Torna su queste pagine un pezzo della Sardegna HC, un gruppo ormai in attivita' da circa 8 anni.
Mi riferisco ai Paintrue, gia' apparsi qui nel corso degli anni con altri due dischi. Nel 2010 e' uscito Cosi' Sempre Sara', registrato a cavallo tra il 2009 e il 2010. Il disco segna anche l'abbandono di Stefano, voce e co-fondatore del gruppo stesso, sucessivamente sostituito da Davide.
Nel corso degli anni i pezzi sono rimasti assai veloci, schietti e influenzati da sonorita' tipiche del punk nostrano anni '80, cosi' come la politicizzazione dei testi che resta un punto cardine della proposta musicale dei Paintrue.
La track-list e' composta da sedici tracce, sei delle quali erano state gia' pubblicate nel Promo del 2007.
La prima traccia e' "Cosi' Sempre Sara'", dove emerge una rassegnazione nei confronti delle brutture del nostro mondo, tormentato dal dominio politico, militare ed economico. Testo stringato e voce rabbiosa, il tutto scandito da una batteria martellante.
"Arrivismo" esprime odio per tutti gli illusi dalle promesse di ricchezza e prestigio offerte dal modello di vita dominante, menomale che c'e' il growl, non troppo estremo, di Stefano a dire le cose come stanno. "Mano Alla Gola", che e' poi la minaccia costante che tutti subiamo quotidianamente da parte di tutto cio' che cerca di condizionarci. Un minuto di frustrazione e insofferenza.
"Detesta" tutte le gerarchia insite nella societa' attuale, nel tentativo di riappropriarsi della vita. Il pezzo scorre via velocemente, incalzato dal ritmo ben scandito dettato dall'incedere del ritornello. "Carogna", come sara' facile capire, e' dedicata a tutti gli infami, categoria in cui spesso ci si imbatte. Traccia fulminea, interpretata con un growl possente.
"Nessuna Speranza" e' una traccia molto densa, il testo viene sputato fuori in modo grezzo, eccetto un intermezzo cantato senza il solito growl, bensi' discorsivo. Bello l'intreccio tra parti lente e veloci, che spezza a tratti l'andamento del pezzo. "Vita" e' intrisa di nichilismo pessimista, tremendamente cupo e rassegnato. Un minuto appena, che scorre filato senza poter riprendere fiato. "Morte" segue la stessa scia tracciata dal pezzo precedente, il testo e' particolarmente introspettivo e decadente.
"Lame" rappresenta un'invettiva contro chi e' rimasto prigioniero dell'uso di droga, perdendo cosi' la propria autonomia. Furiosi colpi di batteria scandiscono tutta la durata del pezzo, che alterna anche parti parlate e stacchi rabbiosi. "Le Vostre Scuse" trasuda disprezzo e disillusione, sentimenti espressi da un cantato particolarmente espressivo. La parte centrale, prettamente strumentale, ricalca lo stile dei pezzi precedenti, con velocita' piu' moderate e sonorita' sincopate.
"Rinchiusi" e' un inno di vendetta nei confronti della prigionia statale nelle galere, il pezzo vola via ad altissime velocita' supportato da cori precisi e grezzi. In "Guerra" c'e' una brevissima esposizione delle atrocita' che comporta la guerra, disegnando un contesto assai cupo e deprimente. La voce comunica lo strazio e la velocita' del pezzo fa percepire un profondo senso di oppressione.
"Religione" e' una scheggia anticlericale di 13 secondi. Ascoltare per credere. "Alienazione" affronta una condizione assai comune, quella di individuo spersonalizzato e ridotto a semplice numero. Odio e disprezzo, accompagnati da un ritmo particolarmente scandito dalle chitarre in modo massiccio.
"Vendetta" traccia un atteggiamento deciso, estremo e combattivo. Anche stavolta la parte parlata spezza bene la traccia, alternandosi al sollito cantato gutturale. "Fine" e' l'ultimo tassello di questo mosaico tetro, spesso decadente e ostile. Solita durata media, parole che si susseguono velocemente una dopo l'altra, su un tappeto musicale di suoni aspri e taglienti.
I Paintrue, anche a distanza di anni, ripropongono un'identita' musicale piuttosto netta, con poche variazioni musicali anche all'interno di questo stesso disco. Spesso, questo non e' per forza qualcosa di sgradito.
I testi sono sempre minimalisti, molto ridotti concettualmente tanto quanto la breve durata dei pezzi.
Personalmente, li inserisco tra le sonorita' sarde che mi piacciono e che, nel corso degli anni, mi sembrano ancora coerenti!
Sghigno
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