Nel 1981, a seguito di un'ondata repressiva, Claudio si rifugia in Francia senza mai abbandonare la sua lotta anticarceraria e continuando a supportare economicamente i compagni imprigionati.
"Di li' a poco venni a sapere che dal collettivo dei rifugiati italiani e da alcuni prigionieri del mio Paese veniva richiesta la mia opinione in merito alla dissociazione. Non mi fu necessario pensarci a lungo, ero libero e non potevo giudicare quei prigionieri che gia' erano entrati in quella dinamica: dare la mia opinione da una prospettiva privilegiata mi sembrava ipocrita. Solo ai compagni che stavano valutando l'opportunita' di dissociarsi spettava la decisione. Questa era unica e personale, nessuno poteva intervenire, al riguardo potevo solo dire qual'era la mia decisone, quella degli altri era affare loro. (...) Avevo e continuo ad avere le idee chiare sulla mia vita. Allo stesso tempo rispetto la decisione di resa degli altri, ma non ho alcun rispetto per chi ha tradito i suoi stessi fratelli e sorelle per evitare il carcere. (...) Non avrei considerato allo stesso modo pentiti e dissociati, c'e' un abisso tra le due posizioni: il pentito e' solo una carogna, il dissociato era e continua a essere un compagno che, viste le circostanze, preferisce cambiare strategia, ma non rotta. Per questa ragione aiutai economicamente alcuni di loro che ne avevano bisogno. Noi che non ci dissociammo saremmo stati chiamati irriducibili." Nel 1989 e' costretto a lasciare la Francia e si rifugia in Spagna. Qui finiranno i suoi 16 anni di clandestinita'; nel 1996 infatti viene arrestato dopo la roccambolesca rapina di Cordoba.
"E' curioso osservare com'e' fatto l'essere umano quando si trova rinchiuso: ognuno di noi ha i suoi meccanismi di difesa. Il mio era, e continua a essere, trarre il massimo da questa esperienza, approfondirne la conoscenza e ottenere l'informazione necessaria: trasformare il tutto in una sorta di universita' della vita. Una scuola in cui quanto si apprende necessita impegno e sofferenza, come studiare per superare degli esami, con la sola differenza che il carcere ti e' imposto ed e' gratuito...o meglio, si paga ben caro con anni di liberta'. Tutto cio' che non mi era stato possibile fare da libero mi imposi di impararlo qui dentro, soprattutto imparare ad ascoltare con piu' attenzione gli altri e me stesso. Mi rivelai come un irrecuperabile idealista e un sentimentale inguaribile. La solitudine e' capace di provocare un'analisi profonda di cio' che si e', impari a conoscerti visto che hai tutto il tempo per pensare, a differenza di quando sei in liberta'. Avevo sempre vissuto a trecento all'ora, e a una simile velocita' non riesci a percepire le bellezze che ti circondano, non vedi neppure il colore dei fiori, ne' senti il fruscio delle api, e questo e altro sono le cose che ti perdi. Vedi solo la rotta che ti stai tracciando a ogni chilometro percorso, una linea continua che si restringe man mano che la velocita' della tua corsa aumenta verso il sogno che porti dentro. Perso in simili pensieri, i ricordi andavano irrimediabilmente a quei momenti della mia vita che non avevo saputo godermi, al tempo in cui avevo una persona stupenda vicino e alle attenzioni e all'amore che avrei dovuto dedicarle. Ora che non c'e'...come mi manca! Ci accorgiamo di quanto ci manca una persona solo perdendola: l'ultima volta che la vidi, abbracciandoci, le scesero le lacrime...io non capivo, ma lei sapeva che sarebbe stata l'ultima volta...era una compagna incredibile."
Nelle carceri spagnole Claudio viene imprigionato in regime FIES, Ficheros Internos de Especial Seguiemiento, istituito nel 1991, che e' l'equivalente del 41bis italiano - introdotto solo un anno piu' tardi.
La lotta al FIES e' in questi anni molto forte, soprattutto all'interno delle sezioni stesse, tra scioperi della fame, rivolte ed episodi di solidarieta', Claudio e con lui tanti compagni mantengono viva la lotta anticarceraria e ottengono anche dei piccoli risultati.
"Il carcere e' un grande commercio, e' piu' redditizio che fabbricare automobili perche' queste ultime hanno un mercato spietatamente competitivo e la loro vendita diventa sempre piu' difficile. Al contrario, un prigioniero rappresenta un investimento sicuro: lo Stato spende ogni anno per ognuno di noi circa sei milioni delle vecchie pesetas. Ed e' per questa ragione che negli Stati Uniti prosperano le prigioni private, qualsiasi impresario senza scrupoli si butterebbe nella costruzione di una prigione, con la garanzia di ricevere un tanto fisso e sicuro per ogni prigioniero: i prigionieri sono un prodotto che abbonda sul mercato. Non ci vorra' molto perche' le carceri private vengano installate anche qui, nel vecchio continente."
Tra anedotti personali e non, questo libro e' un viaggio nella storia di un uomo e della sua lotta contro questo marcio sistema che imprigiona e tortura chi non abbassa la testa alla Legge. E' la storia di tanti uomini che ogni giorno lottano all'interno delle carceri per non soccombere. E' una storia che oltre a a farci sorridere, oltre a riempirci il cuore di rabbia e speranza, dovrebbe spronarci a continuare fieri nelle nostre lotte quotidiane e sociali, senza mai perdere il contatto con la realta' attuale e senza mai dimenticare una sana dose di autocritica.
"Forse e' una pazzia, ma preferisco pensare che quello che potremo realizzare sia un sogno prezioso, sono sempre stato un grande sognatore con una fantasia straripante, e molti dei sogni che avevo immaginato sono riuscito a realizzarli...sognare e' ancora possibile, cosa sara' di noi il giorno in cui il sistema ce lo proibira' o, peggio ancora, riuscira' a controllare i nostri sogni?"
Per un mondo senza galere, ne' fisiche ne' mentali, liber* tutt*!
neropresente

.NOTA.
Sul regime FIES consiglio anche la lettura di: Xose' Tarrío Gonzales, Huye Hombre Huye, Diario di un prigioniero F.I.E.S.

.PER L'ACQUISTO.
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Prezzo: 10 euro.