Il nuovo Ep K.P.S. XXXIII si presenta con una copertina semplice ma efficace, intrisa di inequivocabile violenza e bisogno di espressione diretta, senza troppi fronzoli: tutte caratteristiche che pochi secondi dopo, alla pressione del tasto play, ritroviamo in un treno pronto ad impattare contro ai nostri timpani.
A prenderci di peso e metterci sui binari ci pensa una intro, breve ma efficace, che con suoni metallici e passi pesanti induce all'aspettativa di un'imminente killing pig, dove pig, il maiale, e' l'appellativo usato per identificare il celerino.
Si giunge quindi presto al primo vero e proprio pezzo del set, "Replace Your Brain...With Faith", dal quale possiamo, dopo pochi secondi, iniziare a definire dove i K.P.S. vogliono arrivare: l'hardcore in questione e' quanto mai oscuro, aspro, come se un incendio ne avesse bruciato la superficie, eliminando ogni traccia di compromesso. Riff potenti e semplici, contaminati da un latente thrash metal, ci fanno capire subito che la ricerca ed il virtuosismo musicale non sono l'obiettivo primario di un genere che poggia le sue fondamenta nel riscatto sociale e nella protesta. Tuttavia non mancano passaggi salienti in cui breakdown e raffiche di doppio pedale ci costringono all'headbanging: chi non scapoccia e' uno sbirro.
Mentre nella seconda traccia "Let The Hunt Begin" si scorgono dei brevi bagliori di melodia fra i muri di chitarre, i grandi nomi saltano fuori uno dopo l'altro: sicuramente Napalm Death per quanto riguarda la voce bassa e roca, i contenuti politico-splatter, Integrity per l'attitudine a tirare dritto, lasciando ad altri il compito di farsi degli scrupoli. Le tracce scorrono, dure ma in modo fluido, quando fra un moshpit e un wall of death iniziano a farsi strada alcuni imprevisti assoli, spaccando il cemento sonoro creato da basso e chitarre precedentemente. Vengono qui in mente i Motorhead, o gli assoli sporchi ma efficaci dei giapponesi Boris, nei loro momenti di delirio rock'n'roll.
Nel complesso un disco molto compatto, duro e grezzo: i suoni non sono perfetti, forse le parti percussive della batteria risultano lievemente deboli, anche se si riesce ad abituare l'orecchio ai piccoli difetti in poco tempo e godersi quel che e' piu' saliente in questa pubblicazione: anche se musicalmente i K.P.S. non ci offrono grandi novita' e' davvero un piacere, infatti, trovare band che tramite i testi e l'attitudine generale, vogliano mettersi in gioco dal punto di vista dell'impegno sociale e politico, tenendo un occhio fisso sulle origini di questo genere e l'altro sulla societa' che ci racchiude.
Complimenti quindi al trio sardo per l'impegno nella produzione del nuovo Ep.
Diego Theconflitto

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