Non credo che la musica sia nata dalla realizzazione volontaria di un pensiero, sono piu' propenso ad immaginarmi l'homo neanderthalensis in Europa, o l'homo erectus in Asia, oppure ancora piu' indietro l'homo habilis in Africa fino ad arrivare all'australopiteco come specie con una predisposizione innata per il ritmo.
Almeno fino a tutto il paleolitico, poi la prima grande rivoluzione, quella neolitica, e stop, tutto finito, tutti a levigare pietre in vista della seconda grande rivoluzione, quella industriale.
Tutto cio' per dire che nella musica vi e' qualcosa di atavico, un collagamento che pone l'ascoltatore in una relazione anacronistica con il suo passato. Si parla ovviamente di musica slegata da cio' che la rende canzone, cioe' dal testo, puro fabbricato cerebrale prodotto in vista della sua intellegibilita' (a parte i vari casi di vomiti street-punk o canti laringei mongoli grind/crust).
Sumo e Affranti sono due nomi che, per un motivo o per l'altro, non necessitano un'intruduzione.
Ebbene in questo split la musica esiste, ma si nasconde con buon senso (senso comune? No) dientro alle perfezioni costruite e ricostruite del testo.
Tornando alla storia, questa volta della filosofia, direi che la condizione in cui e' bene infilarsi prima e durante l'ascolto dell'album e' quella degli acusmatici. Questa era la prima condizione in cui erano posti gli allievi della scuola pitagorica, essi potevano solamente ascoltare le lezioni senza pero' conoscerne i principi assoluti (argomento accessibile solo ai matematici). Ascoltare, quindi, lo split senza sforzarsi di arrivare ad una soluzione razionale del testo. Non sono criptici indovinelli, ma segmenti estrapolati dal flusso del vissuto, che colpiscono neuroni e assoni con la violenza instabile tipica di una reazione.
Dodici tracce divise senza equita' fra i due gruppi, cinque per i Sumo e sette per gli Affranti. Forse e' stato un bene questa suddivisione perche', senza nulla togliere ai pezzi dei Sumo, che non fanno sicuramente sfigurare la band bolognese, la prima parte dello split risulta sottotono a causa della registrazione e/o della voce di non troppa chiarezza in alcuni passaggi. Chiarezza che ritengo indispensabile in questo genere non contraddistinto da frenetiche urla o da ritmi psichiatrici. Magari, pero', e' solo l'amore viscerale per gli Affranti che mi condiziona.
L'hardcore che si respira comunque e' di pura matrice introspettiva italiana, accelerazioni improvvise e melodie inaspettate rendono il tutto di pregevole fattura. Tutto passa nello scarto differenziale fra esegesi ed ermeneutica (intesa come metodologia, non come corrente di pensiero). Il problema non e' dare un'interpretazione critica del testo, ma trovare una chiave interpretativa capace di attualizzare il testo nello slancio vitale di ognuno. Percio' non si deve pensare il tappeto sonoro di ogni traccia come una forma omogenea ("regalami una forma nuova"), esso progredisce e avvolge ogni parola del testo in maniera differente, ogni lettera come entita' atomica, dandole una caratterializzazione unica sempre legata con l'insieme, che comunque non esiste se non per astrazione. Da questo punto di vista nello split non ci sono dodici canzoni, vi e' solo una corrente divisa per motivi di efficienza (nostra grande sciagura odierna).
Della sezione Sumo la canzone che piu' mi ha colpito e' "La Malacopia Della Vita", anche, ma non solo, per la bella scelta terminologica. Malacopia e' decisamente un bel termine della lingua italiana, significa brutta o bozza. Invece nella sezione Affranti non riesco a trovare una traccia che mi piaccia piu' delle altre, quindi mi limitero' a citare le due frasi che mi hanno colpito di piu': "Avrei voluto tagliarmi via la vita dalla braccia e riporla tra le piege di un cuscino vicino alla tua pelle" in "Cicatrice" e "Si alza soltanto per andare a vomitare, la morte non si digerisce tanto facilmente" in "Storie Di Fantasmi".
Tra tutte le altre cose che vorrei scrivere e che probabilmente risulterebbero fonte di tedio (in sostanza spaccherebbero il cazzo a molti) voglio solo analizzare, per ribadire il non-approcio razionale allo split, l'affermazione (da intendere in senso generico) "non partecipo all'azione o partecipo alla sua negazione". La negazione di un'azione sara' necessariamente un'azione e il non partecipare all'azione e' a sua volta un'azione, percio' si e' catapultati in un continuo loop aporetico: non posso non partecipare all'azione in assoluto perche' sarebbe un'azione, ma non posso neppure partecipare alla sua negazione in quanto sarebbe la non-azione, cioe' il non partecipare all'azione, quindi un'azione, cioe' siamo nuovamente alla partenza. Ovviamente la canzone e' "Movimento Immobile".
Amateli e diffondeteli come Verbo.
riotous

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