Dove eravamo rimasti? Ah si', a Lungo La Strada uscito poco prima dell'estate. Bene, per chi aveva gustato quell'antipasto, oggi c'e' la possibilita' di vedere servita la portata principale.
Il piatto in questione e' Disordine Nuovo dei romani Palkosceniko Al Neon, album coprodotto da BJS Autoproduzioni e Box Populi e uscito da poco meno di un mese.
Non vi nascondo che ero molto curioso di sentire questo cd e, infatti, appena l'ho tirato fuori dalla buca delle lettere...ovviamente l'ho piazzato nell'autoradio, pronto per accompagnarmi nei miei spostamenti.
Stavolta la tracklist comprende ben quattordici tracce e, a partire dalla copertina, si capisce subito l'approccio aggressivo del gruppo verso la realta' esistente.
Iniziando da "A un passo da me", dove si aggiunge una occasionale voce femminile, noto subito una struttura musicale solida che ricalca quella solita del gruppo dove crossover, hardcore e metal spesso si contaminano.
Si velocizzano i ritmi in "La mia scena", rabbia che prende forma nella consapevolezza di opporre resistenza al fascismo che oggi dilaga in tutti i livelli della societa'.
Per chi ha ascoltato Lungo La Strada, il terzo pezzo "Paniko #2" non suonera' del tutto nuovo. Velocita' sostenuta, ben scandita dalla batteria e dagli stacchi che aggiungono dinamismo allo scorrere della traccia, la voce riesce a tenere bene il tempo e risultare udibile anche nella concitatezza.
Stesso discorso vale per "Lungo la strada", pezzo dalle sonorita' piu' vicine a quelle metal e da ritmi abbastanza sostenuti, ottima prova della voce che spazia da un cantato sincopato a velocita' minori, senza perdere in efficacia.
"In nome del popolo sovrano" e' un tributo all'omonimo film di Luigi Magni, giusto qualche battuta di Nino Manfredi nel ruolo di Ciceruacchio, patriota romano della prima meta' del diciannovesimo secolo.
Il titolo parla chiaro, "Su, comunisti della capitale!" che ribadisce l'attitudine politica del gruppo che non fa mistero della propria matrice comunista e dell'attaccamento alla loro Roma. Pezzo che, musicalmente, spazia da sonorita' molto vicine a quelle hardcore ma che, soprattutto nel finale, si ammorbidisce in suoni piu' melodici.
"Perdere" riassume tutta l'alienazione generata dalla schiavitu' del lavoro, il cappio che asfissia le nostre vite. Un testo sicuramente vicino alla realta' di chi, ogni giorno, deve fare i salti mortali per tirare a campare.
"Incubi", pezzo che apriva Lungo La Strada, era stato quello che mi aveva convinto di piu', sia a livello di soluzioni musicali ma anche per il suo testo, vero e vicino alla realta' di tutti i giorni senza scadere in stereotipi banali e visti fin troppe volte.
La nona traccia e' "Passo dopo passo", stavolta un punto di vista sull'istituzione carceraria e cio' che gira attorno a chi la vive, purtroppo, dall'interno. Riff decisamente vicini al metal, sempre precisa e puntuale la batteria a puntellare lo scorrere della canzone.
"Carta bianca" e' quella che credo abbia dato il gruppo all'amico Dj Freak, una ventina di secondi a base di elettronica che fanno da preludio a "Margine di pieta'". Una canzone testo molto interessante, da ascoltare quindi con attenzione, che poggia su scelte melodiche che premiano la velocita' e un ritornello che subito diventa familiare.
"De Andre'" e' una cover di "Nella mia ora di liberta'" del cantautore genovese. Sicuramente una scelta coraggiosa quella fatta dai Palkosceniko Al Neon, dal canto mio non mi e' dispiaciuta la loro reinterpretazione, forse avrei optato per una velocita' lievemente piu' moderata.
La penultima traccia e' "Antidoto", pezzo che si apre con una sirena che richiama gli allarmi che annunciano un bombardamento. Un ricordo della lotta partigiana che evade dal suo contesto storico e che, arrivando fino a noi, serve da guida per affrontare la guerra per la liberta' condotta da tutti gli oppressi.
Ed eccoci alla fine, "Disordine nuovo" credo tracci un profilo di Roma, che vale chiaramente anche per quasi la totalita' delle grandi citta', dove sorgono sempre nuove limitazioni alla liberta' individuale e collettive, impazzano le tornate elettorali e le illusioni create ad hoc dal capitale.
Direi che l'attesa e' stata premiata, questo cd sicuramente si aggiunge con merito alla lista della musica prodotta dal gruppo capitolino, se proprio devo auspicarmi qualcosa...magari, nel prossimo album, vorrei sentire soluzioni musicali diverse, magari piu' sperimentali per stravolgere gli schemi che fino ad ora hanno contraddistinto il gruppo.
Sghigno

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