Grazie alla televisione, negli anni Cinquanta, la lingua italiana ha iniziato a essere compresa e parlata in tutto lo Stivale, dialetti esclusi.
"Carosello", un programma tra i tanti, ha avvicinato l'estremo Sud all'estremo Nord, almeno dal punto di vista linguistico, cosi', per una sorta di ringraziamento inconscio, anch'io, come la stragrande maggioranza degli italiani, possiedo un televisore.
Tuttavia, non nutro interesse per i film e le serie che vi vengono trasmessi, per i giochi a premi o i demenziali programmi d'intrattenimento; accendo l'apparecchio solo per ricevere informazioni sull'attualita'. Essere aggiornata su cio' che succede quotidianamente, lo reputo un piccolo dovere inderogabile.
In questi giorni di Luglio, infatti, le previsioni meteo hanno promesso un caldo torrido, pericoloso, asfissiante.
I colonnelli dell'Aeronautica, in alta uniforme, durante le interviste nei telegiornali che metto a tutto volume, non si stancano di consigliare, soprattutto agli anziani, di non uscire di casa nelle prime ore pomeridiane, di favorire la circolazione casalinga dell'aria, di assumere numerose quantita' di vitamine grazie alle verdure e alla frutta e, naturalmente, di bere tanta acqua.
Ricordatevi che dovete mangiare. Ricordatevi che dovete dormire. Dovete bere per vivere.
Avvisi che risvegliano la nostra coscienza, come se fossimo tutti ricoverati in un reparto d'ospedale riservato ai cerebrolesi o fossimo tutti potenziali suicidi.
Gli anziani, nonostante gli amorevoli parenti e le badanti straniere - le quali a fatica si esprimono in italiano e, figuriamoci se capiscono i consigli televisivi dei militari, sempre se accendono la televisione - che li circondano, evidentemente sono considerati come esseri incapaci di sopravvivere autonomamente in casa propria, e i reduci sono eroi scampati agli stenti dovuti alla calura e alle catastrofi ambientali grazie, appunto, agli avvisi dei vari colonnelli nei telegiornali.
E' l'una di pomeriggio, il lavoro ricomincera' il giorno dopo visto che ho un contratto part-time; e mi sono appena mangiata un panino con l'hamburger, carico di pancetta, formaggio, tabasco e lattuga, giusto per rinfrescare le fauci. Un qualsiasi nutrizionista penserebbe che abbia intenzione di farla finita. Ma non e' cosi'.
L'aria condizionata impostata a diciassette gradi mi ha fatto venire i brividi e avverto un leggero mal di testa, cosi', per ristabilire l'equilibrio biochimico, decido di andarmene al mare, a dispetto dei suggerimenti di chi saluta alla visiera.
Chiudo la porta a doppia mandata, attraverso la strada e sono gia' a destinazione.
Mi spalmo la crema protettiva, sistemo l'asciugamano sul lettino, tolgo la suoneria dal cellulare e mi preparo per la siesta sotto l'ombrellone. Tiro fuori anche il romanzo che sto leggendo ma so che lo apriro' almeno dopo un'ora di meritato riposo.
L'ombra offerta dal parasole e' gradevole, ma l'aria e' rovente, fa troppo caldo e non riesco a sonnecchiare come vorrei.
Prima supina, poi mi giro sul lato destro, poi su quello sinistro, poi di nuovo supina con le ginocchia flesse. Sudo. Mi innervosisco.
Mi metto seduta e noto che il mio vicino di ombrellone mi sta fissando, o per lo meno ha la testa rivolta verso di me. Allora mi sistemo in posizione prona e inforco gli occhiali da sole.
Le grandi lenti nere mi permettono, senza ruotare il capo, - dunque, senza essere vista - di posare lo sguardo nella direzione di quel tipo: voglio capire se la mia impressione e' giusta o sbagliata.
E' stravaccato su una sdraio, le gambe sono divaricate e prive di peli, e i capelli grigi bagnati da un recente bagno in mare.
Constato che il suo sguardo, seppur privo di espressione, e' orientato verso il mio corpo. Noto anche che gli occhi sono aperti e immobili come chi ha esalato l'ultimo respiro, cosi', mi viene il sospetto che sia spirato, ma, un suo improvviso accesso di tosse fuga ogni dubbio. E' vivo e vegeto.
Infastidita, abbandono ogni velleita' di dormire e mi dirigo verso il mare, fiduciosa che il bagno smorzi il malumore.
Per raggiungere il largo devo camminare decine di metri con l'acqua che mi arriva, a malapena, alle ginocchia. Ma la brezza e l'acqua salata sono un toccasana per l'afa in corso, cosi' mi godo la passeggiata verso il mare aperto.
Finalmente mi tuffo verso l'orizzonte e, come un pesce, sguazzo sul fondo con gli occhi aperti, finche' ho fiato, per poi risalire in superficie. In immersione la fresca temperatura dell'acqua fa si' che anche quella del mio corpo si abbassi, cosi', per non soffrire di un freddo surreale, decido di riscaldarmi al sole, alternando ogni inabissamento al galleggiamento a morto.
Mentre fluttuo, noto che nello spazio a me circostante non c'e' nessuno, cosi' mi riimmergo, e vago serena per il fondale.
Quando d'improvviso noto due piedi sulla sabbia, a poca distanza dai miei occhi. Sono miope ma sott'acqua, per una qualche legge fisica, ci vedo bene. Non ho dubbi, nella rotta sottomarina che sto intraprendendo, quei piedi intralciano il mio percorso.
Riemergo e rabbrividisco.
Il mio vicino di ombrellone mi ha inseguita fin li'.
Scorgo un sorriso costituito da una dentatura ferina: sembra che sia in procinto di strapparmi la carne dalle ossa con quei denti appuntiti.
Cosi', disturbata da tale presenza inquietante, ritorno in spiaggia alla velocita' della luce.
Mi sdraio al sole e dopo pochi minuti ecco che quell'uomo ritorna nella posizione iniziale, cioe' seduto e rivolto verso di me. Pare che per lui non ci sia nessun altro essere umano da guardare eccetto me, e il modo in cui mi fissa mi fa mancare l'aria. Non mi sento libera di muovermi, avverto di essere controllata in maniera malsana, corrotta.
Chissa' cosa stara' pensando, quel pervertito.
Ecco che si alza e si dirige verso di me.
Ci siamo. Ma si limita a passarmi accanto, urtando, oltretutto, il mio lettino.
La mia pazienza si e' esaurita, cosi' inizio a preparare un piano di difesa. A poca distanza avvisto il patino dei bagnini, e penso che potrei prendere uno dei remi e sbatterglelo sui denti; oppure potrei prendere in prestito dai bambini una paletta dotata di un lungo manico di legno e dargliela sulla testa. Oppure potrei, semplicemente, picchiarlo a mani nude.
Inspiro ed espiro profondamente: devo pensare con calma.
Per non agire d'impulso decido di andare al bar, una bibita fresca zuccherata non puo' che farmi bene. Difesa dal pareo colorato, mi sistemo al tavolino e mi godo la lontananza da quel mentecatto.
Cinque minuti per apprezzare la solitudine e, signore e signori, il maniaco mi raggiunge anche al bar e, con aria sorniona, si siede al tavolo adiacente al mio.
A quel punto, ogni freno svanisce come neve al sole di Luglio.
"Se continua a molestarmi, la prossima volta si ritrova al pronto soccorso" gli intimo con tono dittatoriale, dopo avergli rovesciato sul viso rugoso il contenuto del mio bicchiere. E ritorno al mio posto.
Nessuno dei pochi presenti fiata. Il silenzio e' surreale.
"Amore, ti sei rinfrescato. Fa tanto caldo vero?" Una donna allegra lo raggiunge ammiccando.
Ha un paio di cortissimi pantaloncini jeans strappati, un top trasparente, in testa una tintura bionda da quattro soldi, nel viso un'infinita' di rughe e nel corpo la pella raggrinzita che non riesce a sfidare la forza di gravita'.
La vecchia cammina ancheggiando e quando si ferma, si mette in posa con le mani appoggiate sulle ginocchia flesse e il sedere all'infuori. Senza dubbio si sente una mannequin, senza rendersi conto di essere una cariatide grottesca.
Ignara dell'accaduto, gli fa una carezza sulla fronte bagnata, lo prende per mano e lo invita ad andare in spiaggia.
A quel punto anch'io decido di tornare alla mia postazione, pronta a prendermi le mie responsabilita'.
Ma i due, apparentemente sereni come i ragazzini durante l'ultimo giorno di scuola, si esibiscono in danze marine, accompagnate da risate e gridolini di spasso. Noto che l'anziana donna, durante le immersioni in mare dalle quali fuoriescono in superficie gli arti inferiori, ostenta movimenti animaleschi: mentre nuota tiene le gambe serrate, proprio alla maniera delle sirene.
Io li guardo allibita, con gli occhi sbarrati di chi ha appena visto un fantasma.
Stufa di quello spettacolino disgustoso, alzo i tacchi e me ne vado, sperando che una volta a casa mia, il ricordo di quell'essere viscido si dissolva alla svelta.
E cosi' e', infatti mi leggo il romanzo, guardo il telegiornale, ceno e dormo tranquilla fino al giorno dopo. Con l'anima in pace.

Cronaca locale.
La tragedia che ha investito Montesalato al Mare ha finalmente il nome di un colpevole.
Sabrina S., una sessantenne incensurata, ha confessato l'omicidio del compagno. Stanca e infelice a causa dei tradimenti e della vita dissoluta dell'uomo che le stava accanto da tempo, lo ha accoltellato senza pieta'. Durante l'interrogatorio di garanzia la donna non ha manifestato alcun pentimento, al contrario, rivolgendosi a tutte le donne vittime di molestie, soprusi e violenze, ha inneggiato alla vendetta, fiera piu' che mai del suo operato.


FINE
Carlotta Bonsegna