A me l'hanno raccontata cosi': c'era una volta un presidente argentino che si chiamava Hipolito Yrigoyen e fu eletto due volte - e ho controllato, esiste davvero un presidente argentino che si chiamava Juan Hipolito del Sagrado Corazon de Jesus Yrigoyen e che fu eletto due volte. Era uno importante, il fondatore del Partito radicale: la prima volta divento' presidente nel 1916, la seconda nel 1928, quando aveva 76 anni ed era cosi' vecchio e malandato che non ci stava piu' tanto con la testa o forse ci stava perfettamente, non so, fatto sta che si mise nella testa di fare delle riforme inaudite: una mattina si alzava e ordinava di confiscare i latifondi e restituire le terre ai contadini, un'altra decideva sciogliere le forze armate, un giorno diceva che i finanziamenti alla chiesa dovevano essere sospesi, quello dopo che la proprieta' privata andava abolita.
I suoi ministri, generali e consiglieri non sapevano piu' che cosa fare, non potevano certo eseguire i suoi propositi folli, ma neppure disubbidire ai suoi ordini. Era una situazione senza uscita finche' a uno di loro non venne l'idea.

- Il vecchio ormai non esce quasi piu' dalla Casa Rosada, disse.
- E allora?, chiesero gli altri.
- E allora non puo' sapere se eseguiamo davvero quello che dice.
- Va be', ma prima o poi se ne accorge, replicarono gli altri.
Quello che aveva avuto l'idea tacque, piazzando una pausa sapiente. Poi passo' in rassegna le facce degli altri, fissandoli uno a uno negli occhi, e alla fine parlo':
- No, non se ne accorgera' mai, se ogni giorno scriviamo e stampiamo per lui dei giornali falsi, identici ai quotidiani veri, pero' con lunghi articoli sugli effetti delle riforme nel Paese.

L'anziano presidente Yrigoyen visse felice i suoi ultimi anni rinchiuso nel palazzo presidenziale, leggendo ogni mattina sui giornali le cronache di un'Argentina inventata e migliore - e ho controllato: davvero gli nascondevano le notizie, ma alla vigilia di Natale del 1929 sfuggi' a un attentato e il 6 Settempre 1930 fu deposto da un golpe del generale Jose' Felix Uriburu (altro nome bellissimo) perche' la realta' da', comunque, piu' garanzie dell'immaginazione.

E questa e' la storia. Sembra lontana.

Molta informazione - in tv, su siti, giornali e social network - svolge la stessa funzione dei quotidiani falsi di Yrigoyen: offre a ognuno la realta' che vuole vedere e ognuno ci trova il racconto del mondo che vuole sentire. In questo modo l'informazione rinuncia a formare l'opinione pubblica, si limita a cementare le opinioni che trova. I media di massa si trasformano, cosi', in media di nicchia. La verita' si moltiplica e sfarina, e la democrazia - che funziona solo se tutti concordano almeno sul fatto di condividere la stessa realta' - retrocede a uno stadio piu' primitivo, quasi tribale.

E' un processo in corso da sempre. La disponibilita' a credere quello in cui gia' si crede e' assoluta: nel libro Le origini culturali del Terzo Reich lo storico George L. Mosse cita la didascalia di un giornale nazista degli anni Venti - Ostara, Briefbucherei der Blonden und Mannesrechtler (Ostara, giornale per biondi e maschilisti) - che magnificava i capelli biondi del Fuhrer nonostante la foto rendesse evidente il contrario. Ma i social network e la ricerca di un target preciso da parte dell'informazione hanno moltiplicato a dismisura questa tendenza, rendendo sempre meno obbligatoria, per chi informa, la ricerca dell'obbiettivita'. Le famigerate bolle informative in cui tutti viviamo - la Bolla Rosada - proteggono e scaldano, ma accecano anche, perche' irrigidiscono le identita', invece di metterle alla prova nel mondo.

Accade cosi' che persone che nella vita normale sembrerebbero equilibrate aderiscano senza distacco alle esagerazioni e semplificazioni del governo oppure credano senza problemi al complotto dei frigoriferi e dei terremoti truccati. E' un meccanismo che rende il paesaggio ancora piu' osceno di quanto non sia, perche' il modo piu' semplice di rinchiudersi nella propria realta' e di difenderla e' squalificare i racconti contrari accusandoli di essere corrotti alla fonte.

Invece per il presidente Yrigoyen la felicita' era importante: "La democracia no consiste solo en la garantia de la libertad politica: entrana a la vez la posibilidad para todos de poder alcanzar un minimum de felicidad siquiera". Mi sembra sia questa la differenza piu' grande. La fantasia serviva ad abbellire la realta', mentre oggi, per lo piu', viene utilizzata per imbruttirla. Come se non fosse brutta abbastanza.
Giacomo Papi

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Fonte: Siamo Tutti Yrigoyen (di Il Post)
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