Non lo so, sara' la vena acustica col cantato recitato o il fatto che la prima traccia presti la voce al poeta sovietico che mette da parte la Rivoluzione d'Ottobre e fa una lucida e avvilita analisi di questa societa' fagocitata da soldi e centri commerciali.
Tempo di domandarmelo, ci pensa subito "Mentre Intorno Tutto Brucia" - che e' anche il titolo di uno split con i Labile - a riportare la band nel suo naturale microcosmo hc. Molti paragonano questi ragazzi ai Kina, ma sono d'accordo solo a meta'. Penso sia difficile, per forza di cose, fare oggi quello che hanno fatto negli anni '80 i Kina, i Negazione e compagnia bella (e perche' si dovrebbe poi, c'erano altri temi, altre voci, altri mostri), ma concordo alla grande se si parla di riuscire con naturalezza a racchiudere il tormento quotidiano che sentiamo in sottofondo (quello invece e' sempre lo stesso in qualsiasi epoca ci si trovi), prenderlo e buttarlo fuori incazzato a squarciagola magistralmente come fanno i Minoranza Di Uno.
Qui parte una piccola digressione per ringraziare, tra l'altro, i gruppi come questo che fanno capire e apprezzare anche i testi, per me anima imprescindibile in una canzone.
Il resto dell'album continua su questa scia d'insofferenza sociale non deludendo chi ha il vitale bisogno di vomitare ansie e rimpianti, rabbia e paure. L'album non e', pero', un'accusa sterile mentre aspettiamo tutti "qualcosa - o qualcuno - che non arrivera'". E' un inno alla rivolta, alla legittima rivoluzione che prende in prestito, in "Meno Di Uno", anche le parole del manifesto della RAF firmato Ulrike Meinhof. Una guerriglia che sembra, a tratti, piu' interna che urbana, ma che ritrova subito la sua dimensione in "Schiavi (Il Galeone)", omaggio riuscitissimo alla poesia scritta in cella nel 1967 dall'anarchico Belgrado Pedrini.
Sinceramente mi sarei aspettata questa come fine dell'album. Forse per coerenza con la prima traccia, in un fil rouge spazio-temporale che univa Majakovskij a Pedrini. Ma i Minoranza Di Uno hanno fatto di meglio. L'ultimo pezzo, "La Storia Si Ripete", chiude perfettamente con un anatema che va a duemila per tutti quelli che personificano il "naufragio" del galeone di Pedrini.
Ora, se vi spoilerassi anche gli ultimi secondi sarei un'infame, ma credetemi se vi dico che c'e' una perla punk neorealista che vale veramente tutto. Quindi ascoltate quest'album, maledetti!
krizia

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