Ecco, a molti di voi il suo nome suonera' nuovo e poco familiare, ma - come la vita ci insegna - non solo le storie migliori son spesso quelle non raccontate ma quella di Alex Fabbro di Hub Music Factory e' sul serio per il rock e per l'hardcore in Italia una storia degna della mitologia descrittiva verdoniana. Perche', se di voci che documentino i primi passi del punk (e non solo) italiano (e non) ce ne sono poche, quella di Alessandro e' davvero tra le poche che c'e' stata fin da subito, girando, vedendo, annusando, viaggiando tra Milano e Los Angeles e vivendo appieno e di persona l'ondata punk-rock che investi' l'Italia e il Mondo tutto tra gli anni '80 e '90.

Lavorando nel giro dell'organizzazione dei concerti che per noi conta, ha infine creato e gestisce una delle piu' importanti agenzie di eventi in Italia (Bay Fest, Rock in Idro o Punk In Drublic vi dicono nulla?). Mantenendoci a tre soli esempi come fa il buon Oscar, Alex e' colui che porto' i Nirvana nel 1991 sul palco del Teatro Verdi di Muggia, per un concerto di cui fantasiose e febbrili narrazioni si susseguono a ricordi vivi e reali ("Si e' detto in pratica tutto - dice lui divertito - non credo ci sia nulla da aggiungere..."); e' colui che porto' in Italia gli Ska-P quando erano enormi solo in Spagna e li mise sul palco di Arezzo-Wave ("Ammetterai di avere esagerato quando facesti chiudere a Bandabardo' e Ska-P, provocando dolori intercostali a chili tra gli spettatori danzanti?", gli chiedera' ironico il compianto Erriquez).

E' ancora colui che, per quel che mi riguarda, porto' per la prima volta in Europa gli Alkaline Trio al Palanord di Bologna. Ma non solo, ovvio. A sapere leggere tra le righe, Alex e' stato uno che i concerti (ampiamente detti) rock li ha visti letteralmente crescere, uno di quelli che ha spiegato ai proprietari che il "pogo" non e' una mega-rissa e lo stage diving, al di la' delle apparenze, si basa soprattutto sulla reciproca fiducia.

Alex e' stato un testimone materiale oltre che oculare del passaggio dai Centri Sociali (ad esempio i NOFX alla Sforzesca di Vigevano, con gli Offspring di spalla, nel 1993) ai club (i Green Day l'anno dopo, al Bloom di Mezzago) e dai club ai locali fighetti come il City Square di Milano (sempre i NOFX ma nel 1995) per arrivare ai Forum (di nuovo i Green Day, nello stesso anno) per poi tornare magari nei Centri Sociali.

Fabbro e' quindi una delle memorie piu' lucide e consapevoli di quel periodo che, ci piaccia o meno, ha trasformato l'idea di live dal happening settantottino dei nostri zii e/o genitori a come lo viviamo e concepiamo adesso. Unico suo rimpianto: non avere fotografato e documentato al meglio questa evoluzione che quindi, purtroppo, resta per noi perlopiu' soltanto orale. Motivo per cui, senza inutili passaggi, abbiamo deciso di impostare questa intervista su un serratissimo botta e risposta che possa coprire nel minore tempo possibile il piu' ampio numero di nostre e vostre curiosita'.

Quando hai incominciato ad ascoltare la musica?
Giovanissimo, a 4 o 5 anni con il mangiadischi dei miei genitori soprattutto i 45 giri dei Beatles.

Quando e' arrivato il punk?
A 11 anni. Era il 1977, per assurdo attraverso i giornali scandalistici di mia madre, ma poi il concerto dei Ramones al Palasport di Udine del 1980 fu lo spartiacque definitivo.

I negozi di dischi erano forniti di dischi punk o era un'impresa trovarli?
No quasi impossibile trovarne, incredibilmente c'era un negozio di elettrodomestici in un paese vicino Udine che aveva alcuni dischi di punk americano e ogni tanto in bicicletta andavamo a vedere se c'erano dei nuovi arrivi. Li ho comprato i primi dischi dei Devo e dei Dead Kennedys.

Questa cosa dei negozi di elettrodomestici me l'ha detta anche Federico Guglielmi, credi che ci sia un motivo del perche' i dischi punk si trovassero li', quasi fossero di contrabbando?
Puo' essere... perche' c'era questo scaffale in mezzo ai frigo e alle lavatrici con una ventina di vinili e potevi trovare in mezzo dei dischi originali americani di punk. In effetti sarebbe da indagare a fondo su questa cosa.

Primo disco acquistato?
Un 45 giri di Anna Oxa!

Qual e' stato il tuo primo concerto punk in Italia?
Come ti accennavo, i Ramones 1980 al Palasport di Udine.

E il primo organizzato da te da non professionista e da professionista?
Direi Jingo de Lunch nel 1989 e Down By Law nel 1991.

Tempo addietro ho letto che il primo "ufficiale" fu dei Corrosion Of Conformity e dei D.R.I. nel 1990 a Padova, quanta leggenda credi ci sia oramai nei racconti che ti riguardano?
Non lo so e non ci ho mai pensato. Ricordo che sicuramente sono delle band con cui ho lavorato in seguito, ma di questa data non ho memoria, quindi non posso ne' confermare ne' smentire, sarebbe da cercare traccia sul web.

Conservi un archivio di quello che hai fatto?
Ho mantenuto molte magliette, posters e flyers ma purtroppo ho pochissime foto, odiavo girare con la macchina fotografica a tracolla era scomoda.

Che aria tirava all'epoca ai concerti punk?
Anticonformista.

Che aria tira invece adesso?
Piu' rilassata!

La scena punk locale come accoglieva le band italiane in avanscoperta?
Direi molto bene, c'era soprattutto curiosita', sia musicale che a livello personale.

Ci sono due band che non si sarebbero mai potute mettere sullo stesso palco senza rischiare la rissa?
No.

Una brutta e una bella esperienza sul palco che hai visto?
Brutte veramente poche, qualche rissa forse, ma belle tante: vedere la gente divertirsi non ha prezzo.

E' vero che ti si puo' vedere ancora a fianco del palco a sentire gli artisti di cui organizzi date?
Certo! Prima cosa divertirsi ed emozionarsi con la musica e mai prendersi troppo sul serio quando fai questo lavoro, ma allo stesso tempo devi essere anche molto professionale.

Ma la storia che negli anni Novanta tutte le band fossero drug-free ha un qualche fondamento o era solo (diciamo) una posa per la stampa?
Che io sappia droga ne girava poca negli anni '90 forse qualcuno l'ha scoperta piu' tardi.

Dell'annosa diatriba che il punk italiano avrebbe meritato piu' supporto in patria per ottenere un reale feedback all'estero che cosa ne pensi?
Penso e spero da sempre che la musica piaccia o non piaccia aldila' dei confini o nazionalita'.

Credi che nei festival da te organizzati la componente italiana venga supportata al meglio?
Ho sempre dato spazio alle band italiane, specialmente nei festival, anche se non riesci mai ad accontentare tutti perche' le richieste sono tantissime, specialmente nella scena punk, a volte ricevevo richieste per aprire date di gruppi americani ancora prima di avere la conferma del tour dal gruppo stesso! I gruppi italiani sono supportati, purtroppo il nostro mercato per la musica alternativa e' molto piccolo quindi a volte bisogna accontentarsi dei risultati ottenuti e della qualita' della propria musica anche se spesso non equivale al successo che ricevi.

Miglior gruppo punk italiano di sempre?
I CCM, nessun dubbio.

Un concerto di cui vai particolarmente fiero?
Quest'anno sicuramente del tour dei Gogol Bordello, una band che al suo interno vede musicisti ucraini e russi suonare in amicizia assieme, questo credo sia simbolico per dire un NO all'assurdita' che stiamo assistendo in questi giorni. Fra l'altro il tour prevede come ultima data un concerto proprio a Kiev che mi auguro possa ancora essere fatto...

Il concerto dei sogni?
The Who!
Giorgio Moltisanti

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Fonte: Come Ho Portato Il Punk In Italia (di Rockit)
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