Testi
Alzheimer - Dopo L'Ennesimo Inverno
01 - Asfodeli (Al Di La' Del Bene E Del Male)
Pezzi di nervi esausti grondano dal soffitto insieme a scrupoli tardivi
il campo di battaglia:alza i pugni al cielo prima di morire un soldato.
Rompere, irrompere, corrompere.Cos'e' che leghera', me a te, adesso?
Stretto in mano, un pugno chiuso di dolori in petali:asfodeli?...in quale campo?
Rompere, irrompere, corrompere.Cos'e' che leghera', me a te, adesso?
L'istinto del verme:strisciare, al di la' del bene e del male
senza porsi troppi perche'.assenza di ossigeno.
Questo profumo asfittico, soffoca me nel bene e nel male
pero', quel che mi manca di piu', e' ossigeno.
L'odore del sangue si fa piu' intenso.
Resta il rosso liquido e il colore si fa' piu' intenso.
Cio' che ci separa dalla resa e' il fiume della passione.
Asfodeli mai come ora.
L'animale che lotta perche' sopravissuto, ha ancora qualcosa da dire.
Esco allo scoperto, irrompo nella scena, prima che un proiettile traffigga le mie membra,
chiudo il sipario, con occhi accesi.
Non e' tempo per la fine, finalmente io sono.
Un battere convulso cosa crea?frenetica ansia che culla pensieri.
Il teatro del tetro, che stride come un chiodo su di un vetro.
Non e' tempo per la fine, finalmente io sono.
Se non fosse cosi' chiaro, come potrebbe essere?
Il freddo dentro al corpo.Il gelo
Il brivido tremendo della vita:il brivido
che scorre lungo la schiena, e scivola,
si confonderebbe col dolore, mutando,
invece e' pensiero che si agita, convulso.
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente.
Dopo l'ennesimo scontro.
Ne' primo, ne' l'ultimo, l'ennesimo
02 - Danza D'Ottobre
Ho sentito i tuoi discorsi, ti ho visto piangere e morire per una volta.
Qual e' la storia della tua ferita, sanguina, sanguina nulla tiepido.
Forse e' per questo, le tue paure non hanno ombra, ne' corpo.
Per me, danza.Per me, danza.Per me, danza.
Ho visto l'asprita' nel tuo riflesso per troppe volte.
Qualsiasi sensazione e' soggettiva, utile?
Lascia il tuo segno.Lascia il tuo segno.Lascia il tuo segno.
Cadendo in ginocchio, testa fra le mani.
Credevo all'illusione, che cio' che non ti uccide, non possa ritornare come cancrena a spegnere sorrisi.
Cammino ancora, col baricentro basso, e non dimentico.
La tua passione dura solo per quel breve attimo di debolezza.
Cerchi conforto, per poi sputarmi addosso.
Tutto ritorna indietro.
Saremo soli, saremo persi, saremo estranei che si ignorano.
Saremo pezzi di un destino senza pace messi di fronte alle nostre scelte.
Giorni, specchi di memoria arsi, arsi per notti, echi di mori'a.
Nessun aiuto, nessuna compassione, da parte mia solo un ricordo.
Sparsi tra il vento, echi scanditi, dal tempo, tempo delle foglie.
Rispetto del dolore.Danza d'ottobre, tutto ritorna indietro, verranno giorni grigi tutti uguali.
Incubi aperti, rossi come lava, carne distrutta, nera lacerata.
C'e' chi non sanguina e sparisce senza lasciare traccia.
C'e' chi si avvinghia alla carcassa sofferente, ma dentro solida...del proprio io.
Rimarca, con facilita' il suo grigiore.
Attrito sulla mia pelle, di ciclo in ciclo.
Cinico, ti cancello
03 - Vuoto Carico
Puzza di pioggia morfinica
misericordie
stuprate in ginocchio
guarda in silenzio, l'immagine vuota
senza capire, senza capire.
vivo
appeso
ad insignificanti fili, che tutti distruggono
poiche' insignificanti.
parabola prima.
tempio di vetro arido
gelido vuoto carico
lo spazio di un soffio, ora mortifica la tossica rivolta.
muro di gomma che invade il mio viso
quello che io cerco
ora e' perso dentro quello che io avevo nella mia illusione
brucia
disperazione.
perdersi dentro rifflessi di luce.
perdersi dentro riflessi accecanti.
cio' che dimentichi
senti strisciare il suono
futuro rovente
guardare
capire
sentire il mio messaggio
che guida lacrime sul viso.
sono mani calde di madri sole.
puzza di pioggia morfinica
04 - Nadyr
Lacrime talvolta bagnano zigomi
mani...mani che coprono visi.
La macchia d'inchiostro si allarga e muta colore, diventa bianca, cade verso l'alto.
Ecco il mio inverno che scoppia attorno.
Ecco il mio inferno che cola addosso.
Quante scosse ancora, per restare in piedi?incubi per cancellare altri incubi.
Domanda muta.
Quante scosse ancora, per restare in piedi?incubi per cancellare altri incubi.
Senza esito.
Il pianto, la polvere, la fine intesa come punto scuro, nero, di non ritorno.Morte.
Dentro il cuore, l'io...l'io soccombe, vittima della sua patetica fragilita'.
Patetica fragilita'.Patetica fragilita'.Patetica fragilita'.
Non e' la soluzione, non c'e' la soluzione.
Un vittimismo docile ad interpretazioni, che facili parole che volteggiano nell'aria:
tese a consolarmi.
Rassegnamoci una volta per tutte, non e' condivisibile.
Vittime di fronte alla resa.Vittime.
Vittime di fronte alla resa.
Sottile sentire ansioso.
Vittime di fronte alla resa.
Sottile sentire ansioso.
Lacrime talvolta bagnano zigomi
mani...mani che coprono visi.
La sconfitta e' una voragine, la resa il mio suicidio quotidiano,
le azioni rese vane, dalla mia testa vuota
05 - Medea
Tiepide parole leggere.
Mi manca l'aria.Mi brucia.
mi manca l'aria.Lei mi brucia.
mi manca lei.L'aria brucia.
mi manca e ora, cosa rimane?
mi manca e ora, cosa rimane?
sono solo medea.
Mi sento gelido, ricerco autunno.
Sguardi su sguardi, mea culpa infinito, orgoglio sconnesso,
le ultime preghiere, mi porto dietro il peso, mi porto dietro il peso che schiaccia.
Quattro fottute pareti bianche, spazio attorno, attonito,
comprendo, apprendo, capisco, rifiuto la mia condizione cosi' statica.
Solo vago, fra me e me stesso.
Poggiato al freddo lato, sento calde voci, e colpa che prende forma.
Chiedendovi scusa e domandandovi perche',
mi accorgo di quanto e' difficile,
passarvi attraverso e ritrovarmi oltre,
mentre sboccia gia' l'arma di una docile violenza.
Affronto isterico il trascorrere del tempo.
Sono solo, sotto il peso dei miei sbagli.
Slanci di vita dilaniano il mio corpo.
Slanci di vita ricordano che, vivere e' il mio scopo.
Lo sguardo perso nel vuoto mi prende per mano, la mia mano diventa sua.
Languire per poi:
Conoscere.
Riconoscere.
Scoprire.
Un'endovena quotidiana d'ansia,
in posizione fetale per affrontare il peggio,
triste martirio senza criterio.
Cosa(cosa)resta?(solo)resto solo(solo io).
Cosa resta?(resta solo)solo...resto solo(solo io).
Approssimazione tesa alla compassione, un ciclo che si ripete,
un cerchio in gesso bianco, disegnato in terra aderente. Solo, viaggiavo nei sogni, per cercare di attraversare il buio,
che ogni numero del calendario cela.
Il tempo per rifflettere, per proiettarsi infinite volte sullo schermo nero,
a velocita' crescente.
Perso, nel caldo di pensieri, che si incontrano per caso.
Profonda risonanza.
Pioggia esplode in gocce arcobaleno, sbatte sulla vitrea realta',
che si confonde col mio sguardo e col mio occhio.
Resto solo io
Pezzi di nervi esausti grondano dal soffitto insieme a scrupoli tardivi
il campo di battaglia:alza i pugni al cielo prima di morire un soldato.
Rompere, irrompere, corrompere.Cos'e' che leghera', me a te, adesso?
Stretto in mano, un pugno chiuso di dolori in petali:asfodeli?...in quale campo?
Rompere, irrompere, corrompere.Cos'e' che leghera', me a te, adesso?
L'istinto del verme:strisciare, al di la' del bene e del male
senza porsi troppi perche'.assenza di ossigeno.
Questo profumo asfittico, soffoca me nel bene e nel male
pero', quel che mi manca di piu', e' ossigeno.
L'odore del sangue si fa piu' intenso.
Resta il rosso liquido e il colore si fa' piu' intenso.
Cio' che ci separa dalla resa e' il fiume della passione.
Asfodeli mai come ora.
L'animale che lotta perche' sopravissuto, ha ancora qualcosa da dire.
Esco allo scoperto, irrompo nella scena, prima che un proiettile traffigga le mie membra,
chiudo il sipario, con occhi accesi.
Non e' tempo per la fine, finalmente io sono.
Un battere convulso cosa crea?frenetica ansia che culla pensieri.
Il teatro del tetro, che stride come un chiodo su di un vetro.
Non e' tempo per la fine, finalmente io sono.
Se non fosse cosi' chiaro, come potrebbe essere?
Il freddo dentro al corpo.Il gelo
Il brivido tremendo della vita:il brivido
che scorre lungo la schiena, e scivola,
si confonderebbe col dolore, mutando,
invece e' pensiero che si agita, convulso.
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente
Dopo l'ennesimo scontro, cosi' e semplicemente.
Dopo l'ennesimo scontro.
Ne' primo, ne' l'ultimo, l'ennesimo
02 - Danza D'Ottobre
Ho sentito i tuoi discorsi, ti ho visto piangere e morire per una volta.
Qual e' la storia della tua ferita, sanguina, sanguina nulla tiepido.
Forse e' per questo, le tue paure non hanno ombra, ne' corpo.
Per me, danza.Per me, danza.Per me, danza.
Ho visto l'asprita' nel tuo riflesso per troppe volte.
Qualsiasi sensazione e' soggettiva, utile?
Lascia il tuo segno.Lascia il tuo segno.Lascia il tuo segno.
Cadendo in ginocchio, testa fra le mani.
Credevo all'illusione, che cio' che non ti uccide, non possa ritornare come cancrena a spegnere sorrisi.
Cammino ancora, col baricentro basso, e non dimentico.
La tua passione dura solo per quel breve attimo di debolezza.
Cerchi conforto, per poi sputarmi addosso.
Tutto ritorna indietro.
Saremo soli, saremo persi, saremo estranei che si ignorano.
Saremo pezzi di un destino senza pace messi di fronte alle nostre scelte.
Giorni, specchi di memoria arsi, arsi per notti, echi di mori'a.
Nessun aiuto, nessuna compassione, da parte mia solo un ricordo.
Sparsi tra il vento, echi scanditi, dal tempo, tempo delle foglie.
Rispetto del dolore.Danza d'ottobre, tutto ritorna indietro, verranno giorni grigi tutti uguali.
Incubi aperti, rossi come lava, carne distrutta, nera lacerata.
C'e' chi non sanguina e sparisce senza lasciare traccia.
C'e' chi si avvinghia alla carcassa sofferente, ma dentro solida...del proprio io.
Rimarca, con facilita' il suo grigiore.
Attrito sulla mia pelle, di ciclo in ciclo.
Cinico, ti cancello
03 - Vuoto Carico
Puzza di pioggia morfinica
misericordie
stuprate in ginocchio
guarda in silenzio, l'immagine vuota
senza capire, senza capire.
vivo
appeso
ad insignificanti fili, che tutti distruggono
poiche' insignificanti.
parabola prima.
tempio di vetro arido
gelido vuoto carico
lo spazio di un soffio, ora mortifica la tossica rivolta.
muro di gomma che invade il mio viso
quello che io cerco
ora e' perso dentro quello che io avevo nella mia illusione
brucia
disperazione.
perdersi dentro rifflessi di luce.
perdersi dentro riflessi accecanti.
cio' che dimentichi
senti strisciare il suono
futuro rovente
guardare
capire
sentire il mio messaggio
che guida lacrime sul viso.
sono mani calde di madri sole.
puzza di pioggia morfinica
04 - Nadyr
Lacrime talvolta bagnano zigomi
mani...mani che coprono visi.
La macchia d'inchiostro si allarga e muta colore, diventa bianca, cade verso l'alto.
Ecco il mio inverno che scoppia attorno.
Ecco il mio inferno che cola addosso.
Quante scosse ancora, per restare in piedi?incubi per cancellare altri incubi.
Domanda muta.
Quante scosse ancora, per restare in piedi?incubi per cancellare altri incubi.
Senza esito.
Il pianto, la polvere, la fine intesa come punto scuro, nero, di non ritorno.Morte.
Dentro il cuore, l'io...l'io soccombe, vittima della sua patetica fragilita'.
Patetica fragilita'.Patetica fragilita'.Patetica fragilita'.
Non e' la soluzione, non c'e' la soluzione.
Un vittimismo docile ad interpretazioni, che facili parole che volteggiano nell'aria:
tese a consolarmi.
Rassegnamoci una volta per tutte, non e' condivisibile.
Vittime di fronte alla resa.Vittime.
Vittime di fronte alla resa.
Sottile sentire ansioso.
Vittime di fronte alla resa.
Sottile sentire ansioso.
Lacrime talvolta bagnano zigomi
mani...mani che coprono visi.
La sconfitta e' una voragine, la resa il mio suicidio quotidiano,
le azioni rese vane, dalla mia testa vuota
05 - Medea
Tiepide parole leggere.
Mi manca l'aria.Mi brucia.
mi manca l'aria.Lei mi brucia.
mi manca lei.L'aria brucia.
mi manca e ora, cosa rimane?
mi manca e ora, cosa rimane?
sono solo medea.
Mi sento gelido, ricerco autunno.
Sguardi su sguardi, mea culpa infinito, orgoglio sconnesso,
le ultime preghiere, mi porto dietro il peso, mi porto dietro il peso che schiaccia.
Quattro fottute pareti bianche, spazio attorno, attonito,
comprendo, apprendo, capisco, rifiuto la mia condizione cosi' statica.
Solo vago, fra me e me stesso.
Poggiato al freddo lato, sento calde voci, e colpa che prende forma.
Chiedendovi scusa e domandandovi perche',
mi accorgo di quanto e' difficile,
passarvi attraverso e ritrovarmi oltre,
mentre sboccia gia' l'arma di una docile violenza.
Affronto isterico il trascorrere del tempo.
Sono solo, sotto il peso dei miei sbagli.
Slanci di vita dilaniano il mio corpo.
Slanci di vita ricordano che, vivere e' il mio scopo.
Lo sguardo perso nel vuoto mi prende per mano, la mia mano diventa sua.
Languire per poi:
Conoscere.
Riconoscere.
Scoprire.
Un'endovena quotidiana d'ansia,
in posizione fetale per affrontare il peggio,
triste martirio senza criterio.
Cosa(cosa)resta?(solo)resto solo(solo io).
Cosa resta?(resta solo)solo...resto solo(solo io).
Approssimazione tesa alla compassione, un ciclo che si ripete,
un cerchio in gesso bianco, disegnato in terra aderente. Solo, viaggiavo nei sogni, per cercare di attraversare il buio,
che ogni numero del calendario cela.
Il tempo per rifflettere, per proiettarsi infinite volte sullo schermo nero,
a velocita' crescente.
Perso, nel caldo di pensieri, che si incontrano per caso.
Profonda risonanza.
Pioggia esplode in gocce arcobaleno, sbatte sulla vitrea realta',
che si confonde col mio sguardo e col mio occhio.
Resto solo io