Non sono le parole la reale arma dell'ultimo lavoro dei Distemper, ma i suoni.
Certo e' che i testi risvolgono notevole importanza (come dimostrano gli stralci di parlato presenti qua e la'), ma la musica e' padrona completa delle sensazioni, indirizza l'attenzione dell'ascoltatore con innata naturalezza, senza forzature o imbarazzi.
E' la sincerita' a disarmare. E difatti schietta e' l'intro del disco; ad un orecchio distratto porebbero sembrare solo fischi e accordi messi a caso, ma pian piano l'intento appare in superficie e si manifesta in tutta la sua dissonanza. Stonati per scelta, per non compiacere nessuno.
L'intro da' una precisa chiave di lettura a tutte le tracce che seguono, tracce che si presentano dal primo ascolto dirette e inequivocabili. Un riassunto di rabbia, velocita' e pessimismo che si traduce in suoni opachi e sgorbutici. Ci si scontra cosi' in brani come "Abitudine" in pieno stile Distemper, con la chitarra che impazza e scandisce il ritmo di respiro del pezzo; bella anche "Schema" severa e diretta.
"..." e' la mia preferita, forse perche' i suoni dissonanti lasciano spazi ad accordi piu' aperti e armoniosi, il ritmo si adagia per quasi due minuti, quasi per permettere a chi ascolta di riprendere fiato, di respirare un'ultima volta prima de "Il Giudizio Degli Idioti" che incalza ancor prima che il minutaggio della traccia precedente sia terminato. Tupa tupa bello tirato come piace ai veri estimatori dell'old school, poco tempo tante emozioni.
In "Padroni Del Niente" e' stupendo l'arpeggio di basso che accompagna le poche frasi di parlato, intervallate da sprazzi di chitarra elettrica; in "Labile" invece torna la furia vecchia scuola: bella la sequenza degli accordi e l'alternarsi delle due voci (Andrea e Luca). La dualita' delle voci torna nell'ultimo brano di Sed Non Satiata, con un intro di chitarra pulita a dir poco stupenda. Subito si palesa l'anima hardcore del pezzo, interrotta da momenti arpeggiati, uno dei quali chiude il brano e segna il termine del disco.
Una fine che richiama l'inizio, tornano i fischi ma sparisce la dissonanza. Al termine di questo ciclo qualche amara verita' e' stata inghiottita e accettata e il cerchio puo' chiudersi con un pizzico di serenita' in piu', non solamente chiudendo gli occhi di fronte al mondo che ci circonda.
Un gran bel lavoro questo dei genovesi e io sono stata felice di recensirlo.
Detto questo io vi lascio. Sono in ritiro spirituale sull'Appennino abruzzese e ho un sacco di caprette da salutare.
Saluti dalla vostra (per l'occasione) Heidi.
Nana
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