Persone col sorriso davanti a te, con il coltello dietro la schiena, dei Freddy Krueger travestiti da Biancaneve.
Che a furor di popolo devono mostrarsi perfetti, incarni alla massa, contornati da amici che gli danno solo ragione, che alla fin fine nemmeno ti prestano ascolto, perche' loro dall'alto del loro piedistallo fatto di carta pesta, non vivono, si strascinano con la testa inquadrata, di pensieri chiusi ed ovattati, dove si predispongono con moderazione mai contrari, quelli del tutto giusto, quelli del non prendo mai una posizione, o contro chi ha un proprio pensiero, i moralizzatori qualunquisti, gli intellettuali da social vivono di pompose citazioni che convergono nel mare del pressapochismo. E anche se ci si imbatte in situazioni e persone del genere, quest'epoca vive agli angoli delle strade dove si possono trovare persone che non cedono al cinismo di questi tempi, ma vivono di verita', storta, di assalti di umilta', di chi fa il bene senza sbandierarlo ai quattro venti dei post pubblicati sui social, ma chi vive lottando, vivendo ogni giorno lasciandosi dietro ogni negativa imposizione sociale, i sopravvissuti dello scontro asettico odierno.
Attraverso queste parole descrivono la cronogenesi perfetta del primo album degli Urtor.
Il loro cammino inizia nel 2007 da Torino, ha attraversato nell'arco del tempo oltre che svariati cambi di line up ma senza mutare del tutto lo stile da loro proposto mantenendosi sempre sul filone del thrash metal crossover con pennellate di hardcore punk, si arriva alla fine del 2019 dove autoproducono il loro primo album omonimo e si proiettano verso la produzione di un secondo.
Otto brani di pura potenza thrash sporcata di hardcore dritto e diretto secco nei denti, riff di chitarra frementi nella tradizione caratteristica del thrash metal old school, cavalcate ciclopiche batteristiche che convergono nelle linee di basso crude e vitruviche che vengono, ognimodo, spezzate dalla voce che ruvida contorce e guida il tutto in un concentrato e tagliente vortice di linee, riff e affondi che si mantengono vicini alla classica accezione del thrash, sporcata ruvidamente da granitico hardcore.
L'album omonimo si apre con "Il Confronto Con La Mediocrita'", grazie ad un attacco costruito su riff tipicamente thrash come la buona vecchia scuola vuole e grazie anche ad una scrittura secca, diretta, immune da noiosi luoghi comuni; il brano prende corpo, alzando i toni e i ritmi virando le linee strumentali tutte assieme in un vortice furibondo traghettato da ciclopiche e arrabbiate affondi batteristici che si uniscono al resto delle linee incorporandosi alla voce che spezza, stacca, riunisce il tutto come una ruota di chiodi che gira e ti trasporta fuori. "Scena Di Cliche'", linee di chitarra aprono il brano dopo il sample di un discorso estrapolato di Richard Benson, si procede attraverso sferzate batteristiche che compongono le ossa del brano, la voce ruvida ed acida compone un ruolo fondamentale da traghettatore del brano stesso dove le linee strumentali basso - batteria - chitarra - si allineano come in un vorticoso rumore diagnostico attorno alla voce.
"Illusioni Di Percorso", attraverso un attacco batteristico che converge in riff di chitarra, aprono il brano caratterrizzandone i passi e la carcassa del brano. Le linee strumentali (basso, chitarra, batteria) assumono il ruolo di predominanti guerrieri con il coltello tra i denti, un trittico di suoni che aprono il corso alla voce - acida e arrabbiata che recide ogni aspettativa e ogni asettica visione classica del caratteristico brano thrash. "Cristo E Metadone", il brano si apre con un sample tratto dal film Amore Tossico di Claudio Caligari, attraverso riff di chitarra apre il corso al brano sfacciatamente thrash dove le linee strumentali viaggiano potenti e collimano assieme in un veloce e pestante rumore, fino al giungere della voce che si immette acida, arrabbiata, in un rumore veloce, implosivo, diretto e senza fronzoli.
"Misantropo Del Social Network", riff di chitarra aprono il brano, e mette come visione, come dei piccoli chiodi sul selciato, pulsando attraverso gli affondi batteristici, le linee di chitarra e basso confluenti, pese, piene di carattere e tipicamente thrash si avvolgono e si spezzano attraverso la voce che arrabbiata e acida urla rabbia e segmenti diagnostici concettuali, dove le sferzate batteristiche affilano e trapanano la testa come un martello pneumatico in una terra desolata, un brano dove si incontra e si trova un espressione vitale e musicale alla sua massima liberta' di pensiero e di attitudine.
"Babbo Di Minchia", linee batteristiche aprono il brano e fanno da ponte a riff di chitarra esplosivi e facocitanti, unendosi al resto delle linee strumentali e alla voce caratterizzandone il flusso violento e diretto, tagliente ed avidamente veemente.
"Brain Flashing", riff di chitarra aprono il brano componendone i dettagli vibranti del brano assieme alle linee di basso e batteria, rotti e squarciati dalla voce che come la lama di un coltello taglia la carne e recide le arterie, un brano che si mostra diretto, veloce e tagliente. Conclude l'album "Total Destruction", linee di chitarra aprono il brano e fanno da collante ai riff di basso e cavalcate batteristiche e alla voce che taglia, recide e si rincorpora come creta tra le mani, come se plasmasse una palla di universo cosmico dove si incastrano le linee strumentali come elementi cosmogonici nell universo.
In conclusione, scuotendo e proiettando l'ascoltatore sino al ciglio dell'ascolto basico ed asettico, gli Urtor Lorenzo (basso), Andrea (batteria), Edoardo (chitarra), pubblicano ed autoproducono un album degno di nota, che e' capace di farsi strada nella vastita' di produttivita' di gruppi underground, dove molti sono identici e impastati, dando prova di saper emergere come dirompenti aquile in mezzo al deserto apatico di questi tempi. Diretto, onesto, tagliente: questo album e' in mezzo a tante cose uguali e valicate da altri, una scheggia veloce e imponente nel panorama underground, e se queste sono le premesse, il corso di questa band avra' margini sempre piu' grandi. Cito i brani "Scena Di Cliche'", "Cristo E Metadone", "Illusioni Di Percorso", "Il Confronto Con La Mediocrita'", rappresentano per me la vera essenza del disco.
Consiglio agli ascoltatori di D.R.I., Municipal Waste, Nuclear Assault, di non perdersi assolutamente questa band.
Ms_Antrophy

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