Giovinezza e bellezza sono episodi che fanno parte della nostra vita, stagioni, flussi passeggeri ai quali non dovremmo aggrapparci al loro immaginario come una scialuppa di salvataggio. Alla fine di noi, restera' sull'asfalto del nostro percorso i gesti compiuti e il solco imponente di quello che abbiamo vissuto in questa vita. Tanto vale vivere pienamente ogni secondo di questa esistenza seguendo un filo sempre spinti dalla voglia di creare qualcosa che rimanga come un fossile nel tempo, e che non resti un suppellettile fallace che al primo terremoto sociale si sfalda come neve al sole.
Cosi, negli incastri di giornate afose e frenetiche, nodose, incentrate tra far quadrare le cose e palliativi emotivi di varia entita' - tra tanti ascolti di questo meta' anno - Memento Mori dei Pornscars mi ha piacevolmente "disturbato" queste giornate e invertito una certa ciclicita' negli ascolti giornalieri. I Pornscars sono una realta' berlinese dedita ad un allettante combo assassina di garage punk sporcato di punk rock sulla scia di gruppi come i Dead Kennedys ed i Misfits.
Cinque musicisti che provengono da realta' e background diversi (Russia, Inghilterra, Spagna) che si uniscono all'insegna di unire le proprie forze ed idee - nell'era della deforestazione empatica di unirsi agli altri e' una rivoluzione.
Gasolio e fuoco che insieme fanno scintille sotto uno scheletro di punk sporco e tagliente.
Memento Mori e' un mini album, inizialmente pubblicato nel 2017, autoprodotto, e' stato pubblicato di nuovo nel 2020 sotto la N.O.P. Records, etichetta berlinese. Un caos infuocato dall'aspetto corrosivo e fresco distribuito dentro 9 lastre di puro punk rock crossover dove i nostri alternano riffing affilato, drumming tupa-tupa incalzante e voce al vetriolo dissonante e dal piglio un po' alla Jello Biafra. "Your Pretty Face" e' il loro biglietto da visita - guidato da una scattante batteria e riffing corposo, e' un ottimo brano di punk rock as usual guidato dalla voce diretta e rabbiosa. Un ottima rampa di lancio dove i nostri fissano esempi che poggiano su intrecci di basso nodoso e suoni acidi, drumming doppia cassa da manuale guidati da voce molto british ("Far From Safety"). O come "The Ballad Of Abe Sada", traccia che poggia su riffoni circolari incastonati dentro drumming incalzante e preciso guidato dalla voce che proietta descrivendo appieno la storia di Abe Sada, geisha giapponese che assassino' il suo amante facendo scalpore ma ispiro' molti artisti, filosofi, scrittori e registi. C'e' da dire che questa combo ha spesso a cuore raccontare le ombre di questa societa' moderna frustrata e lo fanno con molta cognizione di causa, anche nel brano "Jonestown", affrontano un caso di cronaca abbastanza doloroso e sanguinario, raccontando, il suicidio di massa accaduto nel 1978, in Guyana, dove 913 membri di una setta religiosa morirono nel piu' grande suicidio collettivo che la storia attuale ha visto proliferarsi. Il brano dallo scheletro garage punk scattante e diretto, riff sonici e ciclici, blast pieno - un brano a caratura corale e mirato.
Brani come "Son Of A Witch", crudo, nefasto e diretto dimostrano come i nostri riescano a distribuite liriche al vetriolo che si servono di sonorita' sporche - garage punk guidato da riff dissonanti, incisivi che sezionano per bene i nostri aridi pensieri.
Nel suo complesso e' un disco che non annoia anzi credo che il sapersi distinguere tra tante realta' li rende personali e diversi, il saper raccontare fatti di cronaca, attimi di vita e di tragedie accadute li rende davvero interessanti. L'unione tra le diverse personalita', e una sana attitudine unita ad un progetto sostenuto da dinamiche sonore sporche e decise fanno di questo progetto uno da segnare in agenda. Chissa' che mai avessimo la possibilita' di vederli suonare in qualche festival italiano.
Sarebbe una bella occasione.
Ms_Antrophy
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