Nella vita, il piu' delle volte inconsapevolmente, tendiamo a minimizzare o a evitare il rumore. Pensateci: quando siete in una strada che non conoscete o state cercando parcheggio abbassate d'istinto il volume dello stereo oppure intimate a quel vostro amico, gia' ubriaco alle 11 di sera, di chiudere quel maledetto cesso e di darci un taglio con quelle barzellette di merda che racconta ongi 3 secondi e che hanno smesso di far ridere nel 2004.
Ma sto divagando. Il rumore, tornando a noi, e' sempre stata una delle componenti piu' fastidiose delle nostre misere vite.
Nella vita come nella musica. Poi e' arrivato il 1967.
Nel 1967 i Velvet Underground pubblicano White Light/White Heat, disco in cui, forse per la pirma volta, i feedback (e tutta quella serie di rumorini infami che gli ingegneri del suono levano dal cazzo di volta in volta) vengono lasciati lì dove sono.
Il disco piace. La formula funziona. Un messaggio nuovo prende piede: per la prima volta, il rumore spinge ad alzare il volume.
Il messaggio viene ricevuto forte e chiaro e dagli Husker Du in poi il rumore comincera' ad espandersi ed a stratificarsi sempre di piu', occupando quello che un tempo era lo spazio del silenzio, dando vita a gruppi, come i My Bloody Valentine, di cui non leggerete mai su queste pagine virtuali.
Leggerete, invece, dei We Avoid, formazione di Rimini che ha finito di registrare qualche mese fa questo Ep. Sonorita' mutuate al noise si incontrano con ritmiche hc, partorendo 5 pezzi furiosi che, cantati in un inglese pressocche' impeccabile, proseguono dritti come un treno per tutta la durata del disco.
Un suono granitico, rumoroso, denso e freddo come l'oceano piu' profondo, dal quale (sacrificato il singolo minutaggio dei brani) emerge un'unica canzone di 15 minuti scarsi che sara' (almeno per il sottoscritto) la colonna sonora di questo eterno Gennaio.
Rossofuoco

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