Eppure, a che serve uno sciopero per il clima? E' facile dire: a nulla. Lo 0,04% di anidride carbonica nell'aria continua a intrappolare il calore del Sole; macchine semoventi grandi come navi continuano a scavare miniere di carbone a cielo aperto; gli aerei attraversano il cielo bruciando tonnellate di benzina ogni secondo. Mentre l'intera infrastruttura del mondo stringe il nodo della crisi climatica con la silenziosa violenza di un anaconda, a che serve che dei ragazzini scendano in piazza agitando cartelli? Saltando la scuola, in cui dovrebbero andare per capire qualcosa della protesta a cui partecipano? Un anno fa ho argomentato su queste pagine che in realta' ormai e' troppo tardi per fermare il cambiamento climatico. Come specie, semplicemente, non siamo abbastanza lungimiranti per il tipo di azioni pratiche - altro che scioperi! - di cui avremmo bisogno per arrestare la crisi climatica a livelli gestibili; di piu', se agissimo probabilmente gli sconvolgimenti sociali ed economici necessari incontrerebbero una giustificata e inevitabile resistenza. Poco tempo fa sul New Yorker lo scrittore Jonathan Franzen ha espresso una posizione singolarmente simile (sia pure commettendo vari errori scientifici). E allora?
La realta' e' che le nostre generazioni hanno letteralmente ammazzato il futuro alle prossime
Noi siamo vecchi e disillusi e saggi, dei ragazzini non ci fidiamo. Ci ricordiamo bene quando eravamo adolescenti noi, e attaccavamo un foglio con scritto sciopero al portone della scuola: una debole scusa per saltare una interrogazione. O lanciavamo un'occupazione in cui pregustavamo gia' di limonare e fumare le prime canne in ebbrezza e liberta'. Questi giovinastri vorranno la stessa cosa. Una scusa per fare bordello. I problemi, le soluzioni, sono ben altre. Siamo furbi noi, neh? Non ci facciamo manipolare da queste manifestazioni da fighetti, che non risolvono nulla. Siamo realisti, noi!

O forse questo cinismo e' solo un modo di proteggerci. Messi di fronte alla realta', ovvero che le nostre generazioni hanno letteralmente ammazzato il futuro alle prossime, molti di noi hanno reagito come calabroni storditi. Increduli che una teenager dal cervello come una katana ci dica la verita' in faccia. Ma Thunberg (a proposito, possiamo smettere di chiamarla "Greta" per nome, come se fosse la nostra nipotina? Forse sembra piu' piccola della sua eta' ma e' una giovane donna, merita rispetto come tale) e' un catalizzatore, e uno di quelli forti, quello che ha risvegliato si muove ormai anche senza di lei. Non e' che il simbolo del fatto che possiamo smettere di far finta di niente, che protestare e incazzarsi e' lecito, doveroso, e che possiamo unirci e prenderlo in mano, il futuro di questo pianeta. Che possiamo urlare davanti ai potenti della Terra "non vi perdoneremo mai", come ha fatto ieri alle Nazioni Unite.

E questo e' il punto e il merito del movimento per il clima, degli scioperi e delle manifestazioni. Thunberg si', fa stunt come venire in America in barca a vela invece che in aereo - cosa che e' stata ridicolizzata perche' chiaramente implausibile per quasi tutti noi. Mica detto che le faccia tutte giuste, anche se e' stato un buon modo per farci riflettere sui trasporti. Ma se bastasse discutere dell'andare in vacanza in aereo o in treno, di quale pellicola sia piu' sostenibile per impacchettare i broccoli, o se usare borracce invece di bottiglie di plastica, non servirebbe a nulla una manifestazione per il clima, ne' servirebbe andare al Congresso americano o alle Nazioni Unite a sputare in faccia la realta' ai leader del globo.

La questione e' sistemica. Come ha detto Thunberg al Congresso degli Stati Uniti, pensare che la risolveremo cosi', con piccoli ritocchi qua e la', e' "una storia per la buonanotte che ci rilassa e ci fa tornare a nanna". L'ambiente non si salva accumulando stimmate di santita' individuale. Come ha scritto Yessenia Funes, "mi rifiuto di credere che la gente debba vergognarsi di vivere nel mondo che abbiamo costruito". Abbiamo costruito un mondo in cui il nostro impatto ecologico, e non solo climatico, e' inevitabile; il nostro modello economico si basa sull'assurdo di una crescita infinita su di un pianeta a risorse finite. Perfino i capitalisti dicono che il capitalismo non funziona piu', oramai.

Quello a cui serve lo sciopero per il clima quindi non sara' ridurre le parti per milione di anidride carbonica, direttamente - anche se aumentare la consapevolezza di certo male non fa. Non ci aiutera' neanche immediatamente ad arrivare sotto i 2, o neanche i 3 gradi di riscaldamento globale medio, anche se magari, influenzando l'opinione pubblica, potremo tirare il freno un poco, e ricordare sempre che ogni decimo di grado fara' moltissima differenza. Quello a cui servono gli scioperi come il clima e' l'essere nucleo di cambiamento sociale, culturale, politico. Servono a creare un movimento consapevole di come noi, come specie, abbiamo alterato il nostro destino: e se l'abbiamo fatto sbattendo come sonnambuli verso il precipizio, ora potremo farlo consapevolmente. Dovremo adattarci al mondo che abbiamo creato, a questo perverso terraforming che ci porta verso un pianeta piu' caldo e quindi, se tutto va come va, piu' pericoloso, precario, ingiusto, violento.

E per adattarci servira', prima di cambiamenti tecnologici, una consapevolezza sociale e politica diversa, servira' la comprensione che ci servono modelli altri rispetto alla ruota del mulino capitalistico su cui giriamo. Servira' creare una societa' solidale, compassionevole, ma anche forte e capace di guardare in faccia alla realta'. E i cambiamenti sociali nascono anche cosi': scendendo insieme da ragazzi in una piazza, guardandosi negli occhi, e con la sensazione di poter fare qualcosa. A diventare vecchi e disillusi c'e' tempo.

Per decenni il movimento ambientalista e' stato deriso come una sorta di vezzo da ricchi hippy, da abbracciatori professionisti di alberi. E' stato addirittura osteggiato dalle persone "serie" come anti-scientifico. In queste critiche ingenerose c'e' un nucleo di verita', ci sono state battaglie scellerate in nome dell'ambiente, ma altrettanto scellerato e' stato l'atteggiamento di chi pensava che fosse scientifico e razionale fregarsene o perdersi in distinguo - come tuttora fanno molti surciliosi commentatori - invece di prendere sul serio la questione. Mi ci metto anche io, ho commesso anche io questo errore. Ora le cose sono cambiate. Ora c'e' una generazione che, se non puo' riprendersi il futuro che le abbiamo letteralmente bruciato, puo' perlomeno riprendere se' stessa. Unirsi per affrontare il mondo che l'aspetta. La rabbia di Thunberg che urla alle Nazioni Unite "non ve la faremo passare liscia", sostenuta da milioni di persone in tutto il mondo, e' una delle poche speranze che mi rimangono.
Massimo Sandal

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Fonte: Lo Sciopero Per Il Clima Non Serve A Niente, Ma Ci Salvera' (di Esquire)
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