Nana: Ora che siamo contornati dal rilassante verde di questo parchetto, immersi in una grigia Domenica di Dicembre posso iniziare brutalmente a interrogarti. Fino a Ottobre scorso non avevo mai ascoltato live i Cayman The Animal e, a dir la verita', anche se il vostro nome era riecheggiato piu' di una volta nelle mie orecchie, non avevo dedicato molto tempo al vostro disco. Grandissimo errore. Devo ammettere di essere rimasta sorpresa in maniera piu' che positiva, tant'e' che da due mesi Too old to die young regna incontrastato nello stereo della mia auto. Sorge, pero', una questione, che immagino si saranno posti in tanti...
I Cayman, che genere suonano?


Diego: Quando uscirono le recensioni del disco nessuno sapeva che pesci prendere e in effetti era proprio quello che ricercavamo, anche se il tutto si e' sviluppato in maniera abbastanza naturale. Io posso darti la mia definizione di quello che suoniamo ma si tratta sempre del mio parere. Siamo stati paragonati alla gente piu' disparata (e disperata): Descendents, Frank Zappa, Refused, Black Flag, At The Drive-In, New Bomb Turks...tutto sommato gruppi tra loro abbastanza distanti.
Quindi, tornando a noi, secondo me quello che facciamo e' na specie di hard rock mischiato con il post hardcore, dentro una canzone punk rock. Detto questo, ci sono da aggiungere miliardi di altre cose che ogni componente porta e inserisce nel sound. Si puo' dire sound?

Nana: Ecco, fammi capire come nasce un pezzo dei Cayman The Animal. Quali sono le logiche compositive che vigono nella band?

Diego: In tutti i gruppi in cui ho suonato di solito uno dei membri scriveva il pezzo, che grosso modo rimaneva come era stato pensato. Poche cose venivano aggiunte dagli altri e se da un lato venivano fuori pezzi efficaci, dall'altro si rischiava di fare dischi di genere. Con i Cayman, invece, ci siamo proposti di agire in maniera spiazzante (anche per noi stessi!), quindi abbiamo tentato di scrivere i pezzi tutti assieme. La canzone tipica dei Cayman nasce con me o Leo (chitarra) che arriviamo in sala prove con un'idea, la quale viene prontamente stuprata e rigirata in tutti i modi possibili. Questo mi piace, perche' il piu' delle volte viene fuori qualcosa di sorprendente e interessante. Ecco, una cosa bella dei Cayman e' la completa stima musicale (e non solo) che ho nei confronti di tutti gli altri: questo mi spinge a non temere i loro interventi sui brani under construction.

Nana: Cosa trovi di differente nei Cayman rispetto ai gruppi in cui hai suonato in passato? (Ouzo, Any Good Reason)

Diego: La prima cosa da dire che mi viene in mente e' che nei Cayman siamo tutti in fissa con la band, cosa che magari in passato non avveniva sempre. Devo anche ammettere che forse ora risultiamo essere un po' troppo dispersivi, poco incisivi rispetto per esempio agli Ouzo o agli Any Good Reason. Coi caimani e' come girare attorno al bersaglio giocando a non colpirlo quasi mai....tutta questa faccenda avviene in maniera molto istintiva comunque, perche' di solito quando si cerca di trovare le soluzioni strane a tutti i costi si finisce per fare delle pacchianate, eheh.

Nana: Come abbiamo detto hai gia' avuto altre esperienze musicali negli anni passati. Cosa ti ha spinto a formare i due progetti attuali in cui sei immischiato, ossia i Cayman The Animal ed i Santos Lavey?

Diego: Gli Ouzo si sono sciolti ai primi caldi del 2009 e ho passato un'estate di merda, perche' quando si fa musica non per raggiungere un obiettivo ma per un bisogno interiore e si smette improvvisamente di suonare...beh si sta male. Infatti le tre persone degli Ouzo che ragionavano in questa maniera (io, Trave e Mics) hanno continuato a tirare su' i propri progetti musicali. Tornando alla domanda che mi hai posto...i Cayman sono nati perche' avevo intenzione di formare un gruppo punk rock con il mio amico Federico. Un power trio dove pero' io mi trovavo malissimo a suonare e cantare allo stesso tempo. In questo periodo di stand by mando un sms a Mics (batterista degli Ouzo) dicendogli che stavo risuonando. Ricordo che mi ha chiamato immediatamente dicendomi "Ma che stai a di'??? FAMO UN GRUPPO!"...e cosi' a fine estate aveva reclutato tutti gli altri caimani: Leo e Valerio dei Mithra e successivamente Roberto degli Aldrin.

Nana: Quanto incide la lontananza tra i membri del gruppo all'interno della band? Quanto e' difficile coordinarsi per concerti, prove etc. etc.?

Diego: Va tutto un po' piu' a rilento. La prima fase e' stata parecchio concitata, dato che volevamo mettere insieme il prima possibile i pezzi per il disco; quindi scendevo spessissimo a Roma e addirittura per un po' ho accarezzato l'idea di trasferirmi li'. Adesso come adesso i ritmi si sono rilassati e scendo giusto se c'e' un concerto in vista o magari se dobbiamo metterci sotto per ragioni compositive. In linea di massima avere tre quarti del gruppo tra Viterbo e Roma comporta il dovere di essere il piu' produttivi possibili quando ci si ritrova tutti insieme e questo tutto sommato non e' un male.

Nana: E ora e' giunto il momento della domanda che bramavo di porti da tempo. Ma quanto ti arrabbi se qualcuno confonde un caimano con un coccodrillo?

Diego: AHAHAHAHAAHAH, in verita' non tanto! Anche la primissima grafica di Ratigher (la copertina del demo, che in seguito e' stata inserita anche nel retro del vinilone) era in realta' piu' simile a un coccodrillo eheh.

Nana: Allora, se la questione non ti sta tanto a cuore, perche' non avete scelto Crocodile The Animal come nome della band?

Diego: Ahahahahahahahahaah....Perche' Cayman The Animal e' piu' buffo! In verita' il tutto e' nato per caso. Spinti dall'esigenza di chiamarci in una qualche maniera abbiamo passato una serata a sparare nomi a caso. Sempre piu' a caso. Improvvisamente a qualcuno e' venuto in mente di prendere spunto dai gruppi rock italiani anni '60, tipo Dick Dick, Camaleonti...qualcun altro ha detto Caimani e la traduzione in inglese e' arrivata in un secondo. Per distinguerci dalle omonime isole e dal macchinone della Porsche abbiamo aggiunto il The Animal, a mo' di voce enciclopedica. Bisogna dire, pero', che c'era anche un altro nome in lista: Fungo. Piaceva molto a Valerio e Leo, che dopotutto sono i piu' hippie punk di tutti. Un termine che al suo interno nasconde accezioni da veri fricchettoni, viaggi astrali e allucinazioni lisergiche, ma anche da crust punk... pensa: il fungo che ti prendi facendo la doccia nel bagno dello squat! Ouch!

Nana: Nella scena, oramai, sei una presenza costante da molto tempo (e non solo per motivi anagrafici!)...

Diego: Ho iniziato relativamente tardi a girare... anche perche' c'e' da dire che la scena punk hardcore perugina (almeno quella dei miei coetanei) in passato e' stata piuttosto autoreferenziale. Con gli Ouzo abbiamo iniziato a suonare nel 1998, in un periodo di stallo del punk nella nostra citta'; nei primi anni novanta c'era l'Ex Cim ( un vecchio centro sociale) dove gravitavano tutte le band di gente un po' piu' grande di noi come i Five Boots, Daje Mosco, Molotov For Cops, ma presto quel posto venne sgomberato e la cosiddetta scena accuso' il colpo. A proposito, parlando di quegli anni, la mia adolescenza si e' consumata in questo quartiere, i Palazzi. Il Trave (ex Ouzo, ex Any Good Reason, Attaccabrighe, Salad Days ndr.) abitava laggiu', vicinissimo a casa mia.
[Diego mi indica un edificio a pochi metri di distanza dal parchetto in cui sta avendo luogo l'intervista]
Siamo andati alle medie insieme. Diciamo che veniamo un po' tutti da qui.
La cosa piu' curiosa e' che noi eravamo punk prima di sapere cosa fosse il punk; non abbiamo mai considerato la faccenda come a un atteggiamento da tenere , in realta' si e' sempre trattato della nostra vita.
Quindi tornando agli Ouzo e a quegli anni...ci siamo ritrovati a organizzare i nostri primi concerti in una realta' dove non esisteva piu' una scena e ben presto iniziammo a renderci conto che da soli non era possibile far nulla. Prima di tutto era una questione di sopravvivenza. Da dieci diventammo una cinquantina, di piu' se consideriamo anche i ragazzi leggermente piu' grandi della scena di un lustro prima. Solo che l'autoreferenzialita' e' durata un po' troppo. Ouzo, Any Good Reason e Ingegno sono usciti dalla citta' dal 2005 in poi. Se avessimo intercettato la scena italiana prima, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma chissenefrega, dopotutto.

Nana: Per quella che e' la tua esperienza, nella scena italiana cosa e' cambiato da ieri ad oggi?

Diego: In verita' credo che siano in atto sempre le stesse dinamiche, magari sono le sfumature a cambiare. I discorsi sui bei tempi andati mi annoiano; cio' che e' passato appare bello e migliore perche' ne conserviamo solamente i ricordi piacevoli, rivestendo ogni cosa di una affascinante patina nostalgica. Si tende a dire sempre che "una volta si stava meglio", ma secondo me non e' vero.

Nana: E ora credo sia giunta l'ora della domanda CARDINE di questa chiacchierata domenicale. Vorrei ringraziare Uchi della Bombeammano Records, che mi ha suggerito di porti il seguente quesito. Tu preferisci Magnum P.I. o Mac Gyver?

Diego: Questa e' la domanda del secolo. Anche io la propongo sempre durante i live , nei momenti di cabaret obbligato" dettati da imprevisti tecnici e affini. Non si puo' dare una risposta...e' come chiedere "Vuoi piu' bene alla mamma o al papa'?". Magnum P.I. ha il fascino del parassita e del conquistatore; dopotutto e' un uomo che vive alle Hawaii a spese di un riccone, ha dei gran bei baffi, delle strafiche ai suoi piedi, macchine e pistole...la parte di me che cerco di nascondere vorrebbe essere LUI!
D'altro canto Mac Gyver ha tutto quello che ci puo' essere di buono nelle persone; anche a lui non mancavano le belle donne, sebbene le conquistasse con il fascino dell'intelligenza e dell'umilta'. Non dimentichiamo che comunque si tratta di un bel ragazzotto, per giunta generoso e con un mullet da Repubblica Ceca '88...assolutamente invidiabile. Insomma il Diego buono mi porta ad affermare che Mac Gyver e' sicuramente meglio del signor gran bel baffo. Io per fortuna non mi sento nessuno dei due personaggi appena citati...anzi, sono un Mac Gyver senza l'intelligenza. Insomma, sono sfigato e umile perche' c'e' un motivo! Di certo non possiedo le sue innumerevoli abilita'.

Nana: La mitragliatrice spara domande ha terminato le cartucce. Dato che siamo in tema, direi che e' d'obbligo deliziare chi leggera' queste righe con un saluto in stile Mac Gyver...

Diego: Cosa abbiamo qua? Due noccioline, un tappino, della birra e delle chiavi. Potrei sfruttare le proteine degli arachidi per creare una reazione chimica e ossidare la chiave, in maniera tale da applicarvi sopra il tappo della Beck's, creando un portachiavi totalmente INUTILE, visto che a lavoro terminato sara' impossibile inserire la chiave nella serratura di casa. In conclusione: vi saluto da futuro barbone!

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