In molti angoli della nostra societa' provano a convivere e a sopravvivere fiamme che non si spengono mai, che non si piegano mai al volere del potere, che non si fanno schiacciare come cimici nel suolo, che non si rendono poltiglia schiacciate dal peso di un controllo mediatico e sociale che ci rende automi senza cuore e senza luce, ci vogliono ciechi, muti, ignoranti e ottusi, ma ci sono in mezzo alla cenere di un popolo debole, incatenato, schiavo dei meccanismi sociali e umani, vi sono scintille che schizzano vita, che portano colore e luce in un mondo che vira all'alienamento dell'essere, ci sono anime che a testa alta provano a sopravvivere e a non farsi schiacciare come pedine sulla scacchiera, senza ostacolare gli altri e soprattutto se stessi, senza autolimitarsi e autosabotarsi nell'apatia ma scegliere un espressione di se stessi, senza vergognarsi, senza vergognarsi del proprio colore, spezzare l'oppressione ricercando quella fiamma che fa ardere il cuore lo fa pulsare e permetta di non cedere mai all'oblio di vivere. Attraverso questa miriade di parole si incastra perfettamente questo album e cio' che lo smuove.
I WildSheep sono un'interessante realta' del panorama underground, il loro progetto si forma nel 2012 a Vicenza, si fanno notare grazie ad una scrittura che va dritta al punto, non frivola, non banale, accompagnata da veloce hardcore punk old school mescolato a elementi noise e punk classico, un tripudio di colori, riff taglienti e derapate al sapore di martellante blast beat, impossibile non essere notati pregni anche alla voce che da colore plumbeo e vivido d spinta reattiva.
Paint Your Life e' il loro secondo lavoro, uscito nel 2018, in forma completamente DIY, che ne fa da padrone, registrato alla Distilleria a Bassano Del Grappa da Maurizio Baggio che si e' occupato anche del mix e del mastering.
Attraverso l'artwork di copertina curata da Ulisse Zucchetti per quanto riguarda le illustrazioni e la grafica curata da Daniel Zanin (voce e chitarra del gruppo), Francesco Rodighero (batterista della band) e Angela Passuello, ci e' possibile avere una prima perfetta proiezione di cosa ci sta per attendere, 9 brani di un impatto tagliente, potente, tra riff arrabbiati, assoli potenti e non scontati, giri di basso e affondi di batteria trascinanti, una scrittura che sa coinvolgere, ti scava nel cuore, un totale atto d accusa per uscire dall'alienazione dell'essere umano sottomesso alla societa' e alle sue catene, per propendere ad una - Azione / Reazione a riprendersi la propria vita - e colore tutto "dipinto" sotto un ottima matrice di classico HC punk mixata a elementi noise e punk, sicuramente non passano indifferenti ne' come concezione del concetto di spinta reattiva ne' come espressione di attitudine punk massima.
L'album s'apre con "Intro" il brano s'apre con riff veloci che si incorporano ad affondi batteristici che si accompagnano alla voce, la quale, forte di una scrittura verace, vivida ed affilata rende questo intro: disperato, intrusivo, un atto d'accusa, una spinta a reagire a catene costrittive, il brano vive di un anima piu' veloce, piu' violenta, un cannone che spara bossoli contro la polvere di una societa' amorfa. "Crying Cities", attraverso linee di chitarra e basso parte sparato e taglia il fiato sin dal suo inizio, punk tirato senza fronzoli, l'ascoltatore e' travolto da velocita' e parole infuocate, un vortice di velocita' unita ad una disarmante onesta espressione musicale, una motosega sotto forma di punk senza tante pretese.
"Protect Your Rights", il brano s'apre con un interessante gioco tra voce e riff di chitarra, poi il brano s'apre e la voce si accompagna al resto delle linee musicali creando un'evoluzione in crescendo tra pathos - attitudine ed espressione musicale pulsante e vibrante di sogni, di scintille.
"Kill Somebody", riff di chitarra si evolvono nelle linee di basso, in affondi di batteria che si abbracciano la linea vocale, poi il brano si evolve di potenza aggrappante, tutte le linee si chiudono attorno alla voce che si fa disperata, arrabbiata, urlata, il brano vive di forza di scrittura e di evoluzione d'impatto musicale vivendo anche una coralita' uniforme.
"Blank Eyes", un trascinante riff di chitarra apre e fa da cardine per tutto il brano evolvendosi in affondi batteristici e linee di basso che viaggiano assieme alla voce e, come in un tripudio di linee taglienti e lucenti come falene dagli occhi che brillano nell'acqua dell'oceano, tra pathos - hardcore punk e voce disperata - tutto si plasma in funzione di far crollare ogni muro di cinta che ostacola l'espressione umana e affermazione di se'. "Give Me Back My Time", attraverso linee di basso vivide questo brano s'apre e ci espone un bel trittico basso-chitarra-batteria vorticoso pregno di velocita' e densita' strumentale, in questo fa capolino la voce arrabbiata, apre il corso ad una coralita' cara al punk old school.
"Sound Militancy", riff di chitarra trapanano la testa e aprono la porta al binomio tra batteria-chitarra, tutto poi si velocizza come sulle montagne russe dove la voce urlata, arrabbiata, immette al brano un impulso di fuoco, a risvegliare un ardore che e' sepolto tra la cenere di una societa' "che dorme", a livello di concettualita' e' un brano molto potente, a tratti salvifico e catartico.
"People Say Revolution", il brano vive un intensa ed intrusiva linee dove si incastrano basso-batteria-chitarra, la voce forte anche di denuncia si fa vita, si fa espressione musicale al suo massimo.
"Tathagata", brano scheggia dove chitarra-basso-batteria viaggiano all'impazzata come scintille nel piombo sciolto, la voce dona al brano quel quid piu' disperato e reattivo, una spinta sul pedale sull'acceleratore fino al punto di reazione, di rottura, di scontro, fino a riprendersi noi stessi, senza limiti ne' ostruzioni.
In conclusione, questo album scuote l'ascoltatore, e ti lascia addosso una miriade di percezioni ma sopratutto una spaccatura a livello concettuale, a liberarsi delle proprie catene, sociali ed umane, in una realta' come quella underground che vive di piattume e percorsi gia valicati da altri, i WildSheep scuotono l'ascoltatore portandolo a reagire, a urlare, a scandagliare ogni limite d'ascolto ed espressivo e al cliche' omologativo coercitivo dell'underground. Fornendoci una grande occasione con questo album: di scrollarci addosso il muro che questa societa' alza e di rispolverare la fiamma espressiva che ogni uomo dovrebbe tenere a mente sempre. Daniel (voce, chitarra), Davide (basso), Alessandro (chitarra), Francesco (batteria) pubblicano un ottimo album, tenace e forte di una scrittura di sfondamento e su ritmiche e timbri per nulla noiosi; ogni nostalgico dell'hardcore punk classico ma anche attuale e moderno, con elementi noise e punk si trovera' ben sorpreso e saziato, rimane in superficie la loro attitudine punk e DIY qui alla sua massima espressione.
Cito i brani "Crying Cities", "Sound Militancy", "People Say Revolution", "Protect Your Rights", rappresentano per me la vera essenza dell'album. Consiglio agli ascoltatori di CGB, Congegno, Impact di non perdersi assolutamente questo album e questa band.
Ms_Antrophy
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