Corpi (di Sophie Boop)
Corpi (di Sophie Boop)
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Sophie Boop - Pensieri Senza Mutandine
Nudi. Multiformi.
Se ne stavano sparpagliati sulla spiaggia, in piena luce. Nessuno cercava di coprirsi, ne' di chinarsi con piu' pudore. Piu' esattamente, non erano nudi, ma vestiti della propria pelle. Semplicemente corpi. Eretti, fieri. Tutti pressapoco simili e differenti per qualche piccolo dettaglio. L'acconciatura, la tonalita' e la trama della pelle. Qualche donna aveva labbra piu' pronunciate di altre, il monte di venere piu' carnoso. Qualcuna mostrava una peluria fitta, qualcun'altra - me compresa - aveva preferito lasciare quella parte di pelle completamente spoglia. Tenera, priva di difese. Un po' infantile nella sua innocenza, come se sperasse - e sapesse per certo - che anche cosi' non le sarebbe successo nulla di male.
C'erano bambini, anziani. Ragazzi anche, ma erano in pochi quelli che si scoprivano del tutto e che si muovevano con noncuranza, forse spaventati da quelle forme che cambiavano cosi' in fretta. Gli uomini poi, non gareggiavano in dimensioni. Passeggiavano. Prendevano il sole. Giocavano con le racchette. Come tutti gli altri. Tutti uguali, tutti diversi. Tutti naturalmente se' stessi.
Io stavo in riva al mare, guardando i tatuaggi che a poco a poco cercavano di confondersi con la pelle sempre piu' scura. Di tanto in tanto facevo il bagno per rinfrescarmi in quell'acqua - cosi' verde-azzurra, cosi' pura - sentendo che quella liberta' senza ostacoli che sentivo tra le gambe e su tutto il corpo era ogni volta una piccola resurrezione. Una presa di contatto - attraverso il fresco e il calore - con quel nocciolo e quel midollo che si nascondevano per la maggior parte del tempo sotto un abito che non calzava mai alla perfezione. Quando tornavo a riva i capezzoli svettavano come piccole promesse dai seni. Ma finalmente sentivo quello che erano: ghiandole. E cos'e' ero io: istinti, voglie, carne. Che oscillavano quiete, dondolandosi a un respiro. Affondando i denti nella polpa di una pesca contadina, immegendomi in qualche pensiero sul futuro prossimo, perdendomi in qualche fantasia. Qualche volta, eccitata, ho avuto paura che l'immaginazione potesse lasciare una traccia piu' scura sull'asciugamano. Ma in fondo, cosa importava? Era la stessa acqua del mare.
E non c'era nessuna morbosita' nel mio sguardo, cosi' come nel loro. E nessuno si preoccupava del proprio aspetto, nessuno si guardava altrove, che non fossero gli occhi. Magari in solitudine, qualche silenziosa osservazione sfuggiva. Qualche timido confronto, qualche piccola invidia che si scioglieva presto.
Non come in Italia, dove sembrava che nessuno avesse mai visto una donna nuda. Dove dopo che innumervoli erano passati a squadrarci, a fotografarci anche, un tipo si era messo di fronte a me e alle mie amiche a pisciare, di profilo, cosi' che potessimo vederne il getto zampillare un arco sugli scogli della spiaggia. Eravamo tanto stupite che solo dopo - quando ha iniziato a toccarsi - gli abbiamo urlato di andarsene. Buttavamo un sasso in mare ogni volta che qualcuno provasse ad avvicinarsi, e io avevo solo voglio di gridare: "se volete ve la faccio vedere meglio! Anche dentro!" sicura che li avrei umiliati. Succedeva a luglio.
Ma sembrava lontano, inconsistente. Come il resto. Come la sciocca idea di vestirsi, di cercare di uniformarsi, di aderire e far aderire la pelle a una qualche idea di bello, prendendosi forse gioco della natura, invece di godere di se' stessi e della vita, mostrandosi. Cosi' come si e' fatti. Corpi. Esseri umani.
Nudi. Multiformi.
Liberi.
Vivi.
Sophie Boop.
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Fonte: Corpi (di Sophie Boop)
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