Senza mezzi termini e tanto meno svisate prolisse troviamo sul selciato delle tante pubblicazioni, che questo nuovo anno sta vedendo animarsi, una vecchia conoscenza del sito, avevo parlato nel 2020 del loro Fast, prima del calderone che ha dato il via a questi due anni di sconvolgimenti sociali - tra lockdown, annessi rivolte dal balcone di casa, e col culo al caldo davanti al pc.
Doveva andare tutto bene, magari e' andato a puttane anche.
il Body e' una realta' che appartiene all'entroterra underground di Milano che, sul finire del 2014, decide di unirsi e portare in giro oltre al progetto musicale anche la propria attitudine a esprimere la rabbia attraverso il rumore, per provare a cambiare le cose, la rabbia come veicolo propulsivo per non soccombere al nulla che avanza e ad una societa' atrofizzata.
Centrando il proprio sound nel non farsi sottoscrivere ad un genere prestabilito ma fissando il tutto dentro svariati generi, dal thrashcore, al punk hc sino all'alternative con piglio groove metal. Questo progetto si fonde sulla commistione famelica e duttile che si incastra tra il punk e il metal principalmente, senza disdegnare comunque le sonorita' stoner e punk rock.
Arcobaleni, il nuovo lavoro, mostra appieno l'irriverenza di una certa attitudine mai doma contro le rassicurazioni dai balconi nell'epoca dei pasionari da social network. Dentro undici brani corrosivi e cadenzati a costruire un flusso sonoro irriverente punk, principalmente corredato di evoluzioni stoner ed anche street punk Oi!. Riff elettrici e pieni, blastate sature e voce avida, acida e sguaiata sostengono un mix irriverente che scorre abbastanza coeso evitando banali esempi.
"3000 Giorni" ha il compito di fare da antipasto all'album, dopo un intro esplicativo e intenso, il brano intercede in modo dissacrante costruito su riff oscuri e schizzati, segmenti corposi e pieni che la voce ludica, grossolana e acida guida la sezione ritmica coinvolgente e diretta. Un muro sonoro che si mostra abbastanza avvincente ed elettrizzante dove si trovano brani come "Bill Gates Of Hell" costruito su riffoni tetri, guizzanti linee batteristiche che sporcano una traccia essenzialmente punk rock con accenti thrashcore, dissonante e un pelino stoner che comunque nel tutto non disturba.
O come "Poliamore" traccia scandita e suggestiva principalmente punk rock diretto secco nei denti, leggermente andante verso soluzioni street punk Oi!. C'e' anche spazio per una cover di Franco Battiato, "Shock In My Town" stravolta, resa ancor piu' personale tra plettrate decise e dirette e blast scandito. "Figlio Del Sole" chiude l'album dentro i suoi quasi otto minuti costruiti dentro ritmi allungati stoner rock, un pelino vicino al doom, mantenendosi sempre molto dissacranti, la corposita' della voce rende il tutto comunque molto particolare e anti convenzionale.
Tutto sommato e' un album che si ascolta con molto interesse riuscendo comunque a lasciare dietro di se' spunti interessanti e input, per la band stessa, su cui andare per un'evoluzione sonora ancor maggiore.
Trovando il tutto molto piu' unito come combo sonora rispetto a Fast, anche una certa evoluzione nell'approccio all'armonizzazione tra strumenti e voce piu' corposa e convincente.
Ms_Antrophy
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