Oedo raccoglie l'eredita' di Blade Runner e di Akira proponendosi come un prodotto maturo, sia nei contenuti che nella realizzazione. Un disegno e un uso del colore che, nel 1990 (anno della sua produzione) non erano cosi' scontati. Ma un prodotto maturo anche perche' destinato a un pubblico adulto. Non certo per chissa' quali scene scabrose (per quanto il linguaggio potrebbe corrompere giovini e labili menti) ma per le complessita' psicologiche dei personaggi e delle situazioni ingarbugliate.

Ma andiamo con ordine. Oedo e' ambientato nel 2808, nel futuro Giappone. Da diversi elementi degli scenari capiamo che si tratta della citta' di Tokyo. In un carcere orbitale, la polizia cibernetica inizia un programma per reclutare criminali particolarmente dotati a cui la polizia chiede collaborazione in cambio di uno sconto di pena. Sengoku, Benten e Gogol entrano a far parte della squadra di Hasegawa, che da' loro un tempo prestabilito per compiere le missioni. Se la missione non viene portata a termine entro il limite consentito o se fallisce, il detonatore collegato ai collari esplosivi che portano intorno al collo entra in funzione. Ma se la missione riesce, i tre hanno in cambio la riduzione della pena.

Tre personaggi, molto ben delineati, tre storie che li vede protagonisti e comprimari. Sengoku e' disegnato come uno spaccone pragmatico, Gogol e' l'energumeno punk con innesti bionici, Benten l'essere androgino che avra' una parte essenziale in quella che, delle tre storie, e' forse la piu' complessa. Un trio che, anche fisicamente, potrebbe passare per i tre moschettieri del futuro; in realta' sono criminali rivisitati in chiave cyberpunk, dove "l'uno per tutti e tutti per uno" non esiste. Si nota una cura quasi maniacale per i particolari, il doppiaggio italiano e' ottimo, i fondali sono ben integrati nell'azione.

Se l'ambientazione deve molto ad Akira, la trama risente di Blade Runner in salsa hard boiled con un pizzico di Robocop e Patlabor. Vi sono cyborg di ultima generazione, ma anche robot che ricordano i "paperini" de La Seconda Odissea; vi sono computer potenti e grattacieli altissimi, stazioni orbitanti e ascensori spaziali, ma anche frigoriferi che sembrano usciti da un grande magazzino di oggi e sigarette che... sono sigarette. In Oedo confluiscono si' i capisaldi del genere, ma rielaborati con una certa originalita' e astuzia registica.

Nel contempo, in Oedo si ritrovano le radici di altri noti lungometraggi: Ghost in the Shell, Armitage III e Cowboy Bebop sono alcuni esempi di lavori cinematografici che dimostrano come le idee del cyberpunk siano trasversali e trasmigrabili, tanto da formare un corpus che e' andato a influenzare nel tempo un certo immaginario collettivo.

CyberCity Oedo inizia lo spartiacque sia tecnico che contenutistico che vedra' i primi anni '90 esplicitare dal punto di vista filmico quei canoni stilistici che hanno fatto del cyberpunk un genere cinematografico cosi' solido da sopravvivere all'apparente morte letteraria del genere, quando la concezione precedente della fantascienza non aveva ancora maturato pienamente l'idea di cyberpunk (in fondo Neuromancer di William Gibson viene pubblicato solo sei anni prima della produzione di Oedo).

Il cinema era pronto a recepire questi canoni, dopo che diversi autori, in quasi cento anni di filmografia, avevano disseminato nelle loro pellicole idee e concetti che aspettavano solo l'incontro con la letteratura cyberpunk per fiorire.
Moreno Tiziano

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Fonte: Cyber City Oedo 808: Anime Cyberpunk Di Yoshiaki Kawajiri (di Cyberpunk Italia)
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