"I cinque ci propongono un suono che parte da una radice hc newyorkese, per poi spostarsi su sonorita' metalcore e death metal new school; senza mai pero' sfociare nel grind; insomma, le influenze dei mumbajumba sono sicuramente tamarre!"
I MumbaJumba non si possono certo considerare un gruppo storico, ma nessuno gli puo' togliere il fatto che non sono per niente pochi gli anni dalla fondazione del gruppo: sono infatti in giro fin dal '97.
Nel tempo si sono avvicendati diversi elementi tutti facenti parte (prima e dopo) di gruppi piu' o meno famosi dell' area milanese (su tutti cain e calibro9).
Questo "3rd tear of blood" e' la loro terza uscita dopo due ep (Plumcake Village del 1998 e Noise Pollution nel 2001) ed e' il loro primo album a lunga durata.
I cinque ci propongono un suono che parte da una radice hc newyorkese, per poi spostarsi su sonorita' metalcore e death metal new school; senza mai pero' sfociare nel grind; insomma, le influenze dei mumbajumba sono sicuramente tamarre!
Fortunatamente hanno avuto la capacita' di sfruttare queste influenze in modo intelligente dando spazio anche a momenti riflessivi e a soluzioni tecniche niente male.
Il disco si apre con un riff dissonante subito seguito da attimi piu' hc, la canzone in questione e' "Float Away", degno di nota e' sicuramente il serratissimo finale che va ad aprire "Evil" dove la fa da padrone un riff claustrofobico e disperato alternato ai momenti piu' classicamente mosh stile canotta e tatuaggi (!) per altro in questo pezzo c'e' un riff uguale al "ciclo del granchio" dei mitici e compianti Kafka!
Subito dopo troviamo "Immortal" (il titolo sara' un tributo a uno dei gruppi piu' ignoranti del black metal eheheh!!!??) che si apre con un riffone oldschool per poi andare sul death melodico seguito da sane vagonate di mosh. E' il turno di "The trill" il pezzo screamo del disco: sofferenza iniziale che poi sfocia nel metalcore.
Immediatamente dopo c'e' "Steel" un momento industrial/noise che va ad aprire "Macumba" un pezzo bello e molto interessante soprattutto per come e' suonato, degne di nota le soluzioni tecniche e gli arrangiamenti.
Ora e' il turno di "Copper" che come "Steel" e' uno stacco industrial che nulla aggiunge e nulla toglie all' album.
Il disco scorre tranquillo fino a "Last man standing" (uno dei gruppi xxx italiani piu' compianti!) un pezzo che si apre con un riff death melodico che sinceramente non mi fa impazzire, per poi gettarsi in riff di stampo metal core.
Chiude degnamente il tutto "Revolution".
I MumbaJumba con questo disco si affermano definitivamente soprattutto grazie alla loro tecnica, agli arrangiamenti che ha volte sanno stupire e ad una registrazione niente male.
Degne di nota sono le grafiche che ben si adattano al concetto musicale espresso dai mumbajumba: anch'esse infatti sono un mix tra le grafiche oldschool alla n.y.h.c. e un qualcosa di piu' nuovo e personale.
Buona fortuna mumbajumba, ora aspettiamo il The 4rd tear of blood!
Recensione a cura di El Mau (Deprogrammazione)
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