E' proprio questo il compito delle recensioni: cercare di impressionare positivamente il lettore, invogliandolo a compiere le azioni sopra citate (o cercare di persuaderlo per allontanarlo dalle stesse).
Insomma, gli High Circle dicevano "Aiuta la tua scena".
Sono solito scrivere introduzioni inutili.
Il disco in questione e' davvero un bel lavoro uscito per la Hurry Up! Records contenente 8 nuove canzoni piu' una cover dei Frammenti, con un nome indelebile sul fronte della copertina che funge da garanzia : KAFKA.
Il gruppo genovese e' senz'altro una realta' del nostro paese, una bend che da 10 anni continua imperterrita per la propria via collezionando album di ottima fattura come lo stesso The Will e Truths.
Al primo ascolto si percepisce flebile ,ma concreto, l'allontanamento delle sonorita' dagli innesti un po' thraseggianti che li contraddistinguevano in Truths, rendendo il cantato anche piu' comprensibile, spesso parlato in stile Peggio Punx di "Cattivi Maestri", e riducendo anche il tono di voce eccessivamente "alto", quasi Halfordiano.
Se negli album precedenti la velocita' rappresentava solo momenti sporadici,qui diviene colonna portante del disco tutto.
Appare inutile elogiare le qualita' tecniche del gruppo, ormai assodate e migliorate in questi anni di attivita', che raggiungono qui una impeccabile precisione d'esecuzione impareggiabile nonostante i tempi accellerati.
L'album pullula di ottime alternanze vocali tra un corposo screaming ed un cantato (o parlato) malinconico ed elaborati e aberranti cambiamenti di tempo che sfociano in spunti spesso caotici, ma premeditati e domati brillantemente, fino al ritorno trionfale ad una piu' limpida base ritmica.
Uno dei migliori episodi del cd in questione e' sicuramente "Albero", per quanto concerne la base musicale e la lirica stessa.
L'apertura avviene in maniera talmente brusca da far si che l'ascoltare si aggrappi a qualche appiglio, per evitare di esser sommerso dalla brutalita' che arriva direttamente all'udito.
Ma l'orecchio si focalizza solo sulla base musicale, lasciando alla voce (o meglio al testo) un compito quasi di inutilita', come se fosse un contorno di verdura accanto ad un piatto di pasta.
Tutto assume lineamenti piu' nitidi pero' con la lettura del testo, la cui azione complementare rende il brano uno dei migliori mai composti .
E' geniale il paragone di un pino storto e nano alla vita umana, o meglio, una similitudine che funge da incoraggiamento alla non-rassegnazione, al continuare ad esser vivo.
E appunto questo albero, perennemente soggetto alle intemperie della vita (ma anche intemperie intese come perturbazioni atmosferiche), strenuamente resiste.
"Caparbio" perche' continua a seguire la propria via senza tener conto delle difficolta', senza arrendersi, continuando a perseguire gli obiettivi che ha prefisso, affondando le radici in quella poca terra che nel brano rappresenta il sogno, gli ideali, la vita stessa.
Un testo fantastico dal significato degno di nota, uno dei migliori mai letti.
Non si tratta pero' d'un elemento isolato, vi sono infatti molti spunti interessanti come il caso de "I piu' deboli", che tratta di quell'istinto di prevaricazione insulso e infondato basato su un concetto di superiorita' balordo, a scapito, in questo caso, degli animali.
Un disco davvero complesso e costruito bene, che alterna momenti di frenesia come "Cuore di Cane" a momenti meno riusciti come "Scivolando Via".
Purtroppo la cover dei Frammenti non m'e' piaciuta, nulla di particolare, pero' la voce non e' per niente adatta ad una base cosi' melodica, avrei preferito che il singer avesse adottato la sua indiscussa dote di screamer per creare un'antitesi tra base melodica e cantato violento.
Da premiare il buonsenso di evitare il finale originale "Na Na Na...".
Ma sono solo gusti.
Resta uno dei migliori album di questi ultimi anni.
Bravi Genovesi.
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