Ukaze "[...] nella Russia Imperiale era un dettame dello zar, del governo o di un leader religioso (patriarca) che aveva forza di legge." Questi Ukaze, fedeli al nome scelto, seguono (e dettano) tutte le leggi non scritte del punk hardcore vecchia scuola. Non poteva essere altrimenti visto i soggetti coinvolti, proveniente dalle Marche, precisamente Fano, sono un quartetto di volti noti della scena ovvero Fra-voce, Cola-chitarra, Lepo-basso e Leg-batteria, con esperienze in tantissime realta' del passato e del presente.
L'esperienza e' marcata e si fa sentire, riecheggiano i suoni delle vecchie band seppur in veste diversa come Un Quarto Morto con minore velocita', Semenzara seppur con aggressivita' meno istintiva e piu' ragionata, Montana senza la vena melodica e rockeggiante che li caratterizza, e si puo' continuare a cercare similitudini con Slight, Diorrhea o Mannaia.
Nati dall'esigenza di esprimersi e comunicare nel momento in cui il progetto Montana si prende una pausa, la band nel giro di poco tempo registra questi 12 pezzi, nella propria sala prove grazie all'operato di Leg, e ad inizio primavera rilascia in versione al momento digitale Editto I con la grafica curata da Alison Ford.
Nemmeno il tempo di iniziare l'ascolto e l'ormai voce riconoscibilissima di Fra ci catapulta in un turbinio di punk hardcore ben suonato ed espresso, il tutto racchiuso in nemmeno 20'. "Impersonale" se vuole essere una presentazione parte col piede giusto, suoni rapidi e senza fronzoli accompagnano l'urlato secco e sofferente, un timbro che seppur abbiamo imparato a conoscere rimane particolare e ben si accompagna sia ad i testi, mai banali o scontati con la loro carica critica e conflittuale, sia con l'ottima parte strumentale che non ha proprio bisogno di presentazioni.
"A Passo Incerto" piazza un altro bel colpo, ha tutti i crismi per essere il miglior pezzo dell'album, veloce e martellante ma al contempo intimo e sentito, altro esempio della non banalita' degli Ukaze che, seppur si muovono in un genere a loro confortevole, non scivolano nel pentolone del gia' sentito mantenendo la propria originalita'.
Altra bella prova e' il piu' lento "Faccio Muro", ritmiche controllate per dar risalto al cantato e soprattutto al dialogo conflittuale contenuto nel testo. Non mancano i passaggi piu' politici senza stravolgere la forma come ad esempio con "Vocazione Sceriffo", brano che si scaglia contro chi in questi ultimi anni di pandemia si e' eletto a vigilante e giudice dei comportamenti altrui. I quattro marchigiani non ti lasciano il tempo di prendere fiato che ti piazzano un altro pezzo superlativo, la veloce e diretta "Alla Testa" dai rapidi cambi di tempo con un finale in crescendo che ricorda gli Un Quarto Morto.
Dopo un brano strumentale, "Segno Nero", ecco "Palude" che torna su ritmi piu' contenuti ma non per questo meno accattivante, altra bella prova nella stesura dei testi sempre intimi e condivisibili. Le tracce continuano a scorrere tra brani piu' lenti e rockeggianti ("Estrema Sintesi") o sfuriate piu' veloci e rabbiose ("Ecco Cosa Resta", "Presente Semplice") fino alla chiusura affidata a "Ritratto Di Famiglia", altra cavalcata tra repentini cambi di tempo, fermate e ripartenze sempre sostenute dall'ottima sezione ritmica, chiusura perfetta di questa prova prima della band.
Che aggiungere, gli Ukaze si descrivono da soli con questo Editto I, album senza pecche e convincente dalla prima all'ultima nota che risulta mai scontato e mantiene alta l'attenzione, anche grazie a quei cambi di ritmi che non stonano mai tra un pezzo e l'altro. Da ascoltare e riascoltare in attesa di un'auspicabile uscita vinilica da consumare.
Joel

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