Oltre a condividere questo supporto vinilico, uscito in 200 copie one side, le due band sono unite da una forte amicizia consumata tra fatica, sudore e chilometri percorsi assieme pur approcciando le sonorita' punk hardcore da due punti di vista, o dovrei dire sonori, diversi. Avvalendoci della proprieta' commutativa, se in un prodotto cambiamo l'ordine dei fattori il risultato non cambia, apriamo le danze con chi ha inciso i solchi piu' interni del disco.
I The Green Bengala si riaffacciano su queste paginette dopo l'Ep Siete Gia' Morti, il loro hardcore e' marcatamente influenzato dalla vecchia scuola pur strizzando l'occhio a sonorita' rock'n'roll. I cinque pezzi della combo di Correggio sono veloci, rozzi e cattivi: colpiscono l'ascoltatore in modo diretto e senza fronzoli, risultano schegge impazzite grazie al cantato in italiano, riff ruvidi e sezione ritmica sostenuta, coinvolgo dalle prime alle ultime note assicurato.
Nulla di nuovo rispetto ai passati lavori ma in qualche modo maggiormente coinvolgente. "Lady Tortilla" docet!
Passiamo ad i Malloy. Poviglio hardcore duro e doloroso come degli schiaffoni in faccia, figlio della tradizione anni '90 piu' vicino alla nuova scuola (cazzo che brutto termine) ne estrapolano le caratteristiche piu' salienti ma con una miscela di salsa piu' attuale. I cinque pezzi sono brevi ed esplosivi, tecnicamente ineccepibili e mantengono un ritmo mai domo. Riescono ad esprimere quell'energia da animali da palco quali probabilmente sono.
Anche qui una menzione speciale per un pezzo in particolare ossia "Misey", bombetta!
Insomma dischetto vivace e mai monotono, pur cosi' diverse nell'approccio il risultato non ne risente nella consistenza.
Personalmente darei un mezzo punto in piu' ad i The Green Bengala ma e' solo per una preferenza nell'approccio al genere perche', oggettivamente, i Malloy sono sullo stesso piano qualitativo.
All'ascoltatore l'ardua sentenza in base alle preferenze del proprio palato.
Joel

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