"Still In Da Game per dimostrare che l'hardcore non muore mai! non lo puoi cancellare se e' dentro di te. Anche se nella vita molte volte perdi delle battaglie o tocchi il fondo, lo stile di vita HC ti dara' sempre la forza di alzarti da terra, di andare avanti e migliorare sempre di piu' per inseguire i tuoi sogni! perche' finche' credi hardcore, finche' credi nei fratelli e finche' credi in te stesso...sarai ancora nel gioco!"
Rimanere in pista, come dice appunto il loro stesso nome, e' una costante di questo EP uscito nel 2008 e attualmente scaricabile dal loro myspace.
Dopo due settimane di ascolto, tra casa e macchina, credo di poter affiancare le loro sonorita', oltre che ai loro paralleli progetti musicali, a quel suono newyorkese di fine anni '80 e nello specifico quello rabbioso e diretto dei Madball.
Le canzoni degli Still In Da Game sono caratterizzate da una buona intesa tra le due voci, una decisamente growl alla maniera death/brutal e l'altra piu' affine ad un rap dalla cadenza martellante, la batteria accompagna in maniera precisa e ostinata le voci cosi' come le due chitarre forniscono tutti i presupposti per una buona riuscita dei pezzi, adattandosi molto bene ai ritmi dei cantanti.
I testi sono in inglese ma, anche grazie ad una registrazione dagli standard accettabili, sono ben comprensibili e soprattutto consultabili sempre sul loro myspace.
Adesso scendiamo nello specifico, l'EP e' formato da cinque tracce (intro + quattro canzoni), ed iniziamo proprio dall'intro dove il gruppo non fa altro che annunciarsi, urlando il proprio nome con il tono orgoglioso e potente che ci accompagnera' per il resto dell'ascolto.
Il primo pezzo, "My past mystake", ci ricorda come vecchi errori e vecchie sofferenze tornino a procurarci dolore e che l'unico modo per affrontare la vita e' combattere per essere rispettati.
Subito le due voci si alternano nella prima strofa, poi e' la voce di Fiore a tornare solista in un intermezzo dalle sfumature rapcore, finendo con un nuovo alternarsi col pesante ma preciso growl di Marco.
Nel secondo pezzo, "Alone i will carry on", ci viene presentata una realta' del tutto fallimentare ed una condanna alla sofferenza che sembra non avere soluzione se non con l'ostinarsi ad andare avanti, anche se ci sembra di esser soli. Le strofe sono ripartite in maniera precisa, inizia Fiore per poi dare il cambio a Marco, concludendo poi di nuovo Fiore che ripropone la prima strofa ma in spagnolo, accompagnato dal growl che si limita a puntellare la cadenza.
E' la consapevolezza del dover far fronte a tante difficolta' a caratterizzare il terzo pezzo, "Respect Me", e del dover esigere rispetto per andare ancora avanti. Fin da subito, e cosi' per tutta la durata della canzone, le due voci affrontano insieme le strofe senza suddivisioni precise, garantendo un'ottima riuscita del testo che risuona davvero imperioso.
"Still in da game", il titolo dell'ultima canzone che e' l'unica a superare la soglia dei tre minuti, riesce davvero a calarci in un contesto apocalittico dove il mondo e' in pieno declino e una crescente misantropia ci porta ad odiare l'umanita' per le nefandezze che ha compiuto.
Questo non deve bastare a scoraggiarci ma, anzi, deve farci capire che e' il momento di giocare le nostre carte e resistere! Subito il growl ci trasmette la tragicita' delle prime battute, seguita poi dalla voce agile e pulita di Fiore che completa la prima parte del pezzo. Le altre due strofe sono speculari delle prime due, solo il loro ordine risulta invertito e piu' volte viene ribadita l'importanza di restare in gioco, tema portante dell'EP.
Che dire in conclusione...da Caserta sale alla ribalta un hardcore che non la manda certo a dire, anzi, gli Still In Da Game non vogliono far altro che urlare in prima persona il disprezzo per questa societa' e la voglia indomita di andare avanti, "perche' finche' credi hardcore, finche' credi nei fratelli e finche' credi in te stesso...sarai ancora nel gioco!".
Sghigno.
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