Gia' parecchio noti (credo) a molti di voi poiche' protagonisti di numerosi live in giro per nord e centro Italia, con questo "Sangue Sudore & Lacrime" confermano la propria fermezza d'ideale, la convinta appartenenza ad uno stile ed anche, perche' no, una discreta bravura nella composizione strumentale e l'accenno di un inizio di formazione di un carattere proprio ed originale, non ancora ben consolidato e distinguibile (ed e' forse, per alcuni versi, lo stesso genere che suonano ad impedirglielo), ma con basi certe e solide.
Nella biografia che si puo' trovare sul sito della band (www.vecchioscarpone.net) si dice che il gruppo nasce dalla "voglia di salire su un palco" del cantante Fabio, ed e' questa stessa voglia che si riscontra ancora oggi nell'ascolto di "Sangue, Sudore & Lacrime": voglia di divertire ma al tempo stesso istruire, insegnare e trasmettere qualcosa, di positivo ma anche di negativo, parlando apertamente di quel che si odia e quel che si ama; dai fascisti al calcio, dalla borghesia agli amici, pub e alcool e cosi' via, il tutto mostrando di aver appreso chiaramente e fatta propria la cultura skinhead, in tutte le sue forme e manifestazioni.
A dare il via alla carrellata di pezzi presenti in quest'album e' "In Strada", brano adattissimo ad aprire il lavoro in quanto tratta della lotta di strada, dell'indifferenza della gente cosi' detta perbene, del malgoverno e proteste, dell'unione di skins e punx per il raggiungimento dello stesso fine: insomma un tema classico unito ad una sezione ritmica altrettanto tipica del genere (portata avanti da cori "ooohoohoooooh" e note di chitarra sola) per il risultato di un'apertura apprezzabile ed un contrasto ben riuscito tra l'orecchiabilita' e spensieratezza della parte strumentale e la serieta' dell'argomento trattato.
"Rabbia", perfetta per il clima che si vive attualmente nel Bel Paese, e' la canzone antifa per eccellenza di "Sangue Sudore & Lacrime" recitando: "Sono stanco sentire di compagni massacrati, aggrediti alle spalle da ipocriti rasati. Troppo sangue e' stato sparso per mano di quei fasci, troppi crimini commessi, troppi crimini impuniti"; non potevano trovare parole piu' esaustive...
Segue il brano che da il nome a questo lavoro: "Sangue Sudore e Lacrime", inno solenne sin dalle prime battute di basso e chitarra, che sembra voler ripercorrere un po' tutta l'esperienza di vita da skinheads, ma anche da ragazzi normalissimi, dei 5 Scarponi e che riassume magistralmente la loro ideologia e le loro prerogative; un tripudio di orgoglio e coerenza, principi forti e condivisibili ("Sangue, sudore, lacrime per la mia citta', sangue, sudore, lacrime, cosi' come quattro anni fa. Vivo da sempre gli stessi quartieri, bevo da anni negli stessi locali, frequento amici sinceri, e brindo a chi e' andato via. Gli scontri violenti nelle solite vie in difesa della mia liberta', l'amore per la mia citta', e una promessa che non va piu' via").
Immancabile la "serenata che sa di rock'n'roll" impregnata di sentimentalismo calcistico tutta dedicata alla "regina delle provinciali", per chi non lo sapesse l'Atalanta Bergamasca: "Regina Dei Miei Sogni".
Di tutt'altra tematica "Caro Stile Ti Lascio", pezzo che verte di nuovo sull'ideologia skin e sull'amicizia, parlando di compagni che mollano tutto e ai quali la borghesia "ha preso il cuor".
Buon episodio la seguente "La Mia Citta'", scandito da ritmi guidati dal basso lenti e pesanti prima e veloci e fugaci dopo, ed intervallato dall'assolo di chitarra distorta; il tutto per accompagnare una lirica parecchio sentita testimone di una denuncia ai padroni delle citta', in particolare della loro, tra sbirri e clero. Anche questa, quindi, una canzone di odio nei confronti dei potenti ma allo stesso tempo d'amore verso la citta' d'appartenenza.
Si procede con "L'Italia Che Ho Voluto", celebrazione dell'Italia dei partigiani e della resistenza, altro pezzo antifa che guardando la situazione attuale della nostra italietta non puo' essere che un augurio e una speranza ("Viva l'Italia del 25 aprile, di quelli che la memoria non si cancella. Viva l'Italia dei fascisti morti, del duce appeso e dei partigiani in piazza"); e "Noi Combatteremo", simbolo della volonta' di riappropriarsi del termine "skinheads", mal usato dai fascistelli boneheads ("Con spranghe e non coi cori noi riprenderemo il termine skinhead, icona antirazzista, anfibi ai piedi e spranghe in mano, con questo combattiamo, l'infamia dei bonheads, bonheads e non skinheads").
"Sangue Sudore & Lacrime" non puo' non finire che con il rifacimento della canzone "Vecchio Scarpone", che da il nome al gruppo, brano del dopoguerra datato 1953 cantato da Gino Latilla ed addirittura arrivato terzo al Festival di Sanremo (asd): una di quelle canzoncine patriottiche tutte sentimento e poesia che, dopotutto, e' meglio conoscerle prima che l'entropia culturale se le porti via, poiche' rispecchiano perfettamente ciò che son stati gli anni dell'immediato dopoguerra, che volenti o nolenti e' storia anche nostra.
Tirando le somme questo e' un album dal contenuto vario sia dal punto di vista argomentativo che sonoro, i ragazzi danno prova di un accettabile bravura e fantasia strumentale ed, anche se in alcuni momenti i riffs son leggermente ripetitivi, il lavoro e' ammirevole.
Se non abitassi in bassa terronia sarebbe uno dei primi gruppi in onore dei quali muoverei le chiappette per rimirarlo dal vivo a Brescia al Natura (ma ovviamente noi non vi stiamo tempestando di gruppi che suoneranno al