Parliamo di questo demo di quattro pezzi che mi sta ronzando nelle orecchie, che poi e' l'unico motivo per cui sto scrivendo.
Si parte forte, con la chitarra aggressiva ed abbastanza veloce di "The paradoxe" e subito intuiamo in che zona ci siamo addentrati, si viaggia sui binari di un garage punk ben concepito ed eseguito senza indecisioni. Le schitarrate leggermente acide e taglienti puzzano di scantinato come dovrebbero, la voce sguaiata e sapientemente sregolata si amalgama bene al contesto che comprende anche linee di basso poco valutabili, dato che sono mortificate dalla scelta di privilegiare nettamente i toni alti, ed una batteria che non va per il sottile puntando con decisione al divertimento piuttosto che addentrarsi in prove di bravura estrema. Non e' un genere che ascolto con assiduita', cosi' i miei riferimenti a gruppi particolari sono un po' limitati, pero' mi hanno ricordato i Gas Huffer.
Prima della divagazione, con annesso commento generale, stavamo parlando della prima traccia, ossia "The paradoxe", abbiamo gia' detto dell'attacco incendiario ma proseguendo la canzone non perde mordente, risultando un pezzo con un bel tiro e "scalcinato" il giusto, io l'ho trovata molto divertente, anche il testo se la cava, pur essendo semplice e poco articolato sfoggia una qualche dose d'ironia che non guasta mai. E poi se la prende con emo, metallari e raver, cosa che fara' sicuramente la felicita' di molti ascoltatori.
La seconda canzone e' "I must be ignorant", si propone la solita miscela che caratterizza il dischetto in questione, carina anche questa pur essendo, a mio parere, leggermente meno vibrante della canzone d'apertura, in molte parti si abbassano leggermente i ritmi, ma la voce sostiene bene la parte assegnatagli ed in definitiva vien fuori un pezzo discreto.
"The pervert" ha un testo (occhio che sono tutti in inglese) che si fa apprezzare, se la prende con i pedofili senza mai menzionare la parola, e questo per me e' un gran pregio. Musicalmente non mi ha colpito eccessivamente ma comunque non si puo' dire che nel suo genere sia da buttare via, tutt'altro; tra l'altro mi e' sembrato di scorgere qualche leggerissima e vaghissima eco post punk nell'arraggiamento.
E siamo arrivati a "Cowboy killer", cioe' la canzone che ci accompagna alla conclusione. Mi ha colpito molto l'armonica a bocca che ci fa entrare subito in clima far west, che poi e' il tema centrale del pezzo, gli Slang For Drunk si scagliano contro la tradizionale leggerezza americana nel trattare la vendita e l'utilizzo delle armi da fuoco. L'incuria, si sa, genera mostri ed il gruppo stigmatizza il modo grossolano con cui l'americano medio si rapporta a certi oggetti ed a certi temi. Sparare per divertirsi, proteggersi, sentirsi potenti e al sicuro. Certo, se poi tutti hanno una pistola la cosi' tanto sbandierata sicurezza va a farsi fottere, ma a loro va bene cosi', senza troppe considerazioni. La canzone e' ben congegnata, testo e musica aderenti nell'atmosfera e nello stile, interpretazione impercettibilmente sbavata, ma e' un dettaglio che non si nota quasi. Come minimo ci saranno due canzoni in download, scaricatevele e ascoltatevi un po' garage ben fatto. Amen.
InYourHead

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