In questo senso viviamo infatti dei ritardi teorici ed organizzativi che si basano su modelli progressisti e sviluppisti, secondo cui l'evoluzione tecnologica e lo sfruttamento della natura sono indispensabili per garantire la sopravvivenza della specie umana.
Un esempio di questo concetto fu il mito marxista del "massimo sviluppo delle forze produttive", ma anche il socialismo reale si affermo' nella stessa direzione, indicando nel progresso del capitalismo, nel lavoro industriale e nel "neoschiavismo" la via verso l'emancipazione.
In nome del progresso/regresso, si diedero pieni poteri alla scienza ed alla tecnologia, senza minimamente considerare la devastazione ambientale e l'inquinamento da esse derivanti.
Antropologicamente deviati?
Il concetto di sfruttamento e' talmente radicato negli esseri umani, che siamo poco propensi a considerare gli effetti nefasti del nostro egoismo sociale, almeno nel lungo termine.
Finche' saremo governati infatti dalla logica del profitto e del consumo e finche' giustificheremo lo sfruttamento delle risorse, il massacro di altri esseri viventi e la devastazione ambientale, non riusciremo a liberarci dallo stato di schiavitu' in cui ci troviamo, ne' potremo trovare soluzione ai problemi reali che affiggono la nostra societa'.
Utopia? Niente affatto.
Se la politica moderna "d'avanguardia", si concentrasse su queste spicciole tematiche, troverebbe probabilmente la strada per una nuova rivoluzione di portata globale.
Cominciamo analizzando brevemente il discorso dello sfruttamento ambientale ed animale.
Come sappiamo, le risorse naturali disponibili sul pianeta scarseggiano, eppure le multinazionali si ostinano a spremere fino all'osso ogni luogo in cui trovi ancora qualcosa da sfruttare.
La distruzione degli ecosistemi ci portera' all'estinzione ed in effetti, a partire dalla rivoluzione industriale abbiamo causato danni ambientali irreparabili, in tempi cosi' serrati, che gli scenari pessimisti non possono certo definirsi frutto di paranoie complottiste.
Sfruttamento indiscriminato.
La stessa logica dello sfruttamento viene applicata nei confronti degli animali degli allevamenti intensivi.
Milioni di povere bestie sono mantenute in condizioni di vita odiose e macellate senza pieta' per il palato degli occidentali o per assecondare le loro stravaganti mode.
Oltre all'aspetto animalista, occorre tener presente che se le terre utilizzate per gli allevamenti intensivi, (spesso vengono deforestate intere foreste per i pascoli) venissero utilizzate per l'agricoltura, quasi tutto il pianeta avrebbe da mangiare e si ridurrebbe sensibilmente l'inquinamento provocato dalle emissioni di gas animali.
La soluzione?
Affinche' si eviti ogni forma di coercizione e sfruttamento coatto, sia nei confronti degli esserti umani, sia nei confronti degli altri animali, la societa' si dovrebbe fondare sull'idea regolativa del comunismo "interspecifico" e sui principi Vegan, sull'antispecismo, sull'anarchismo libertario, anticapitalista, anti colonialista e anti imperialista.
In realta', il bisogno di liberta' anarchica alberga in tutti gli animali sociali e senzienti, ma l’arroganza antropocentrica ci ha fatto dimenticare questi fondamentali aspetti antropologici.
Anzi, ci siamo sempre piu' convinti di essere destinanti al comando ed alla supremazia nei confronti delle altre specie animali.
A differenza dell'animalismo di facciata, che riconosce diritti parziali agli esseri animali, quale misera appendice dei diritti "universalmente riconosciuti agli esseri umani", agli animali non umani, l'antispecismo parte dal presupposto che non esiste alcuna superiorita' della specie umana sulle altre specie animali e sostiene che l’appartenenza a una specie non giustifichi la pratica di disporre della vita e della liberta' di un essere di un’altra specie.
La soluzione e' a portata di mano, serve solo coraggio...
Simona Mazza
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Fonte: Antispecismo, Anarchia E Veganesimo: Tre Ideologie Capaci Di Rivoluzionare Gli Stili Di Vita (di La Spia Press)
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