Le due band provengono rispettivamente dagli album Gentlemen Start Your Engnies Now per gli Antares e No Lesson Learned per i Seditus.
Un po' di pubblicita' anche ai loro lavori precedenti va. Due cd che gia' lasciavano, per le poche tracce che ho potuto ascoltare, intravedere una luce non indifferente per il futuro. Ovviamente su strade diverse.
Ma passiamo alla recensione odierna: uno split arancione di quattro tracce in edizione limitata (solo 500 copie in vendita) coprodotto da quindici label indipendenti sparse per tutta l'Italia.
Il suono esce subito pulito dallo stereo di casa, un piacere per le orecchie, anche se la musica non mi e' proprio troppo familiare.
Gli Antares si esibiscono in quello che loro definiscono, con ragione, uno speedrock dai testi completamente in inglese. Gia' dai secondi iniziali della prima traccia, "Call it loud, call it fast (call it rnr)", si possono sentire le influenze poco hardcoreggianti della band, il tupatupa ritmato della batteria accompagna la voce sporca dai toni alti, giri di chitarra coinvolgenti e cori ripetuti caratterizzano la canzone. Verso la fine del pezzo un assaggio della bravura del chitarrista ci riporta indietro nel tempo, Il tutto eseguito perfettamente.
Andando avanti troviamo "Whores", ma ne io ne il mio stereo pecchiamo di misoginia, un'altra canzone in cui la chitarra spadroneggia, come gli stereotipi del genere esigono. Tutto ben sincronizzato e felicemente saltellatile.
Ma giriamo il nostro 7" e passiamo dalla parte dei Seditus che, forse solamente per attitudine musicale, mi hanno piacevolmente colpito di piu' nel loro hardcore anti-storico, con influenze di quel rock suonato dai compagni di split.
"What about a guillotine?" ci riporta ai tempi del buon Robespierre e ci da qualche buon consiglio nel finale. La voce, sopportata da pause e da un buon sottofondo (?!) musicale, si esprime al meglio soprattutto nell'urlato conclusivo, in cui trasmette tutto quel coacervo (lasciatemi la mia vanita', l'ho imparata ieri questa parola) di sentimenti che da sempre opprimono, assillano.
"Caino" (ancora inglese? Ma basta) scorre veloce e piacevole con una chitarra informale ed un ritmo bello cadenzato, anche qua la voce si abbina perfettamente alla base strumentale.
Bello split - stretta di mano - i due gruppi, ancora giovani, spero che nel futuro abbiano tutte le possibilita' che gli sono dovute.
Magari qualche testo in italiano non farebbe male per gente come noi abituata ad urlare sotto il palco. Magari pero', posso ammettere, qualche genere (ogni riferimento e' puramente casuale) non ha mai riscosso troppo successo con il cantato in italiano.
Continuate su questo canovaccio. Un po' piu' di velocita' ed un po' meno chitarre, con le dovute differenze per i due gruppi, e verro' a tutti i vostri concerti.
Alzo la mano, saluto, e me ne vado.
riotous

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