In un'Italia papalina e superficiale, che corre sotto le gonne dell'Unione Europea e dentro i confessionali di oscuri prelati, che, come arcigni burattinai manovrano gli eventi del paese, in dibattiti politici blandi, nelle processioni dei santi patroni dove si battono il petto e poi stuprano ed uccidono fragili ed indifesi. Negli angoli sotterranei delle borgate delle citta' c'e' una controcultura che vive all'ombra del potere capitalistico e dell'oppressione mediatica, religiosa e sociale, del vivere da indifferenti contro la violazione dei diritti umani e sociali, che non abbassa la testa contro ogni oppressione ma che e' fiero di decantarne valori di liberta' e di collettivita'. Nella Mamma Bologna, culla di valori infuocati e di attivisti senza macchia e senza paura, ventre di una scena underground che non si e' mai resa schiava del capitalismo, dei sistemi blandi dei tentativi di sopruso umano e collettivo, e' in questa scena che uno dei progetti di maggiore rilevanza, nasce, i Kontatto.
Dal 1998, hanno stravolto l'underground con il loro rumore-caterpillar, uno sporco d-beat con echi punk hc della scena scandinava, sulla scia di gruppi come i nostrani Wretched ed i svedesi Avskum, del loro suono diretto e infuocato assieme ad un songwriting senza peli sulla lingua ne' hanno fatto uno stendardo riconoscibile e dentro il quale e' facile riconoscersi, soprattutto se almeno una volta nella vita ci si e' mai sentiti con l'acqua alla gola.
Il loro vissuto musicale ha visto diversi cambi di line-up e durante questi anni, attraverso una produzione musicale sempre coerente, hanno saputo descrivere odio e dissenso verso le imposizioni come pochi. Fino Alla Fine e' l'ultimo lavoro dei punx bolognesi, pubblicato da Agipunk, nel 2017, 11 brani fuorvianti del DIY oriented, e' un intercedere tra testi incisivi che spaccano lo stomaco, riff di chitarra e basso taglienti come motoseghe, che aprono il cranio, blastbeat tritasassi che converge dentro la voce che guida la rabbia corale dei brani. Veloci come sassi piroettano e fratturano ogni pomposita' e percezione scontata, affondi taglienti come lame di rasoi, sanguinanti, arrabbiati, con la testa alta e il coltello tra i denti. Collocandosi tra infangato d-beat e punk hc trafiggendo la pelle, squarciando gli organi interni, immettendo nei cervelli e nei battiti valori che infiammano i cuori, che fanno urlare e non fanno chinare il capo davanti ad un potere capitalistico che annienta l'essere umano. I Kontatto bruciano, l'ascoltatore viene rapito e attanagliato in questo vortice dove non vi e' tregua, ma lotta senza rimorso e senza rimpianto alcuno.
"Rifiuto", e' il ghiotto antipasto dell'album, scritta nel 1998, e' un attacco alle istituzioni politiche, religiose e sociali. Puro dissenso raccontato in linee dirette e veloci dove riff di chitarra e basso ed i blastbeat tritacarne si immettono nella voce che esplode odio puro. "Liberi Armati Pericolosi", un'aspra, critica contro chi indossa una divisa e si fomentano d'odio verso il debole abusando del proprio ruolo al fine di sottomettere l'indifeso - pericolosi servi dello stato - sotto di un muro sonoro composto da riff e melodie incisive, tra atmosfere tese e astiose, tra l'impatto vocale furente ed i blastbeat tesi e precisi.
"Sono Un Clandestino", e' uno dei brani-anthem, un grido disperato e libero, costruito su riff e melodie incisive e dirette, punk hc sporco e senza tante manfrine, e' uno dei brani che rappresentano al meglio l'essenza del disco, assieme a "Fino Alla Fine", title track dove i nostri, dirompenti e diretti, costruiscono un suono poggiato su riff di chitarra e basso, oscuri e vividi, tra blastbeat ciclici e voce compatta e aspra, a "Spettri Di Morte", brano - contro quel certo schifoso ritorno del nazifascismo in situazioni di prova, persino durante questo periodo di lotte e privazioni, il topo di fogna lo vedi riemergere nelle lotte contro le chiusure degli esercizi e nei cortei negazionisti, non perche' gli stia a cuore la privazione ma solo il mero tentativo di accaparrarsi consensi -, costruito su riff affilati di basso e chitarra confluiscono in blastbeat logoranti e nella voce astiosa che guida le atmosfere velenose e arrabbiate del brano, e "Non E' Competizione", descrivendo appieno il loro concetto di attitudine diy e di condivisione tra i diversi elementi in una scena underground, dove vinca l'unita' come persone, la collettivita', non il singolo, il profitto blando di certe imposizioni, il brano costruito su riff veloci e impeccabili, blastbeat martellanti e voce animosa e arrabbiata, vive di un'atmosfera direzionalmente malevola incanalata dietro uno dei mezzi piu' sani che l'uomo ha a disposizione, un microfono e la propria liberta' d'espressione, sacrosanta e intoccabile.
In sintesi, e' un album che ti risucchia, ti trovi totalmente rapito e ti lascia addosso tante emozioni, tra lotta e spinta reattiva, tutto legato tra il punk, d-beat, crust che non e' solo rumore ma anche sopravvivenza, e non abbassare la testa in nessuna situazione.
Onesto e furioso, Fino Alla Fine e' denuncia - reazione di questo tempo - annoiato e tutto uguale.
I Kontatto (Mario, voce - Koppa, chitarra e voce - Febo, chitarra e Marzia, batteria) percuotono l'ascoltatore portando a una reazione, quella di dimostrare di essere vivi, liberi da catene, liberi da oppressioni, liberi - disperati ma vivi - (Wretched - Disperato ma vivo). Consiglio agli ascoltatori di Wretched, Avskum, Martyrdod, Mob 47 di non perdersi assolutamente questo album.
Ms_Antrophy

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