La mediocrita' del pensiero di molti - umani - vive e si trascina come carcasse sulla riva del fiume, vive e si nutre di belle falsita' illusorie che vengono dai salotti dei telegiornali, dalle bocche di cravattari votati verso un concetto di manipolazione usando parole, sorrisi, favori, cannibali comunicativi che sanno dove vogliono arrivare e sanno che la debolezza di un popolo che apre la bocca a qualsiasi cosa gli venga comunicata verra' presa come una legge biblica, e sara' la fine di ogni essere umano che si fa incatenare dal sistema. Annientando se stesso.
Parole che fanno da atmosferico preambolo a questo EP come la colonna sonora perfetta a questo vivere.
Il progetto dei K//19 nasce e si plasma a Cagliari nell'Agosto del 2018, l'etimologia del nome fa riferimento al primo sottomarino sovietico a propulsione nucleare equipaggiato con missili nucleari balistici che, nel Luglio del 1961, per colpa di un avaria al circuito di raffreddamento determino' il surriscaldamento incontrollato del reattore, la fusione catastrofica fu evitata grazie al sacrificio di uomini dell'equipaggio che ripararono il circuito esponendo se stessi pero' a letali dosi di radiazioni.
Dal punto di vista musicale attraverso un martellante raw d-beat con echi crust e pulsante scrittura diretta e pregna di spunti di riflessione e reazione fan si che il loro progetto e' una mina vagante che esplode nel cervello e schizza sangue e concetti dalle orecchie come una cannonata veloce e violenta.
Nevermind The Human Decay, e' il secondo lavoro, registrato da Federico Cocco al Fast'n'Loud, guardando l'artwork di copertina ci da una perfetta dimostrazione di cosa troveremo a livello concettuale in questo EP: contro il capitalismo americano e l'americanizzazione della societa', che ne hanno caratterizzato la dissacrante alienazione capitalista del ventesimo secolo, che ha controllato le masse attraverso l'odio verso il debole, che ha assipato ogni patriottismo per la propria nazione, la quasi totale scomparsa di una ricerca culturale preferendo una documentazione tramite mass media e non piu' sui libri, ostruendo cosi' la cultura e l'annessa curiosita' della scoperta embrionale del nostro passato.
Forte di una scrittura diretta, che scava nelle ossa come un trapano nel muro, e' un ep che ti travolge, ti scava dentro, attraverso la sua onesta crudelta' musicale, cinque brani ruvidi, crudi oscillanti tra l'accezione piu' classica del crust incorporato ad un sudicio e veloce d-beat, quindici minuti di devasto sonoro ma che a livello concettuale presenta spunti che scavano nel cervello, un impulso reattivo in un'epoca addormentata dall'apatia fittizia di vivere senza un valore che sappia sconvolgerci il cuore, senza un motivo per cui strappare le catene che questo potere ostruziona il vivere.
L'ep si apre con "Empty Ways", linee di chitarra vivida e marcia aprono il brano dove fanno da ponte ad un sample cinematografico preso dal film di Pierpaolo Pasolini - Salo' o le 120 giornate di Sodoma; ultimo film del cineasta, film discusso, censurato, odiato ed amato dove il potere e' un tirannico e sadico Mangiafuoco che cinge i fili di noi umani come burattini, schiavi, vuoti, vittime di noi stessi; poi il brano prende corpo e attraverso linee di chitarra e linee batteristiche chirurgiche e estenuamente violente, intercedono a passo veloce e furente, la voce fa capolino, urlata, sguaiata, ruvida; ti entra nel cervello ti recide le arterie e si accompagna al resto delle linee strumentali, ti scalfisce la pelle come carta vetrata.
"Till Hypocrisy", il brano parte subito d'impatto e mostrando il perfetto bilancio tra una scrittura intrusiva di stampo reattivo e senza sconti alle linee strumentali che chirurgicamente ti sconvolgono la mente e le orecchie, linee batteristiche martellanti devastanti aprono il corso alla voce che, potente e facocitante sembra mangiarti il cuore e la testa, le linee di basso assieme al resto delle linee strumentali assumono un effetto quasi di un raschiamento sulla pelle dopo l'impatto di una caduta.
"Social Abortion", riff di chitarra e incalzate batteristiche sono lo scheletro di questo brano che si incorpora alle linee di basso e dove la voce spezza in due letteralmente l'ascoltatore come il morso di una tarantola, contro i pupazzi del nostro sistema; contro noi umani che in molti casi assipati e schiacciati dal potere assumiamo sembianze di carcasse di aborti di una societa' cannibale, questo brano e' un invito a reagire, ad aprire il nostro cervello ed i nostri occhi tutto sotto un incessante e maleodorante crust ruvido. "Bigot!", riff di chitarra aprono il brano, attraverso uno scoscese intercedere tra linee di basso e affondi batteristici, arriva la voce che sa sconvolgere e ammaliare l'ascoltatore nella sua piu' totale crudezza, le urla nel microfono come proiettili di una pistola fumante, si accompagnano al loro crust crudo e violento che ti mangia, ti mastica, e poi ti sputa ma concettualmente ti dona una nuova visione umana e sociale, una nuova liberta'.
Conclude l'EP "Scum Of Society", riff di chitarra e uno stacco che precede un urlo, e il brano intercede d'intensita' veloce, crudo e violento crust, le linee strumentali si fanno guidare dalla voce in un vorticoso e violento intercedere sonoro, viaggia veloce e raschia la pelle, lascia le scorie addosso come un ecchimosi sonora, tra ruggine e sangue.
In conclusione, questo EP ti lascia addosso frazionarie e innumerevoli sensazioni, oltre che di forte impatto concettuale lascia addosso scorie vivide umane passano attraverso le vene, pulsano, donano il sangue - i nervi - la rabbia piu' vivida e deviate e al contempo uno stato celluloso - assuefante - e cullante avvolto ad un rumore crudo e violento del loro progetto musicale, crust crudo che attraversa il cuore e il cervello.
I K//19, Riki (voce), Leo (chitarra), Pietro (basso), Manu Punx (batteria), sparandoci addosso attraverso parole e rumore che scarnare e frazionare ogni cliche' portano l'ascoltatore a riflettere, a reagire, ad ogni catena che i tiranni ci incastrano al collo ed ai polsi portandoci davanti ad una scelta...rimanere dove siamo e morire di stenti annichiliti dal dissipamento dell'animo umano che il potere capitalistico ne ha come proprio obiettivo, o aprire i nostri occhi, non farci schiacciare ma continuare a manifestare il nostro malcontento anche con le tibie spezzate e volti scavati da ferite e dolore...a noi la scelta...
Un rammarico rimane, purtroppo la band ha deciso di concludere la loro avventura musicale con questo EP.
Ma come spesso accade ai grandi comunicatori, e' nel momento di grande apice che spengono le luci. Resta la loro arte, questo EP e' un concentrato idilliaco tra vivida concettualita' e devastante rumore.
Consiglio agli ascoltatori di Disforia, Avskum, Driller Killer, di non perdersi assolutamente questo EP.
Ms_Antrophy

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