05 - Come la Notte
Questo testo e' stato ispirato dal racconto di un vecchio partigiano anarchico che ha conosciuto la tortura da parte della Gestapo, il campo di concentramento, il carcere e il manicomio criminale... mantenendo intatti il suo sguardo da ragazzino e il suo spirito di rivolta.
Un esempio e uno sprone di fronte all'ennesimo compagno assassinato, Carlo Giuliani, per farla finita con i Placanica e con il mondo che li arma.
Penso a quel compagno torturato dalla Gestapo
Al suo ritorno per un patto sigillato tra il filo spinato
Penso al suo sorriso da bambino, all'audacia e alla bonta'
"Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi"
"Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi"
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Un nascondiglio, un salto dall'abisso, un carillon e una lama, tutto questo ho nel cuore
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muta a dire del sangue rappreso
Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muto a dire del sangue rappreso
Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso
Negli animi come nei paesi, dov'erano sentieri scoscesi hanno fatto strade comode
Per i soldi e la noia, per le cariche della polizia
Per le cariche della polizia, per le cariche della polizia
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
06 - Mille Anni
e' possibile rovesciare la logica dominante, e considerare “profitto” cio' che non e' monetizzabile, quantificabile, riducibile al dare e al ricevere – ecco cosa ci dice la “piccola forza messianica” che attraversa le epoche. La forza della propria individualita' vissuta in una dimensione che scardina le porte del Tempo storico, misurabile, mercantile. La forza di chi non rinuncia alla gioia presente ma sa che questa raccoglie il passato e agisce per il prossimo millennio. Non c’e' bisogno di un aldila' celeste per scorgere tutta la meschinita' di una vita in cerca dell’utile, basta scalare i propri desideri. Come la terra torna sempre a formarsi sotto i castagni, cosi' la natura – in noi e fuori di noi – trionfera' sul cemento industriale e affettivo. Agire qui e ora contro l’ingiustizia, un adesso che dura mille anni.
Fai le domande che non hanno risposta
Investi nel millennio
Sostieni che il tuo raccolto principale
e' la foresta che non hai piantato
e che non vivrai per raccogliere.
Ricorda che le foglie, quando si decompongono,
diventano fertilita'. Chiama questo profitto.
Poni la tua fiducia nei centimetri di terra
che si formano sotto gli alberi
ogni mille anni.
Torna da chi sfrutta i tuoi simili
ed avvelena la terra
Torna da loro col pugnale in mano.
07 - Sotto Assedio
Un omaggio agli incontri che mettono a nudo le nostre miserie, alle invisibili disfatte che lasciano segni sulla memoria, alle occasioni in cui non ha piu' senso parlare, agli amori che ci attraversano come fossero comete, alle azioni che squarciano il fumo dell'apparenza.
Sa sempre cosa dire e non ti lascia andare
Ti assedia nella voce, vuol tutto nominare
Un giorno, un luogo -- cosa ricordi?
Hai detto, hai fatto -- cosa ricordi?
Macerie di coscienza, grumi di memoria
Il tuo volto allo specchio si tramuta in ghigno
Un giorno, un luogo -- cosa ricordi?
Hai detto, hai fatto -- ma cosa ricordi?
L'unica certezza e' quella che fa male
Conosce le tue scuse, il tuo goffo recitare
I dubbi si sciolgono soltanto nell'orrore
Nel vomito, nel rischio sublime dell'amore
Quando scapperesti in un'Atlantide mentale
Nero piacere di sprofondare
Quando vorresti esser solo quel che sei
Nella serenita' di un attimo, nel cuore di un'azione
Sa sempre cosa dire, la nausea che ti assale
Ma quello che trattiene dei vivi e' solo fumo
E' solo fumo, fumo, fumo
08 - Agli Erranti
Milioni di donne e di uomini errano di paese in paese alla ricerca di condizioni di vita un po’ meno odiose, braccati dalla polizia, resi clandestini
per essere meglio sfruttati, criminalizzati, vessati nella generale indifferenza, rinchiusi in lager che la lingua di Stato chiama “centri di
permanenza temporanea” e infine espulsi. Stranieri in un mondo straniero, sono il volto di un presente segnato dalla miseria, dalla guerra, dai disastri
ambientali, dal terrorismo quotidiano della produzione industriale. Ma esistono anche altri erranti. Sono tutti quei compagni clandestini e
latitanti per sottrarsi a qualche mandato di cattura, sempre in movimento fra le maglie del controllo sociale e del dominio. Questo testo parla anche di
loro, del conflitto – contro la polizia, contro gli insospettabili delatori, contro l’oblio che vuole inghiottirli, contro la propria fatale disattenzione – che
devono affrontare ogni giorno. Lo intoniamo alla loro Fortuna, che li renda piu' agili e piu' scaltri. In particolare lo dedichiamo ad un nostro compagno,
Arturo, latitante da piu' di cinque anni perché accusato di aver dato, assieme ad altri, una meritoria e meritata lezione ad un infame giornalista
di nome Genco. Lo scribacchino, non contento di aver piu' volte calunniato e indicato agli sbirri gli anarchici, non contento di aver infangato Edoardo
“Baleno” Massari, si e' presentato come uno sciacallo ai funerali di quest’ultimo, per speculare sul cadavere di un compagno ucciso dal
carcere. Non ha corso abbastanza in fretta, la carogna. Arturo, condannato a 3 anni e 6 mesi, e' ancora uccel di bosco, a dispetto di tutto. Buona
fortuna, Arturo.
Inseguito, braccato – “Documenti!”
Sballottato, sorvegliato – “Documenti!”
Lavorare dodici ore – “Documenti!”
Dormire sotto i ponti – “Documenti!”
Rinchiuso, espulso – “Documenti!”
Qui non c’e' alcun Eldorado ad alleviar le pene
ma falsi sorrisi e tanta polizia
Razzisti rasati, razzisti perbene
il ritornello non cambia: “Cacciamoli via!”
La Bosnia e' davvero alle porte
la nutrono i giornali, cresce nelle strade
Ma un’altra carta tenta la sua sorte
cambia il vento ormai nelle contrade
S’allaga ogni documento, la marina affonda
la marea proletaria scaglia potente la sua onda
Ti sei mai chiesto cosa vuol dire sentirsi
straniero in ogni citta'
cambiare nome, cambiare identita'
Sapere chi sei, malgrado le invenzioni
sapere dove vai, malgrado le digressioni
Un altro posto di blocco, pattuglie dappertutto
lo sguardo fermo, il polso teso
Ancora in fuga, a dispetto di tutto
ancora libero, fuorilegge e mai arreso
Che la notte arrida agli erranti
ai fuggiaschi, ai latitanti
Che sia velo complice l’oscurita'
ai clandestini in lotta per la propria liberta'
09 - Facile
Quanto spesso accade che uno sbirro giustifichi se stesso dicendo "...ma e' il mio lavoro»; con quanta facilita' sfugge ad una ipotetica lieve vergogna rintanandosi in luoghi vuoti come "...se fosse per me...».
Nessuna "disoccupazione" potra' mai giustificare la scelta di rinvigorire le forze di un ordine sempre piu' apertamente omicida. Le responsabilita' rimangono tali, ad ognuno le proprie. Uno sbirro rimane uno sbirro.
Facile. e' triste pero' notare che il sano odio per chi sceglie di frapporsi tra sfruttati e sfruttatori in difesa di questi ultimi, la dovuta inimicizia per il servo che collabora al mantenimento della propria e altrui schiavitu', talvolta cresca all'interno di dinamiche di branco e si alimenti piu' di meccanismi che puzzano di facili e miseri "...lo sbirro e' malvagio, e' il male» che di una critica radicale al controllo sociale in quanto tale.
Il rischio e' alto: quello di portare con sé scorie di quello stesso mondo che si combatte, di mirare in basso colpendo solo birilli, di attaccare si' una divisa, ma con una mentalita' uniforme. Uno sbirro e' uno sbirro.
Difficolta' nei bisogni odierni
Piccole scelte sommate, rinunce, sconfitte
Ti trovi poi in uniforme, armato, frustrato
Vestito di quello che e' solo per te
Un lavoro come un altro
Nemico
Mille ragioni, mille facilitazioni
Seduto nell'aberrante presente
Scegli tu di essere non piu' tacito complice
Ma nemico
Nemico, nemico
Tu scegli di essermi nemico
Nemico, nemico
Io scelgo di esserti nemico
Nemico, nemico
Tu scegli di essermi nemico
Nemico, nemico
Io scelgo di esserti nemico
Servo!