Ritroviamo nell'album proposti nuovamente alcuni brani gia' contenuti nella demo, quali: "Deserti Affollati", "Onda Molesta", "Arcobaleno Nero". In questi brani ri-registrati, si notano, all'infuori della migliore qualita' del prodotto sonoro, poche e sottili variazioni rispetto alle precedenti registrazioni. Solo la voce risulta palesemente piu' graffiante e potente, meno ruvida e piu' limpida, chiara. Ale, il cantante offre, dunque, un'ottima prova canora dopo quella presente nella demo, gia' apprezzabile.
Proprio questi tre brani riproposti sono alcuni dei migliori del lavoro totale; e', infatti, a parer mio, la perla del disco una canzone come "Deserti Affollati", che cito: "Tragitto Libia - Italia // da inferno a inferno // mucchi di esseri umani // sotto il destino di un'onda // sotto i venti della disperazione // i pianti, i lamenti e le speranze //cercano un rifugio nel buio // e l'aguzzino sorride // cercano soltanto qualcosa di meglio che morire // ma nel momento in cui si tocca terra // saranno accolti, raccolti, rinchiusi! // Ospiti nuovi di gabbie mai vuote dove la violenza e' la logica [...]", o la strofa da cui e' stato estrapolato il titolo dell'album "Il cibo qui ha il sapore di un pugno // e tutto fa parte di un solo disegno // spegnere il sentimento // e azzerare la lucidita' // soffocare i loro sogni". "Deserti Affollati", che, al termine del testo, ha tanto di tragico epilogo nella storia che racconta (che non vi anticipo), e' un vero e proprio spaccato dell'infelice tempo che viviamo; drammaticamente attuale, crudamente veritiero.
Non credo sia un caso che sia stata scelta questa frase come nome del lavoro, che si ricollega al suddetto testo con questa tematica, credo che anzi la frase "Il sapore di un pugno" gia' da sola, valutata dopo essere venuti a conoscenza del contesto al quale si riferisce, ben rappresenta la linea interpretativa da seguire per cogliere appieno l'essenza degli Occhi Pesti, di quello che raccontano e chiaramente denunciano, di come lo fanno e perche'. Piu' che tenere gli occhi (per l'appunto, pesti) chiusi e ignari, ci propongono di aprirli, anzi spalancarli e osservare bene, con occhio critico, quello che succede attorno, e con le loro parole attuano quello che realmente dovrebbe essere il compito della musica, almeno di questa, far riflettere.
"Arcobaleno Nero", con una lirica molto piu' velata, ma sempre una manifesta denuncia allo stato attuale di cose ("senti va ora in onda il loro grido di battaglia // in 30 secondi forzano la tua volonta' // una frase incessata irrompe nel tuo nuovo giorno // crea una grande offerta a domande che non fai // e vedi manichini con uno sguardo muto // [...] // vortice di un'economia violenta // senza tregua senza riposo non ti lascia il respiro // vortice di un'economia che incanta // promette e da' speranza // poi ti rimette in gabbia"), presenta oltre al bel testo anche una struttura abbastanza complessa, ricolma di stop'n'go, continue sfuriate ed accelerazioni.
L'"Onda Molesta" ("ora non ci sono // e non so nemmeno il perche' // intrattabile e poca la gioia di vivere // [...] // ora non ci sono, ora c'e' l'onda molesta che vive per me"), e' l'unico testo personale e colpisce l'attenzione in particolar modo per il buon giro di basso ed i riff in crescendo che fanno spazio al ritmo celerissimo, proprio del pezzo.
Dunque le musica e i testi che s'incontrano nei vari pezzi che costruiscono questo lavoro danno forma ad un corpo unico e compatto, di semplice ma allo stesso tempo impegnato hardcore italico, che fonda nell'incrocio tra sound vecchia e nuova guardia la sua forza ed il fulcro della sua ottima riuscita.
Pare proprio che la Tanto Di Cappello Records esordisca bene con questi Occhi Pesti, e noi di riflesso non possiamo far altro che proporveli e augurarvi un buon ascolto.
hyena01

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