Mentre la terra tremava devastando il Friuli, nella Gemona completamente rasa al suolo e in ginocchio crescevano tre ragazzi che avevano il passaporto italiano ma il cuore inglese. E formavano uno dei gruppi piu' tristemente dimenticati del panorama punk italiano. Oggi, ragazzi, si ascolta la storia.
I Mercenary God, punk band friulana dei tardi anni '70, con la collaborazione della Snaps Music, ci recapitano questa cartolina scritta quasi trent'anni fa e fino al 2004 mai spedita, dai colori forse un po' sbiaditi dalle intemperie e che racconta di paesaggi che non esistono piu', ma cosi' palpitante nel contenuto da lasciare indietro qualsiasi altra considerazione.
Questo e' un cd che graffia il cuore, tanto carico di musica onesta e incontaminata, di sogni, di progetti, di passioni com'e'.
E' il disco che possono concepire tre quindicenni che si aggirano in mezzo alle macerie in cerca di qualcosa che li faccia sentire vivi e non solo sopravvissuti.
Nel 2004 fu (per la primissima volta) stampato in vinile, ora e' uscita anche la versione cd che e' quella di cui parliamo.
Descrivere questo gioiellino sepolto dal tempo e' un'impresa cosi' semplice da finire per essere quasi impossibile.
Quando ho comprato la mia prima chitarra elettrica visto che non avevo un soldo ne ho comprata una di terza mano, vecchia e gia' mezza scassata, ma il tizio che me l'ha venduta mi ha detto che mi ci sarei trovato bene perche' aveva un suono grasso, io non ci capivo una mazza di queste cose, volevo, come i Mercenary God prima di me, solo mettermi a suonare sfanculando tutto.
Ecco, se allora avessi gia' ascoltato Burning Generation avrei saputo esattamente cos'e' un suono grasso, lontano anni luce da quello cosi' pulito e un po' asettico a cui siamo abituati.
Questo Burning Generation e' composto da 13 perle, per la maggior parte di vero, genuino e incazzato punk '77, ma a volte con pesanti incursioni nella new wave o deragliamenti sferraglianti sul rock'n'roll piu' tossico allora in circolazione ("Don't go" a tratti sembra un pezzo degli Stooges).
Il Lp, perche' ovviamente come Lp e non come cd venne ideato, si apre con "Do you like disco?" tipico pezzo di incazzatura adolescenziale contro le mode e la massificazione, insomma allora come oggi si odiavano i tamarri e il loro effetto gregge.
"The solution" e' un punk'n'roll in tempo medio, che suona un po' come la quiete dopo la tempesta o anche prima visto che e' seguito a ruota da "No glory" un altro bel pezzo che pesta (e rovista nei cassetti dei Dead Kennedys, ascoltare per credere).
"Have a gap" e' un esempio di come il trio ogni tanto si prenda qualche licenza spostandosi sul post punk, ma gia' con "Out of fashion" si ritorna in territori piu' vitali e con "So sweet (I could be)" si chiude il cerchio con un altro brano in mid-tempo da zona Detroit.
E si arriva alla title track, "Burning generation" e' una perla che non si sarebbe dovuta perdere, se fosse uscita quando doveva uscire staremmo qui a parlare di una canzone seminale in ambito italiano, punk scanzonato, veloce e anthemico, tutto, dalla strofa al ritornello alla musica e' un inno generazionale, mi ha sinceramente emozionato, ci sono quelle canzoni che per qualche ragione ti lasciano qualcosa e questa nel mio caso ha funzionato alla perfezione, gronda emozioni adolescenziali semplici e dirette, che appartenevano ai giovani punk di quella generazione come a tutti quelli di quelle che sono venute dopo.
Nel 1981 i Mercenary God cantavano ingenuamente "All the revolution in your hair, free to fuck and smockin anywhere..." sperando di segnalare la loro diversita' e mettere a soqquadro il mondo.
Mette un velo di malinconia sapere che una canzone così sia rimasta a dormire sotto veli di polvere per decenni. E tuttavia e' ancora ottima e fresca ancora oggi, giusto per far capire come se la cavassero bene i Mercenary God.
"Do the khomeini" e' un altro pezzo tranquillo, saturo di arpeggi e con tendenze psichedeliche, adatto per accompagnare viaggi in paradisi artificiali, così come "Sequence" anche se in questo caso siamo in campo piu' new wave, mentre "I hate you" e' un altro bel pezzaccio punk come si deve, che non suona decrepito a dispetto dei 5 lustri abbondanti che si porta sulle spalle.
Il penultimo pezzo e' "Berlin dream", un bella canzone di punk '77 (e visto l'album non potrebbe essere altrimenti in effetti) che precede "Italian way of life" che sta abbastanza in bilico fra punk e post punk.
La particolarita' di queste ultime due canzoni e' che sono registrazioni recenti, eseguite dai riformati Mercenary God, ed inserite come bonus track in aggiunta al loro lost album.
Ora penso vi chiederete perche' quest'album ha visto la luce con un trentennio di ritardo.
Il gruppo si sciolse proprio quand'era in procinto di pubblicarlo e cosi' e' rimasto nell'oblio, insieme alle fanzine di fotocopie che sporcavano le dita se le tenevi in mano un po' troppo e agli scantinati adibiti a sala prove.
Che dire? Che ringrazio tutti, dal gruppo, all'etichetta che ha licenziato l'album, fino a chi mi ha piazzato qui a fare questa recensione che mi ha permesso di scoprire e ascoltare questo pezzetto di storia underground.
InYourHead

.SCARICA MP3.

.CONTATTI.
Home Page: https://www.rocknotes.it/mercenarygod.htm
MySpace: https://www.myspace.com/mercenarygod
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Telefono: 3358381500
Etichetta: https://www.myspace.com/snapsmusic