Sono voluminosi, materia viva, quasi un tabu': di norma, devono stare dentro e quando invece si vedono fuori dal loro contenitore, non solo i nostri occhi, ma persino il nostro corpo, intuiscono qualcosa che non va, di strano e ributtante. Si deve poi sradicare la pelle dai muscoli e tagliare tutto in pezzi da elaborare, affinche' la carne non si rovini. Non e' facile da sopportare, soprattutto se non s'indossano le lenti millenarie degli occhiali della Bibbia e di altre religioni monoteiste moderne, attraverso cui si ha in qualche modo la certezza che il dolore degli animali sia inconscio e quindi sopportabile, o comunque non sofferente.

Donald rimane scioccato dallo spettacolo e da quel momento diviene vegetariano. A diciotto anni si convince che il consumo non solo della carne, ma di ogni altro ingrediente proveniente da un corpo animale, sia immorale. La parola vegan, pero', non esiste ancora. La inventa lui stesso, per sottrazione: "vegan" e' il risultato di un "vegetarian" a cui si e' tolto qualcosa. Questo qualcosa, che rappresenta metaforicamente tutti i prodotti di origine animale che i vegetariani consumano e i vegani no, sono i latticini, le uova, il miele, la lana delle pecore da indossare, gli oggetti e vestiti di cuoio, e cosi' via. La metafora e' anche ideologica. I vegani si rifiutano di accettare l'idea che esistano delle gerarchie prestabilite che ci portano ad accettare di buon grado lo sfruttamento animale, sotto ogni punto di vista. E' un sottrarsi quindi a una visione del mondo che vede l'uomo al di sopra di tutto e di tutti, e che si siede su quel trono senza alcun senso di colpa: oggi chiameremo questo modo di pensare antispecismo.

La differenza tra un vegano e un vegetariano sta, infatti, anche nell'approccio nei confronti delle altre specie diverse dall'homo sapiens: se il vegetarianismo e' un tipo di dieta, che puo' o no essere associato a una filosofia e a un certo modo di pensare, invece il veganismo viene di solito inteso come un'ideologia piu' olistica, che ha forse piu' a che fare con la costruzione di una societa' nuova e di un modo di pensare diverso e non solo con quello che si mette in tavola. Tutte le specie animali devono avere gli stessi diritti, per i vegani, e lo sfruttamento animale da parte degli esseri umani non e' - soprattutto oggi e in particolare nell'occidente moderno - solo inutile, ma anche dannoso all'ambiente e alla salute, oltre che grandemente immorale. Watson, gia' membro della Leicester Vegetarian Society, nel Novembre del 1944 fonda la Vegan Society e definisce il veganismo come "una filosofia e un modo di vivere che cerca di escludere - per quanto possibile e praticabile - ogni forma di sfruttamento e di crudelta' verso gli animali per il cibo, il vestiario o qualsiasi altro scopo; e per estensione, promuove lo sviluppo e l'uso di alternative prive di prodotti animali a beneficio di esseri umani, animali e ambiente. In termini dietetici, denota la pratica di evitare tutti i prodotti derivati in tutto o in parte da animali."

(A philosophy and way of living which seeks to exclude - as far as is possible and practicable - all forms of exploitation of, and cruelty to, animals for food, clothing or any other purpose; and by extension, promotes the development and use of animal-free alternatives for the benefit of humans, animals, and the environment. In dietary terms, it denotes the practice of dispensing with all products derived wholly or partly from animals.)

Anche Leslie J. Cross, fondatore insieme a Watson della Vegan Society, definisce il veganismo non come una dieta, ma come "il principio dell'emancipazione degli animali dallo sfruttamento da parte degli uomini" per poi aggiungere che "[l'ideologia vegan] cerca di porre fine all'uso degli animali da parte dell'uomo negli ambiti che riguardano il cibo, le merci, il lavoro, la caccia, la vivisezione e tutti gli altri usi che comportano lo sfruttamento della vita animale da parte dell'uomo".

Secondo alcune studiose scegliere di eliminare la carne dalla propria dieta, e' anche una questione di genere e un modo di lottare contro la dominazione maschile della societa'. Carol J. Adam, scrittrice del "The Sexual Politics of Meat" (pubblicato in Italia da Vanda Edizioni con il titolo "Carne da macello. La politica sessuale della carne"), nel suo libro spiega come mangiare carne debba essere considerato parte integrante di una mentalita' che ha moltissimo a che fare con il patriarcato, di cui e' simbolo. Percio' scrive che "non solo la difesa degli animali e' la teoria e il vegetarianismo la pratica, ma il femminismo e' la teoria e il vegetarismo e' parte della pratica".

("Not only is animal defence the theory and the vegetarianism the practice, but feminism is the theory and vegetarianism is part of the practice.")

Secondo Adam evitando di mangiare carne e abbracciando una dieta che rifiuta uno dei simboli del patriarcato, rendiamo tangibili le ideologie sia femministe che animaliste: di fatto, non basta dire di amare gli animali per essere animalisti, si deve anche evitare di mangiarli e di causare loro sofferenze con il nostro stile di vita; e la stessa cosa vale per il femminismo: rifiutando di accettare una dieta che si basa sulla cultura patriarcale per cui la specie umana, anzi no, proprio l'uomo, sia l'essere superiore del pianeta, andiamo in una maniera concreta e non solo teorica contro il patriarcato e contro lo status mentis che permette la sua perpetuazione nel tempo.

A me piace intendere sia la filosofia alla base del vegetarianemsimo che quella alla base del veganismo come un modo di unire i puntini di un'immagine molto piu' ampia di quello che ci aspettiamo sia solo la scelta di una dieta. Sempre nel suo libro, Adam parla di quest'idea chiamandola il "referente assente", asserendo che durante la macellazione e poi nel suo consumo, gli animali e la loro uccisione divengono invisibili: gli animali vivi non possono chiaramente essere mangiati, per cui un corpo morto rimpiazza quello vivo. Senza animali morti non ci sarebbe carne, ma attraverso il linguaggio, la loro esistenza e la loro vita viene azzerata. Quando si parla di bistecca, di costoletta o di braciola, infatti, non si accenna a corpi morti: ai pezzi smembrati del cadavere di un animale sono assegnati dei nomi gastronomici, cosi' sentendo questa nomenclatura non si pensa all'uccisione e alla macellazione della bestia, ma alla "cuisine". Assistendo alla macellazione del maiale presso la fattoria di suo zio, Watson unisce i puntini e scova il referente assente che si cela dietro l'hamburger: scopre cosi' quindi che dietro al consumo di carne c'e' molta sofferenza.

Il veganismo e il vegetarianismo, sono due ideologie strettamente connesse ed entrambe storicamente non appartengono alla visione del mondo della societa' occidentale: quest'idea di non introdurre carne nella propria dieta va molto indietro nel tempo e dimostra come le idee siano sempre circolate tra le culture, in una maniera piu' attiva e connessa di quello che siamo forse portati a credere oggi quando pensiamo al passato.

Le prime persone vegetariane documentate dalla storia risalgono a un periodo che va dal 3300 al 1300 BCE, personaggi che hanno vissuto nella valle dell'Indo, quindi tra il Pakistan e l'India del Nord attuale: alcuni di questi primi vegetariani includono il filosofo pre-vedico Mahavira, Acharya Kundakunda, filosofo e monaco giainista, il poeta tamil Valluvar, l'imperatore indiano Chandragupta Maurya. Le loro idee si espansero anche verso occidente, passando attraverso l'antica Grecia: sappiamo ad esempio che Empedocle, Plutarco, Plotino, Ovidio, Seneca il Giovane fossero vegetariani. La motivazione che davano riguardo alla loro scelta di non mangiare carne riguardava la credenza della trasmigrazione delle anime: se un domani anche loro fossero nati non so, maiali, di certo non sarebbero stati contenti di essere sgozzati e scuoiati per diventare salsicce da arrostire alla brace dopo un sacrificio agli dei. Anche il faraone egizio Akhenaton (1350 BCE) pare avesse bandito il sacrificio di animali agli dei, poiche' credeva che la vita data dal dio Aten fosse sacra e non stesse a noi umani disporre della vita e della morte delle sue creature. Pitagora era vegetariano, e si dice che venisse preso in giro per questa sua scelta: cio' non di meno il suo stile di vita, che comprendeva mangiare pane, miele e tante verdure, era noto come Pitagoreo, e veniva seguito anche dai suoi seguaci.

Una delle prime persone note per avere scelto un'alimentazione del tutto vegana e' stato il poeta, scrittore filosofo siriano al-Ma'arri* (973 - 1057), anch'egli credevente nella trasmigrazione dell'anima. Nel 1806, il Dr William Lambe e il poeta Piercy Bysshe Shelley, entrambi membri della Vegetarian Society of England, sono le prime personalita' inglesi a rifiutarsi pubblicamente di mangiare anche uova e latticini per questioni etiche. Dopo la fondazione della Vegan Society da parte di Donald Watson, tra il 1940 e il 1950, l'ideologia vegana inizia a espandersi: nascono societa' vegane in California, in Germania e in India. Nel 1960 viene fondata l'American Vegan Society e il veganesimo comincia a divenire piu' noto anche negli Stati Uniti.

Il primo giorno di Novembre del 1994 viene stabilito il World Vegan Day da Luise Wallis, segretaria della Vegan Society: la data viene scelta in occasione del Cinquantesimo anniversario dalla fondazione della societa' e inoltre la scelta del giorno, l'1 di Novembre, associato ad Halloween e al reame dei morti, e' un modo sottile per onorare gli animali uccisi per essere mangiati.

Oggi, in Italia, i vegani rappresentano il 2,2% della popolazione, mentre tra vegetariani e vegani sono l'8,9%. In generale, il consumo annuale di carne nel paese e' calato da 81 kg a 76 kg pro capite. Secondo una stima delle Nazioni Unite, il numero delle persone vegane al mondo e' in rapida ascesa: oggi sarebbero 78 milioni. Come scrive Jonathan Safran Foer nel titolo di un suo recente articolo apparso sul New York Times:

"La fine della carne e' qui. Se t'importa dei poveri lavoratori, della giustizia razziale, e del cambiamento climatico, devi smettere di mangiare animali".
Virginia Patrone


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Fonte: La Fine Della Carne (di Yanez)
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