E grazie alla misantropia galoppante di cui soffro, trovo espiazione in una proficua sessione d'esami estiva e nel tracannaggio compulsivo di sali minerali.
Ho chiuso le trasmissioni da parecchio tempo, limitando l'uso della parola orale alle interrogazioni d'esame, e per una diciamo forzata similitudine il disco dei Gerda piu' consono alla mia fase sarebbe stato Cosa Dico Quando Non Parlo (2007).
Ma il loro terzo e piu' contemporaneo prodotto mi si addice ugualmente.
Direttamente dalla fertile regione marchigiana, esattamente da quel di Jesi e dintorni, Alessandro (voce), Alessio (basso), Andrea (batteria) e Roberto (chitarra), stanno insieme dal lontano 1997, anche se si fanno chiamare Gerda solo dal 2002.
Le loro vicissitudini musicali ed artistiche li hanno visti sin da subito accostati a realta' sonore del calibro di Neurosis e Breach.
Io come al solito mi esento da parallalelismi scontati e ridondanti, preferendo dargli una connotazione piu' personale.
Sicuramente godranno di predilezioni e ispirazioni, ma i Gerda come giustamente deve essere, sono in continua evoluzione e ricerca del sound piu' proprio.
Citando una loro intervista, potrei appunto affermare che il voler produrre "un suono che assomigli all'abbaiare d'un cane che non puo' essere altro da cio' che e', necessario e inarticolato ma semplice e vero come la roccia", sia la dicitura piu' adatta alla loro sindrome musicale.
Il loro devastante III datato 2009, uscito in vinile e cd, vede la coproduzione di interessanti e stimabili label: Bloodysound, Wallace, Shove e Fucking Clinica.
Non ci troviamo dinanzi alla solita robbetta emulata e calcolata, dettata seppur da una volonta' artistica comunque da una necessita' di affermazione.
"LE BAND CHE COLLEZIONANO FAN, VADANO A CAGARE VIA DI QUI." (cit.)
Non e' musica ovvia, e facile da interiorizzare. Ma e' piu' attuale di quanto ci si aspetti.
E' la resa in strumenti e voce dell'inarestabile apocalisse dei sensi e non, che ci circonda.
La cura per l'appunto e' l'apocalisse.
Niente titoli.
Solo copiose tracce di (abbai) urla, qualche volta disumane, che si distendono nelle deformi e tortuose sonorita' degli strumenti.
Una muraglia cinese, ma piu' impervia, con un'andatura estrema e senza corrimano.
Se soffrite di insufficienza respiratoria, e non godete di Ventolin a portata di mano, skippate la traccia "4": i suoi deflagranti ma assolutamente miei preferiti 11.09 minuti potrebbero comportarvi una crisi cardio respiratoria.
Viky

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