Diario Di Un Mese In Palestina Con Operazione Colomba (di Peo)
Diario Di Un Mese In Palestina Con Operazione Colomba (di Peo)
Una piccola premessa prima del diario per inquadrare un po' chi sono e con che associazione ho fatto questa esperienza.
Uso il mio soprannome, Peo, per identificarmi visto che con il nome reale potrebbero nascere dei problemi al controllo che viene fatto all'aeroporto di Tel Aviv quando uno cerca di entrare in Israele. Il controllo a volte porta ad interrogatori (anche di 6 ore nel caso di un volontario che conosco) che comprendono ricerche sul web, accesso alla pagina Facebook piuttosto che alla mail.
Mi presento, ho 32 anni, sono laureato in ingegneria, lavoro in campo informatico e sono nato e vivo in provincia di Bologna.
Credo che la prima domanda sia perche' ho deciso di partire.
Passati i 30 anni mi sono detto che dopo anni a predicare quanto fosse giusto impegnarsi nella lotta contro cio' che e' ingiusto, in Italia come all'estero, era giunto il momento di mettere in pratica queste idee e queste parole. Ho quindi cercato un'esperienza di volontariato e mi sono imbattuto in una serata sulla Palestina organizzata a Bologna durante la settimana della pace, dove vi erano alcuni volontari di Operazione Colomba che presentavano il loro lavoro nelle South Hebron Hills.
Per sapere cos'e' Operazione Colomba e dove opera basta visitare il loro sito. Alle informazioni che troverete voglio aggiungere qualcosa che all'inizio nemmeno a me era chiaro: pur nascendo da una comunita' di pace, Operazione Colomba accetta volontari sia credenti che non e molte delle persone con cui mi sono trovato a condividere la mia esperienza in Palestina sono atee, come me. Unico vero e proprio requisito fondamentale per poter lavorare con Operazione Colomba e' l'aver abbracciato la non-violenza come forma di lotta.
Anche qui vorrei spendere due parole sulla non-violenza citando quanto Kappa, uno dei fondatori di Operazione Colomba, ha detto durante il mio periodo di formazione: di fronte ad una ingiustizia, ci sono 4 tipi di reazione: si puo' non essere assolutamente toccati da cio' che avviene, si puo' pensare che quanto avviene non sia giusto ma decidere di non fare nulla a riguardo, si puo' reagire con violenza a questa ingiustizia, o si puo' lottare in forma non-violenta. Tra le altre 3 reazioni, la reazione violenta e' quella piu' vicina alla scelta di non violenza, perche' entrambe reazioni "attive". Questo per evitare che si immagino i volontari di Operazione Colomba come degli asceti imperturbabili, impassibili e dotati di non so quale mistica tranquillita' e pace interiore. Siamo tutt'altro e molti vengono da un passato violento (ultras, redskin, ragazzi dei centri sociali), ma tutti vediamo nella lotta non-violenta l'unico reale mezzo per tentare di risolvere il conflitto Israeliano-palestinese, come molti altri conflitti.
Nel diario che segue c'e' la mia personale esperienza come volontario, durata un mese, nel villaggio di At-Tuwani, situato a sud di Hebron vicino alla citta' di Yatta, in piena zona C (zona sotto occupazione militare, con controllo militare ed amministrativo israeliano).
.IL DIARIO.
Ecco il mio "diario di viaggio": sono tutti pensieri di getto, che non intendo modificare per tenerli piu' fedeli allo stato d'animo del momento in cui li ho scritti.
25/03/11
Partenza e arrivo. Tel Aviv, aeroporto Ben Gurion. Ovviamente dopo il controllo passaporti mi hanno portato nell'ufficio per ulteriori accertamenti sulla mia provenienza in Israele. Poche domande fatte da un ufficiale che sembrava Vik di The Shield, ma piu' alto, poi mi hanno lasciato passare.
Nasher (una specie di bus-taxi di gruppo) e via verso Gerusalemme. Gerusalemme e' strana, un po' come la vista di Tel Aviv dall'alto dell'aereo, un misto di modernita' e storia. Gerusalemme per la verita', almeno per la parte vista da me, sembra molto piu' storia che modernita'. E' affascinante, decisamente mistica, magari un po' per soggezione, un po' perche' ogni due per tre passano ebrei ortodossi nella loro "divisa".
Primo check-point per arrivare a Betlemme, ma senza fila ai controlli. Per strada un posto di blocco permanente, in realta' piu' controllo che blocco, con soldati giovanissimi armati di M-16 in "tenuta da guerra".
26/03/11
Visita a Gerusalemme durante lo Shabbat. Citta' vuota, unici movimenti nei quartieri non ebraici. Visita al muro del pianto. Tante persone in preghiera, senso di sacro estremamente forte. Diverse "divise" e stili di preghiera, ma grande unita' di fondo.
Poi si riparte.
Hebron, caos totale. Piu' ci si allontana da Betlemme piu' le differenze sono evidenti. Ad Hebron sono un po' una calamita per bambini, tra rasta e orecchini; la sensazione di essere cosi' "fuori luogo" non e' decisamente piacevole.
Da Hebron a Yatta. Per citare Kappa uno dei posti piu' brutti al mondo e anche decisamente piu' loschi.
Poi finalmente arriviamo al villaggio di At-Tuwani. Qui e' tutto molto piu' tranquillo, per nulla losco, ma non sereno come potrebbe essere un nostro paesello di campagna. Per molte cose sembra di essere un secolo indietro, ma molto e' mischiato al moderno di cui pero' tantissimi aspetti sono assenti o limitatissimi a causa delle imposizioni esterne (Israele).
Se Gerusalemme e' triste e mistica, un crocevia di mille fedi diverse unite dal concetto stesso di fede; Hebron, per quel poco che ho visto, e' un crogiuolo caotico; ad At-Tuwani la prima sensazione e' proprio l'assenza di quella tranquillita' e serenita' che ci si aspetterebbe da un villaggio di pastori situato su delle colline. Filo spinato a recintare il villaggio.
I cani non si toccano perche' sono animali immondi. Questo il primo incontro del rapporto con gli animali.
"Tenines". Scritta, di cui ovviamente ignoro totalmente il significato, fatta da una ragazzina del villaggio che e' riuscita a mettere le mani sul mio diario.
27/03/11
Deserto di roccia e tanto sole. Mi sono decisamente scottato. Sveglia all'alba, piu' o meno, per accompagnare/scortare i bambini verso la scuola. Attendere nel deserto che non succeda "nulla di male" non e' che sia molto rilassante, non c'e' poi troppo spazio per riflettere.
Primo pomeriggio, atteso per oltre un'ora che la scorta militare israeliana arrivasse ad accompagnare i bambini. Arrivati facevano pure gli splendidi. I ragazzini sono uguali ovunque, gran casino e botte, ma simpatici.
Il tempo scorre strano in un villaggio nel deserto. Per alcuni attimi sembra non passare mai e poi bum, e' gia' sera. Escursione termica spaventosa in meno di venti minuti.
Check-point dove perquisiscono ogni auto lungo una strada sterrata, soldati giovanissimi che ci disprezzano. Insulti.
Deve essere durissima vivere con il terrore che ti fermino, ti facciano perdere ore in perquisizioni, e se c'e' qualcosa che non va rischi l'arresto o la trattenuta per altre svariate ore.
Frase di un soldato dopo essersi lasciato scappare un palestinese in auto ed averlo perso nell'inseguimento in jeep: "E' colpa vostra, che con le vostre telecamere spaventate i soldati piu' giovani" tutto condito da amabili "mother fucker", mentre eravamo in due davanti a cinque soldati armati di M-16 ed in tenuta da guerra. L'oggettivita' in questa terra non esiste, la verita' e il senso comune sono pura soggettivita'.
28-29/03/11
Accoltellano uno dei tuoi e questa diventa la scusa per impedirti di pascolare nelle TUE terre e coltivare i TUOI campi per dieci giorni. Tuo padre fa tardi al lavoro e ti sale l'ansia per paura che lo abbiano fermato ad un check-point, trattenuto per ore, arrestato o peggio...Non sarebbe il primo e purtroppo non sara' l'ultimo. Una strada pubblica viene chiusa con catena e lucchetto una notte, i soldati dicono di non sapere chi l'ha chiusa, ma loro li non ci passano piu' e non tolgono la catena.
Una famiglia legata alle tradizioni e alla fede islamica tenta con fatica di percorrere la strada della non violenza. Per risposta gli piazzano PER GIORNI i militari a due metri da casa. I cancelli delle loro proprieta' vengono chiusi e gli viene detto che non possono uscire. La notte la paura di una delle tante scorribande dei coloni (e dell'esercito) li costringe a fare i turni di guardia sul tetto della loro casa.
Un pastore nelle SUE terre con il gregge, non si spinge oltre certi luoghi, nonostante sia SUO anche oltre, perche' senza internazionali con lui probabilmente verrebbe aggredito dai coloni.
I coloni, gente che abita in luoghi rubati ad altri, a volte illegali persino per la legge di Israele. Gente che ruba la notte terre altrui recintandole, assalendo villaggi che esistevano gia' generazioni prima del loro arrivo e si spingono perfino ad inseguire dei bambini con l'auto, a prenderli a sassate, a picchiare una ragazzina di non piu' di dieci anni con un bastone fino a ridurla cosi' male che i medici le devono ricostruire la faccia in due diversi interventi.
Nel frattempo i soldati non perdono occasione per prenderci per il culo. Ragazzini con quasi la meta' dei miei anni, armati di tutto punto per la guerra, che non sanno nulla di quello che viene deciso dai loro superiori, ma seguono gli ordini e si bullano di quel poco di potere e coraggio che le armi gli forniscono. Come dice il Fede, gente triste.
Dopo meno di quattro giorni dai primi sfotto' devo mandare giu' dei bei rospi davanti alle prese per il culo, ma bisogna pensare che chi vive qui deve sopportare da sempre, e se possono farlo loro che avrebbero mille motivi in piu', di certo posso farlo io.
La domanda che mi frulla per la testa da due giorni e' questa: dopo che hanno sfasciato la faccia di tua figlia (massimo 10 anni) tu che cosa faresti? C'e' chi ha deciso di mangiare anche questa merda e ha incredibilmente sopportato, rimanendo fedele al credo della non violenza che la vendetta porta solo altra violenza in un'escalation senza fine.
30/03/11
Un detto dei bambini del villaggio recita "con i soldati ci puoi giocare; con la polizia ci puoi scherzare; con lo Shin Bet ci puoi anche scherzare ma il giorno dopo ti viene a prelevare qualcuno a casa".
Rischio di arresto solo per aver chiesto di mostrare il tesserino identificativo prima di dargli i passaporti (nota, era in borghese senza alcun simbolo identificativo e su un'auto senza simboli).
Il primo ministro palestinese ha fatto visita al villaggio. Grandi festeggiamenti (non immaginate nulla di piu' di qualche bottiglia di R.C. Cola e piatti di riso con verdure e carne di montone....tutto molto buono pero'). Grandi promesse accompagnate da un plotone di SUV il cui costo avrebbe potuto sfamare il villaggio piu' o meno per sempre. La politica e' sempre la politica.
31/03/11
Sotto il sole per ore. Se sei un pastore palestinese non basta il caldo e la fatica di fare kilometri di colline di deserto roccioso per setto o otto ore al giorno, deve anche esserci la costante paura che un gruppo di coloni venga a picchiarti, o che l'esercito o la polizia vengano come minimo a mandarti via. Il tutto ovviamente all'interno di terre che anche per la legge israeliana sarebbero TUE.
Sono gia' 6 giorni che non posso lavarmi, in cui durante le lunghe ore sotto il sole la temperatura e' superiore ai 32 gradi (limite massimo del mio termometro); il cibo c'e' ma e' molto povero ed inizio ad accusare la fatica e qualche svarione. Si dorme abbastanza, tra le 6 e le 8 ore a notte, ma con la costante tensione che arrivi una chiamata. A volte in alcuni giorni in cui si e' in tanti ci sono un po' di ore vuote in cui piacerebbe appisolarsi e recuperare le forze, ma le camionette passano per il villaggio, i soldati si avvicinano ai confini creando agitazione o semplicemente i bambini ed i ragazzini entrano in casa per giocare o cercare attenzioni. Io sono qui da meno di una settimana e sento che gia' le mie energie fisiche e mentali iniziano a diminuire, queste persone vivono cosi' ogni giorno della loro vita.
Una cosa mi impressiona sempre: per quanto i pastori siano poveri, quando siamo con loro ad ora di pranzo non c'e' modo di rifiutare un po' del loro cibo, che immancabilmente ci viene offerto. C'e' sempre un po' del loro buonissimo pane cotto nel forno tabun e qualche frutto od ortaggio accompagnato dal leban e dall'immancabile the caldo a cui viene aggiunta qualche erba raccolta nel deserto attorno a noi.
01-02/04/11
Tagliare la recinzione che i soldati usano per tenere dentro al villaggio la gente di At-Tuwani e' stata un'azione bellissima. Un gesto simbolico potente. La recinzione del villaggio, usata dai soldati per tenerli dentro. Gente che chiude il TUO cancello per tenerti dentro la tua casa, come fossi un animale. Dare una picconata con i ragazzi non sara' stato forse il massimo della neutralita', ma il motto e' neutrale tra le parti ma non di fronte alle ingiustizie. Abbattere il recinto della segregazione e dell'ingiustizia e' sicuramente da colombe.
03-04/04/11
Tel Aviv e' una citta' occidentale come clima generale. Strana architettura, almeno nella parte vecchia, a meta' tra la modernita' e Varsavia anni '40. Mare, prezzi da riviera, ragazzi che giocano a pallone in spiaggia. A meno di 100 kilometri da qui gente che vive nelle grotte e bambini che giocano scivolando lungo la strada su pezzi di taniche rotte.
A Tel Aviv pochissimi soldati e religiosi, Gerusalemme ne e' piena, controlli ovunque, divieti ovunque, continue prevaricazioni. Tra Gerusalemme e Tel Aviv ci sono 50 Km.
A me ha dato fastidio, causa molta stanchezza, il non poter fare foto all'entrata esterna della stazione degli autobus, figuriamoci chi ogni giorno deve fare file enormi, passare continui controlli, subire mille prevaricazioni e piccole ingiustizie che ti rendono la vita quotidiana praticamente insostenibile.
Tel Aviv - Hebron, meno di 60-70 km, ma da Gerusalemme devi passare almeno 2 check-point, cambiare 3-4 mezzi, e quello che da noi sarebbe un viaggio di un'oretta diventa una mini odissea quotidiana di 3-4 ore. Ovviamente tutto questo solo se sei arabo.
Qui in casa a Tuwani e' arrivata una ragazza dal nome complicatissimo che viene dal Chiapas e conosce personalmente il sub-comandante Marcos. E' incredibile cosa puo' succedere, e chi puoi incontrare, durante queste esperienze.
05/04/11
Le cose cambiano in frettissima qui. Fino a due giorni fa un caldo terribile (32 gradi raggiunti alle 8.30 di mattina) ora nuvole, pioggia e freddo.
07/04/11
Le giornate vuote sono molto molto riflessive qui. Certo almeno fino a quando uno dei ragazzini non entra in casa durante la pausa da scuola. Ok ora i ragazzini sono 3 ed il momento riflessivo e' finito. Sono i ragazzi, piu' o meno grandi, a tenere la malinconia e lo stress lontani dalla mia mente.
Mi piacerebbe realmente poter fare tutto questo come lavoro, ma a parte la questione dell'assenza totale di uno stipendio (problema non da poco) c'e' la lontananza dai miei amici. Se li avessi con me sarei pronto a trasferirmi davvero qua, anche per anni. Forse ne basterebbero solo un paio per poter passare qui qualche anno a tre mesi alla volta. Forse comunque tutti questi discorsi sono prematuri dopo due settimane, e come sempre mi faccio trasportare dalle emozioni, qui molto forti. Vorrei condividere tutto questo con i miei amici, magari con anche una donna e un giorno poterlo trasmettere ai miei figli. Sentire che quello che fai cambia realmente le cose, almeno per qualcuno. Sentire che la tua presenza ed il tuo operato permettono ad un pastore troppo stanco, di passare un'ora a dormire perche' ci sei tu che fai la guardia per lui. Sentire che tu potresti impedire ai soldati di picchiare un uomo innocente o arrestare un ragazzino. Queste sensazioni non esistono nella mia vita di tutti i giorni, quando i problemi della gente, ed i miei, ruotano intorno al collegamento internet, ai soldi per la birra e le ferie.
Prima guardavo un video dove dei soldati arrestavano 3 ragazzini tra gli 11 ed i 13 anni perche' raccoglievano delle erbe in terre LORO, ma vicine al confine con le terre dei coloni. Dopo averli umiliati rovesciando i loro sacchi per terra, quando hanno iniziato a caricarli sulla camionetta per arrestarli, uno dei tre ragazzini ha provato di scappare. Visto che il soldato non riusciva a raggiungerlo gli ha puntato contro il fucile intimando il freeze. Un soldato ha puntato un M-16 contro ad un ragazzino per delle erbe. Non ho mai visto dal vero tanto terrore come nel viso del ragazzino mentre veniva caricato sulla jeep. Quel ragazzo passa almeno due o tre ore nella casa dove vivo al villaggio.
Nella prigione militare israeliana qui vicino e' rinchiuso un uomo del villaggio da piu' di un mese, senza sapere per quanto ancora dovra' rimanervi, colpevole di aver tirato un sasso ad un colono, senza colpirlo, mentre il colono prendeva a calci le sue pecore. In quella stessa prigione sono rinchiusi un ragazzino di 12 anni da 3 mesi ed uno di 9 anni da 2 mesi. Ragazzini detenuti per mesi nella carceri militari.
I Servizi segreti israeliani hanno minacciato i tre capifamiglia piu' importanti del villaggio che avrebbero ucciso i loro figli. Loro hanno risposto che possono anche farlo, ma loro da qui non se ne vanno e la loro resistenza non finira' comunque. Ha ragione Fede quando dice che per pensare e dire certe cose, per subirle ogni giorno, deve esserti morto qualcosa dentro. Se non l'avessi uccisa tu con le tue mani, credo che sarebbe troppo forte la rabbia e la voglia di vendetta. Vedere negli occhi di questi uomini l'amore per i propri figli, l'orgoglio durante le azioni dimostrative del Sabato, e al contempo leggergli in faccia che realmente sono pronti a morire loro e a veder morire i loro figli, senza reagire con rabbia e violenza, perche' questa e' la strada che hanno scelto per resistere, lottare, ed un giorno vincere questa "guerra". Vederli forti nello spirito e nella mente, molto prima che nel braccio (J. cit) mi fa vergognare di me e della mia gente, pronti a scannarsi con furia e rabbia per il furto di una bici, di una autoradio o addirittura per una precedenza stradale. La nostra presenza qui e' importante per i Palestinesi, ma di sicuro sono loro che insegnano tantissimo a noi e non viceversa. Derubati, umiliati, arrestati, percossi, uccisi. Questi uomini rimangono qui a resistere e lottare pacificamente nonostante tutto. Non e' la "disperazione" o il non avere piu' nulla che li muove; al contrario e' la determinazione e la coscienza della bellezza e dell'importanza della vita, della loro terra, del futuro della loro famiglia e delle loro genti a spingerli sempre piu' avanti, un passettino alla volta.
Saro' sincero, non pensavo che sarei venuto in Palestina per capire finalmente il significato della parola EROICO.
Non penso che scrivendo, ne parlando, riusciro' mai a descrivere la sensazione che si prova di fronte allo sguardo di questi uomini, stanchi e provati dalla vita e dalle ingiustizie: io di fronte a loro sono un bambino che guarda un gigante con stupore e rispetto.
Quando tornero' vorrei parlare con i miei nonni di tutto questo, perche' credo che solo loro che hanno vissuto il legame con la terra e l'aspra durezza della vita, solo loro possono capire da un racconto cosa provano queste persone.
10/04/11
Alba alle 5.30 sul deserto dopo una notte passata in una grotta. Una grotta con la televisione pero'! Dentro le grotte si sta meglio sia in inverno che in estate.
La magia di questi luoghi soprattutto in queste ore, con le preghiere del mattino di O. (il padrone di "casa") di sottofondo, e' veramente straordinaria. Le colombe si alzano in volo e mi passano vicino, mentre in lontananza un uomo su di un asino sta scendendo una delle molte colline all'orizzonte. Se la foschia si rischiara ad est vedro' i monti della Giordania.
Non so se e' l'adrenalina della nuova esperienza, la tensione quasi costante per paura che accada qualcosa, o se hanno sempre avuto ragione i miei nonni, ma se vai a letto tra le 20.30 e le 21.00 non c'e' proprio modo di svegliarsi dopo le 5.30.
Gli asini ragliano, i cani che ieri volevano sbranarmi ora ululano un po', le pecore belano e i cammelli fanno il loro verso di cui non conosco il nome. Tra poco colazione con uova, l'immancabile buonissimo pane ed il burro di pecora. Nonostante i sogni agitati ed un po' merdosi (ma da dieci giorni oramai e' uno standard) questo panorama tra preghiere ed il gallo che canta, riesce a restituirmi subito serenita'.
12-13/04/11
Nablus e Ramallah. Arabicita' totale, caos sia nelle strade che a piedi.
Nablus ha un suq molto molto bello, ma di certo non e' una citta' turistica: spiccavamo come preti nella neve.
Poi Chiesa della Nativita', Santo Sepolcro, Spianata delle Moschee (al alaxa). L'ultimo e' il luogo che ispira di certo piu' senso di sacralita'.
Quartiere ultra-ortodosso di Gerusalemme, un salto a piedi pari nel ghetto di Varsavia, popolato pero' solo da religiosi (che odiano i turisti).
Quartieri dove i palestinesi sono stati letteralmente buttati fuori dalle loro case, a volte insieme ai loro mobili, per fare posto ai coloni israeliani.
La cosiddetta architettura dell'occupazione che costruisce case nuove che pero' sembrano in tutto e per tutto antiche, in modo da sembrare che siano sempre state li.
14/04/11
H. ha 13 anni vorrebbe venire in Italia a fare l'universita'. E' un ragazzo come tanti della sua eta', un po' cazzone a volte, ma ha la testa sulle spalle piu' degli altri suoi coetanei. Suo padre gli ha ben insegnato come condurre questa lotta di resistenza.
Tutte le terre attorno a noi erano dei suoi nonni, ora molto meno di un terzo di quelle terre sono rimaste a loro, il resto confiscate dall'esercito occupante israeliano o occupate abusivamente dai coloni.
H. sa bene che per lui e per la sua gente non c'e' giustizia nello stato di Israele. Non portano giustizia o sicurezza i soldati o i poliziotti israeliani. Il cugino di H. e' in carcere per averlo difeso dai coloni, oltre 1 mese di carcere militare per aver lanciato un sasso a chi assaliva il suo cuginetto di 13 anni, sotto gli occhi dei soldati che lasciavano fare.
H. mi ha chiesto se anche in Italia ci sono i militari e i coloni. Non e' facile spiegargli che in Italia i militari sono italiani e difendono la gente. Non e' facile nemmeno spiegargli che in Italia non ci sono coloni invasori a rubare la nostra terra e le nostre case.
H. dice di odiare moltissimo i soldati ed i coloni, ed io non mi sento in cuor mio ne di dirgli nulla ne di biasimarlo.
Qualche giorno fa il parlamento israeliano ha fatto passare l'ennesima legge che sancisce diritti differenti a seconda di credo religioso e razza. Era dai tempi dell'apartheid sudafricano che non si sentivano cose del genere.
Israele e' uno stato razzista e xenofobo, ma dopo l'olocausto il mondo ha perso il diritto di dire cio' che e' evidente agli occhi di tutti.
Cio' che avviene qui e' schifoso e ripugnante e non credo esista nessuna motivazione al mondo che giustifichi la serie infinita di ingiustizie e crimini che ogni singolo giorno vengono commessi da uno stato nella totale impunita'.
15/04/11
Ieri notte e' stato ucciso Vittorio Arrigoni. Un volontario italiano a Gaza ucciso dagli stessi palestinesi, probabilmente per una "guerra interna" tra Hamas ed un gruppo piu' estremista.
Al di la' del dispiacere per l'uccisione vigliacca di un uomo che ha messo, e perso, la propria vita al servizio di una causa giusta in cui credeva; al di la' di questo c'e' la rabbia per l'ipocrisia della gente. E' morto un internazionale, tragedia. E' morto un italiano, tragedia con minuti di silenzio in tutta Italia. Trovo tutto questo rivoltante. E' morta una persona innocente, questa si che e' una tragedia, ma per tutti; e come questa tutte le morti innocenti che avvengono a Gaza e oltre. Un uomo che sceglie di rischiare la sua vita, sceglie, e purtroppo muore, muove il finto animo di tutti i connazionali e poi di tutti gli europei e via via sempre meno, mano a mano che ci si allontana dal sentirlo nostro simile. Ma dei palestinesi che muoiono ogni giorno a Gaza non gliene frega niente a nessuno, perche' non vengono percepiti come simili o vicini.
Volete onorare la morte di Arrigoni, porgli omaggio? Se si, cercate di capire perche' era a Gaza, cercate di sentire come lui che italiani, palestinesi, e via dicendo, siamo tutti uomini uguali. Lottate contro l'ingiustizia che lui stava combattendo, lottate contro le ingiustizie e punto. Spendete un minuto invece che in silenzio, urlando che e' ora di finirla con i soprusi, le uccisioni, le ingiustizie, a Gaza come in qualsiasi altra parte del mondo.
Se invece vi fermerete un minuto in un silenzio pecora, che senza ragionare si accoda alla massa, allora starete insultando la memoria di uno come Arrigoni, e sono certo che finirete in un modo o nell'altro per unirvi a chi usera' questa tragedia per aggravare la situazione di coloro per i quali Arrigoni stava lottando.
18/04/11
A. ha un amico di 15 anni. Il fratello del suo amico e' stato ucciso da un israeliano. L'amico di A. a breve si sposera' per poter avere in fretta un figlio e poi vendicare la morte del fratello.
Tradotto dall'arabo all'inglese il fatto che gli abbiano ucciso il fratello si dice "he has blood", "ha avuto del sangue".
19/04/11
A noi, ma soprattutto ai palestinesi non e' permesso percorrere alcune strade pubbliche (oltre a queste ci sono strade solo per ebrei qui), perche' sarebbe una "provocazione" per i coloni (illegali).
Ma i coloni (illegali) possono passare per strade e campi palestinesi, vicino alle loro case, inseguire i loro figli che avevano avuto l'ardire di sostare vicino ai campi dei coloni mentre tornavano a casa da scuola. I soldati non fanno nulla, non dicono nulla. I soldati che avrebbero il compito di scortare i bambini palestinesi (6-12 anni) nel tragitto da e per la scuola, non solo non hanno mosso un passo mentre ragazzi coloni (16-18 anni) li inseguivano, ma quando i coloni sono arrivati fin da loro gli hanno stretto la mano, data qualche pacca sulle spalle, dicendogli di tornarsene a casa con calma.
Nella mattina ragazzi coloni hanno lanciato pietre verso i bambini palestinesi e anche qui i soldati di scorta non gli hanno fatto o detto nulla.
Per molto molto meno ragazzini palestinesi sono stati trattenuti, minacciati ed umiliati da altri soldati.
Queste scene fanno montare una gran rabbia, e la voglia di urlare dietro ai soldati o prendere a sberle sti ragazzi sbruffoni e' grande, ma addirittura devo sentir dire da uno dei nostri che seguire il gruppo di ragazzotti mentre costeggiava il villaggio potrebbe essere visto come una provocazione e quindi magari era meglio non farlo.
Piu' tardi H., 13 anni e paura evidente di soldati e coloni, mi ha detto che mi vuole bene perche' sono una persona buona. Tra 5 giorni tornero' in Italia, lasciando H. alla paura di venir picchiato o arrestato ogni volta che porta le greggi al pascolo a non piu' di 30 metri da casa sua, per ritornare alle lamentele di chi non riesce a collegarsi ad internet. Essere qui chiaramente mi influenza, ma credo sia arrivato il momento di trovare il modo di fare qualcosa di utile ed importante nella vita, smettendo di lasciarsi scorrere la vita addosso.
20/04/11
Mentre ai palestinesi viene vietato di passare per strade pubbliche (anche a noi internazionali) o addirittura di attraversare le LORO terre, oggi un gruppo di coloni da un avamposto ILLEGALE, anche per la legge israeliana, e' stato scortato dalla border police a trovare i parenti/amici nell'avamposto ILLEGALE qui vicino. La polizia scorta persone che vivono in avamposti ILLEGALI in modo che per le feste possano farsi una passeggiata attraverso le terre che stanno rubando ai loro legittimi proprietari palestinesi. E poi ci tocca sentire ancora parlare di provocazioni degli internazionali o dei palestinesi.
La faccia di M. che guardava questo gruppo di famiglie fare una passeggiata serena attraverso la SUA terra, esprimeva rabbia e frustrazione.
Ogni ingiustizia e prevaricazione viene quasi sempre ribadita con un'umiliazione in queste terre.
Cosi' vive questa gente, questo e' il modo di agire di Israele in questa terra che ha invaso ed occupato militarmente.
Quando al villaggio di Um Fagarah ci hanno visto che seguivamo i coloni e la border police che li stava scortando per accertarci non vi fossero problemi, anche se non ci avevano mai visto prima ci hanno portato il the mentre eravamo in strada e non c'e' stato modo di rifiutare la "seconda tazza".
Cosi' e' la gente di qui, questa e' l'ospitalita' palestinese.
Peo
.NOTA.
In conclusione vorrei aggiungere che personalmente l'esperienza ad At-Tuwani e' l'esperienza piu' forte che abbia mai fatto sul piano umano, ed il senso di utilita' del "lavoro" svolto in quel breve mese e' sicuramente quanto di piu' appagante abbia provato.
Insomma consiglio a chiunque voglia portare il proprio sostegno in una delle zone dove Operazione Colomba e' presente (attualmente Palestina, Colombia e Albania) di segnarsi per la formazione breve o lunga che sia e partire quanto prima, perche' l'unico pericolo di un'esperienza cosi' e' la certezza che vi rimarra' la voglia di tornare in quelle terre...io ripartiro' nuovamente per un altro mese a meta' di Ottobre sempre con destinazione At-Tuwani.
Inoltre, se volete seguire cio' che accade ad At-Tuwani potete leggere il blog At-Tuwani Resiste.
Il secondo diario: https://www.punk4free.org/articoli/12-racconti/2656-secondo-diario-di-un-mese-in-palestina-con-operazione-colomba-di-peo.html
Il terzo diario: https://www.punk4free.org/articoli/12-racconti/3479-terzo-diario-di-un-mese-in-palestina-con-operazione-colomba-di-peo.html
Il quarto diario: https://www.punk4free.org/articoli/12-racconti/3806-quarto-diario-di-un-mese-in-palestina-con-operazione-colomba-di-peo.html
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Wikipedia At-Tuwani: https://it.wikipedia.org/wiki/At-tuwani
Wikipedia Palestina: https://it.wikipedia.org/wiki/Palestina
Wikipedia Israele: https://it.wikipedia.org/wiki/Israele
Wikipedia Conflitti Arabo-Israeliani: https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitti_arabo-israeliani