Il gruppo si cimenta in un punk hardcore che trae spunto sia dal punk '77 sia dall'hardcore melodico californiano anni '90, con voce in italiano e testi a base di antifascismo e dissenso sociale e politico.
I 9 pezzi della demo sono costruiti su strutture essenziali e ridotte all'osso della forma canzone, cosa tipica del punk hardcore, ma che in questo caso vengono rese un po' acerbe dalla fin troppa ripetitivita' degli schemi e delle intro dei pezzi a mio avviso troppo lunghe (in media sono circa 25 secondi di intro per una canzone di 3 minuti).
La parte vocale, con ampio uso di cori e pseudo-armonizzazioni, si rifa' ampiamente a quella scuola californiana sopracitata, ricordando lo stile di bands come NOFX o Bad Religion degli esordi: un senso melodico e' presente in forma elementare, ma efficace nel contesto.
Non c'e' molto da recriminare a un lavoro di questo genere: credo sia un primo approccio dei ragazzi alla scrittura di un proprio repertorio, e agli inizi e' inevitabile che solo dopo qualche altro annetto di esperienza si riesca ad ottenere un approccio al genere un tantino piu' personale.
Le intenzioni ci sono tutte.
E' da ricordare che questa prima demo dei Rising Riot e' una autoproduzione, e la registrazione non proprio eccezionale e' un limite a questi pezzi, che non riescono a spingere come dovrebbero.
E' comunque un limite non dipeso dalla band, ma dal problema piu grande per ogni musicista: il fondo cassa.
Andy Wiser.

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