Buonasera.
Ricordo ancora quando tempo fa ebbi l'approccio con il mondo dell'hardcore torinese che riusci' a fulminarmi all'istante per la caratteristica esecuzione violenta che contraddistingueva i gruppi della Mole dal resto.
Fu davvero al primo ascolto che mi innamorai del gruppo piu' rappresentativo dell'hardcore nazionale degli anni '90.
Sto parlando dei piemontesi Arturo ed e' il seguente recensito l'album che rappresenta meglio la vivacita' e la fierezza di una scena che ancora pullula di grandi gruppi, fermo restando che racchiudo i torinesi come formazione appartenente alla nuova ondata hardcore, dopo quella estinta intorno all'87 circa, o se preferite, semplicemente la scena degli anni 90.
Ora gli Arturo non ci sono piu', purtroppo. Pare infatti che dopo l'abbandono di Alfo e la conseguente sostituzione alla voce con Gigio dei Church Of Violence, ci sia stato il definitivo scioglimento pochi mesi fa. Quante volte ascoltando il disco ho sognato che le canzoni che si ripetevano nello stereo fossero state costruite da me, arrangiate da me, che fosse stata la mia mente, insomma, fautrice di un disco allucinato e pieno di spunti che li ha resi l'emblema di questa impavida nuova generazione, nonche' modello a cui ispirarsi.
Perche' questo rappresenta perfettamente il concetto ideale di gruppo hardcore: veloce, intelligente, divertente.
L'album e' costituito da 18 tracce (contando la bonus track) per circa 20 minuti di ascolto imperterrito di grande caratura che ha permesso loro di divenire punto cardine di questa fresca linfa musicale che trova in Torino la miglior via di espansione.
Gli Arturo non scadono in virtuosismi fini a se' stessi, ma le doti sfociano nella creazione di una fusione musicale di grande effetto che dalla prima traccia "Ancora" scorre inesorabilmente fino al termine del disco, senza calare mai di tono, favorendo si variazioni di tempo, ma riconducendosi sempre alla formula vincente della velocita'. Gli stacchi strumentali degli Arturo sono eccezionali per merito d'un batterista al fulmicotone e grazie ad una lodevole e complessa base ritmica composta dagli strumenti a corde, mentre la voce di Alfo e' la cornice ideale di un quadro gia' perfetto che manifesta la maestosita' della propria suggestivita' quando l'arpeggio di "Lei" diviene antitesi del battere frenetico del drummer o ancora quando "Fermo" pare giunta al punto di scoppiare in un nevrotico caos musicale ed invece la trama di chitarra e basso rimane invariata, mentre e' il solo batterista ad alimentare il furore massacrando irrimediabilmente le pelli del proprio strumento.
L'originalita' dei torinesi emerge ben presto: gia' dal secondo pezzo "Walzer" infatti si percepisce il lato ludico della formazione che, seppur avvalendosi di una quasi-demenzialita' resa tale dal canto quasi pigro e statico di Alfo, riesce a scagliare penetranti freccie intrise di sogno anarchico.
Degne di note le ballate ska "La Vespa" e l'inglese "Pound", per non scordarci dell'ottimo brano contro la religione "A.C.R." che rappresenta quanto di piu' veritiero possa venir sunto in una manciata di parole. Ma il gruppo sa anche creare attimi di furia esplosiva come l'episodio "17 Incubi", ricca di stacchi ottimamente strutturati e realizzati, e la grintosa e minacciosa "Dimmi Cosa Vuoi".
Insomma, il cd e' davvero un pugno allo stomaco ed e' sicuramente uno dei migliori prodotti che l'Italia abbia avuto dal '90 a questa parte.
Incredibile.
Questo e' Hardcore !
ZaZzOmArCoTaX

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