Una societa' dove vince una finta tranquillita' di regime, dove dei cravattari moralizzatori come dei cyborg umani tentano di manipolare la mente e le sue percezioni con falsi sorrisi, latenti proclami dietro le loro scrivanie, nel salottino di casa, al comodo confortevole del non esporsi di fronte al nulla che impera, ma primi sulla tabella di marcia quando si deve sfrattrare l'emarginato.
Il vivere quotidiano e' circoscritto al buio di un buco nero vorticoso, dove noi siamo seduti al centro, costretti a lasciar andare il vero senso delle cose per teorie qualunquiste, siamo l'era del - lo faccio domani - e poi passano anni prosopopeici di nulla cosmico, solo liberandosi di questi lacci che ci inibiscono di capire e vedere la vera realta' delle cose. Potremo finalmente intraprendere e trovare la strada a cui ascendere, perche' solo attraverso la piena coscienza dei nostri limiti possiamo dar un senso al nostro vivere, solo affrontando il proprio buio potremo trovare la nostra luce, solo quando avremo affondato le piante dei nostri piedi nell'ade - nel nostro privato ade -, potremo trovare la nostra luce, e' solo affrontando il dolore che si ascende, solo accettando il proprio buio si rinasce a vita nuova - senza illusioni apocrife e mani che manipolano i nostri sensori reattivi.
L'archetipo di morte e rinascita che riesce a dar un senso alle cose che ci accadono, che percettivamente porta il nostro caos a essere immune da ogni illusione cara all'era moderna, attraverso innumerevoli parole fanno da sfondo perfetto all'album di debutto degli Egestas - Oltre Le Rovine. Il loro percorso parte dall'Emilia Romagna, da Bologna, provenienti da svariati progetti si uniscono e danno corpo e sostanza a questo progetto, sincronico, dissacrante letale.
strong>Oltre Le Rovine e' il loro debutto musicale, vede co-collaborazione di molte etichette indipendenti Zas Autoproduzioni, Choise Of Your Own Records, Mastice Produzioni, Terapia Intensiva, Fresh Outbreak Records, Radio Punk, Spaccio Dischi, Disastro Sonoro, L'Oltraggio Autoproduzioni, Sedation Records, End Of Silence Records, Dischi Rozzi, registrato da Carlo Altobelli al Toxic Basement, sostenuto dall'artwork di copertina curato da Inchiostro Lisergico che, imprime sin da subito che cosa ci stiamo apprestano ad ascoltare: un viaggio nei meandri piu' oscuri e crudi, fonte primordiale del vivere.
Cinque brani atavici, in un fluire lento e ossessivo, alternando ritmi assuefatti a picchi cupi e fumosi.
Passando da rigurgiti post hc che accarezza il doom nella sua piu' classica accezione atmosferica, trasformandosi anche in echi crust, dove la matrice di tutto la scrittura, cruda, intrusiva, al sapore di fiele intruglia innumerevoli percezioni ed emozioni come il magma di un vulcano che esplo, lava bramante di odio e intolleranza verso ogni dissipazione dell'animo umano.
L'album si apre con "Il Dominio Dell'Inconstanza", un rumore di fondo che opprime, in apparenza catene dentro un rumore atmosferico dal suono prolungato che si proietta nelle arterie, mistificazione blasfema, sembra l'entrata in un mondo abissale - infernale dove solo attraverso esso, potremmo trovare il nostro centro, il punto di luce primordiale. La voce - sofferente e tombale recita un passo tratto dal libro di Albert Caraco (Breviario del Caos), sotto di un tappeto post hc, l'impostazione vocale assume il ruolo di guida, traghettatore di un viaggio abissale, ove ogni frase pronunciata tra scream strazianti - acidi, asettici, voce che graffia il cuore e l'anima, confutando ecchimosi addosso sono le percezioni che l'ascoltatore puo' provare sin dall'inizio del brano, dal suo incipit, dove le linee di chitarra, basso e batteria ci conducono verso un suono perpetrante dove si dirotta su un post hc trascinato dalla voce che cicatrizza e si rende dissacrante e indisponente.
"Trafficanti Di Ombre", il binomio elettricamente devastante di chitarra e batteria apre questo brano, linee lunghe di chitarra ci accompagnano sino all'incontro dove fa capolino la voce, che bruciante e vibrante, escoria la pelle e le nostre orecchie, i nostri sensi uditori. Si collima al resto delle linee strumentali dove la voce si attacca addosso scartavetrando la pelle fino a farla sanguinare, poi il brano si velocizza nel classico d-beat o crust, dove le urla si elevano, scavano, dentro come una lama che scava, scava, assieme alle linee strumentali di chitarra, basso, batteria che avvolgono in una morsa letale l'ascoltatore.
"Stillicidio", un urlo glaciale apre il brano accompagnandolo di risate che ghiacciano la schiena, linee strumentali taglienti come lame di cesoie affilate. Le linee di chitarra - basso sono sfregiate dalle sferzate batteristiche e dall'irruenza vocale che violenta il suono corposo orchestrato dalle linee strumentali, rumore che intercede lentamente onnimperante addosso come una mano nera che sporca il nostro volto e il cuore, lenta dissacrazione in rumore simbiotico. Le linee di chitarra si accompagnano alla voce in una sorta di interfaccia dove viaggiano all'unisono fino alla fine del brano, avvolgendosi a vicenda arrovellandosi in un vorticoso e dissacrante rumore amniotico. "Egestas", il brano si apre attraverso linee di chitarre che vengono deviscerate dalla voce sofferente e copiosamente acida, che rappresenta appieno la radice di questo brano, la quale si fa avvolgere dalle linee strumentali - fumose e fluide -, che accarezzano e al contempo distruggono dentro, come distruggere una coltre illusionista della vita, per farsi guidare e rinascere dalla voce, vivida e dissacrante.
Conclude l'album "Principio", striduli suoni ci accompagnano all'atto finale di questo viaggio. Linee strumentali attraversano l'ascoltatore, ti sommergono la mente, in questo brano strumentale dove le linee si iniettano addosso, ferendo e lenendo al contempo, contorcendoci addosso. L'evoluzione della catarsi attraverso paure, ferite, nell'infinito ciclo del vivere.
In conclusione, gli Egestas - Ale, Anto, Mattia, Claudio, Ennio -, pubblicano un album notevolmente degno di nota che si fa strada in una valle desolata e atrofizzata dai tempi moderni e immune dal classico cliche' dell'underground, e' una scheggia che si infliltra nella carne, e' un flusso che stravolge l'ascoltatore fino al punto di sublimazione uditiva ed espressiva piu' prepotente ed onesto che sia possibile trovare nella floridita' della produzione musicale odierna, tra nichilismo concettuale alternandosi a fumoso rumore che si incastra nelle ossa nelle nostre vite.
Contando che siamo di fronte ad un debut album, siamo solo all'inizio.
Per i brani da citare, sono da citare tutti, in quanto rappresentano l'essenza dell'album.
Consiglio agli ascoltatori di Black Monolith, Martyrdod, Discommand, di non perdersi assolutamente questo album.
Ms_Antrophy

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