Prima di spiegarne le ragioni vi e' da dire che potra' impressionare per le tematiche violentissime, percio' se ne consiglia l'ascolto a chi mastica con una certa frequenza produzioni grind/crustcore, a tutti gli altri e' sconsigliato andare oltre per i contenuti che questo split presenta.
Ora che siam rimasti in pochi (sporchi e maledetti) intimi possiam proseguire con l'arguta analisi di questo supporto ottico. Iniziamo dicendo che abbiam di fronte due realta' abruzzesi accomunate da parecchie caratteristiche sia sonore che di line-up, condividendo un componente (Mauro) nonche' curatore dell'ottima registrazione e delle scarne ma piu' che accettabili grafiche.
Il disco e' composto da nove pezzi (quattro per i Disforia e cinque per i Bloodraised) brevissimi quanto intensi grazie alle ritmiche calzanti in cui la fan da padrone i frenetici riff ed una batteria d-beat dalle raffiche devastanti.
Seguendo un certo ordine partiamo dai collaudatissimi e (arci)noti, nel panorama crust, Disforia. Il gruppo (Francesco-voce, Mauro-chitarra, Tata'-basso, Edoardo-batteria) attivo da 10 anni annovera una discografia (tra cd, tape, lp e compilation) piuttosto corposa ed approda, con colpevole ritardo, per la prima volta su queste pagine. Il loro suono nasce dallo scontro tra un potente grind ed un punk hardcore risalente agli anni '80, grezzo e sputato in faccia con violenza, il risultato e' una creatura ibrida di quattro pezzi imponenti e fulminei, connotati da un impatto diretto e senza tecnicismi inutili.
Si parte subito a pieni giri con "Destino" che fa da intro alla traccia piu' lunga del disco, con i suoi 2 minuti e poco piu', "Fosforo Bianco" e qui il quartetto tira subito fuori l'asso nella manica.
Indubbiamente il miglior pezzo del lotto con le sue ritmiche serrate che martellano incessantemente il povero ascoltatore, al tutto vien aggiunta una voce urlata imponente che tratta temi apocalittici, le liriche in italiano non sfigurano risultando mature e per nulla scontate.
Proseguendo il tema non cambia piu' di tanto e nemmeno la qualita' delle tracce, ne e' un chiaro esempio "Vivisezione" dalla cadenza ulteriormente esasperata che non lascia mai un attimo di respiro e, infine, "Nel Cerchio Della Vita" in cui troviamo anche qualche breve assolino di chitarra. Riassumendo i quattro pezzi seppur pochi e brevi valgono da soli l'acquisto del disco.
Tocca ai Bloodraised il difficile compito di mantenere lo split su livelli eccellenti, il compito appare arduo e colmo di difficolta' ma il quartetto (Sara-voce, Daniele-chitarra/voce, Mauro-basso e Cristian-batteria) supera la prova egregiamente. Meno noti e meno collaudati di chi li ha preceduti, essendo nati soltanto nel 2005, i Bloodraised tornano su queste pagine dopo il positivo album Full Of Shit ed anzi destano, con questi cinque pezzi, un'impressione maggiore rispetto al passato.
Il bilancino musicale stavolta tende verso il grindcore ed i brani, espliciti sin dai titoli, sono connotati da una voce urlata ed incazzata inarrestabile, anche questa volta siam di fronte a schiaffoni violentissimi quanto concisi, ritmiche serrate che lascian senza fiato e testi diretti che colgono subito nel segno. Le canzoni piu' riuscite risultano "Medicina Assassina" e "Ti Prenderei A Sassate" seguite a ruota da "Hai Le Emorroidi", ma direi che nel complesso le cinque tracce risultano compatte e ben delineate. In poche parole i Bloodraised non sfigurano al cospetto del gruppo che li ha preceduti.
Nel complesso The "In Grind We Crust" e' uno split ben equilibrato tra due delle maggiori realta' grind/crustcore, aggiungendo che le registrazioni si equivalgono (nda. cosa assai rara negli split) il risultato e' un innesco pronto a farvi detonare i timpani.
Joel

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