Alle origini del confederalismo democratico
Per comprendere al meglio cosa significhi confederalismo democratico bisogna spostarsi poco al di la' dal confine, nella Turchia sud-orientale a maggioranza curda. Nel 1978 Abdullah Ocalan fondo' il PKK (Partito dei lavoratori curdo), di stampo marxista-leninista, con lo scopo di creare uno Stato socialista curdo e indipendente all'interno dei confini turchi. A meta' anni '80 inizio' un sanguinoso conflitto con Ankara che, ad oggi, conta piu' di 30.000 vittime e ha fatto del PKK la minaccia numero per la sicurezza nazionale turca. Nel 1999 Ocalan venne arrestato e incarcerato. In isolamento sull'isola di Imrali, il leader curdo ebbe l'occasione di leggere molto. Un autore su tutti cambio' radicalmente la sua vita: Murray Bookchin, anarchico americano, teorico dell'ecologia sociale e del comunalismo. Dagli scritti del filosofo americano nacque una teoria politica che sconvolse l'impostazione marxista-leninista del PKK, finalizzata alla costruzione di uno stato indipendente. Il nuovo obbiettivo divenne superare lo Stato.
Ma cosa significa superare l'istituzione statale? Ocalan ritiene che il problema non sia tanto il tipo di Stato, ma lo Stato in se' e per se'. Esso sarebbe infatti frutto di una mentalita' gerarchica ormai sedimentata da millenni nella psiche degli individui e avente origine nel patriarcato. Scopo del lavoro teorico del leader del PKK e' dimostrare come questa realta', data per eterna e irremovibile, sia in realta' una costruzione sociale frutto di determinate scelte storiche.
Riprendendo gli studi di alcuni antropologi come Marija Gimbustas, Ocalan ritiene che, agli albori della civilta', le comunita' umane fossero caratterizzate dall'uguaglianza intrinseca di tutti i loro membri e dall'assoluta parita' tra uomo e donna. Questo mondo viene definito societa' organica, poiche' non vi e' un rapporto conflittuale ne' tra gli individui stessi, ne' tra gli individui e la natura. Quest'ultima e' madre, non matrigna, soggetto ma non oggetto, fine e non mezzo. Pur rimanendo uguale all'uomo, la donna e' piu' vicina agli aspetti naturali della vita e per questo ha un ruolo privilegiato e centrale all'interno della societa' organica. Tale centralita' si manifesta nei valori di solidarieta' e cura che permeano la societa' organica e sarebbe testimoniata dal culto neolitico della dea madre.
Secondo Ocalan il problema sorge quando inizia a insinuarsi il pensiero gerarchico e autoritario imposto dall'uomo tramite la violenza e la forza fisica. L'alleanza sancita tra anziani, guerrieri e sacerdoti porta a una progressiva trasformazione della societa': non piu' organica, non piu' orizzontale, ma verticale e nemica della natura. Si afferma progressivamente l'idea che qualcuno debba necessariamente comandare, e che qualcuno debba necessariamente obbedire, invece che partecipare tutti alla vita della comunita'. La volonta' di potenza ha la meglio sulla societa' organica e sulla solidarieta' che la contraddistingueva.
Progressivamente si afferma il patriarcato e la donna viene sottomessa e relegata ai margini della vita sociale, fino a quella che Ocalan chiama casilinghizzazione, ovvero il suo confinamento nella sfera privata della casa. La donna diventa oggetto, cosi' come anche la natura, non piu' madre, ma matrigna contro cui lottare per sopravvivere. Col tempo, il pensiero gerarchico si struttura sempre di piu', fino a dare vita alle prime unita' statali in Mesopotamia, vere e proprie istituzionalizzazioni dell'autorita'. Ocalan continua poi la sua genealogia dell'oppressione parlando del ruolo delle religioni monoteiste, del capitalismo e del fascismo, l'organizzazione sociale in cui il patriarcato e la gerarchia raggiungono la loro forma piu' pura.
Ecologia, femminismo e democrazia diretta
La soluzione che Ocalan propone e' quella di recuperare i valori della societa' organica e almeno parte della sua struttura organizzativa. Cio' e' possibile innanzitutto abbattendo il patriarcato e garantendo la sostanziale uguaglianza tra uomo e donna. Il recupero del principio di potere femminile, piu' orizzontale rispetto a quello tipicamente verticale del maschio, e' possibile grazie alla nuova centralita' che le donne acquisiscono nella vita pubblica. Questo cambiamento scardina la mentalita' gerarchica e l'idea che ogni cosa o persona intorno a noi sia un oggetto finalizzato alla nostra soddisfazione. E' una rivoluzione copernicana che inevitabilmente ha un impatto sul rapporto tra individuo e natura. Essa non e' piu' concepita come risorsa da sfruttare per il proprio interesse: ora e' casa comune, parte integrante della vita dell'individuo, e per questo necessariamente da rispettare.
Femminismo ed ecologia come cardini della societa' permettono di trasformare le relazioni tra gli individui da verticali a orizzontali. Per questo la forma di governo non e' piu' uno Stato che prevede necessariamente che qualcuno comandi e qualcuno obbedisca, che qualcuno abbia il potere e che qualcuno non ce l'abbia. La nuova forma di organizzazione del vivere civile e' quello dell'assemblea popolare, sul modello della Comune di Parigi o della Ecclesia ateniese. A differenza della culla del mondo antico, pero', la partecipazione non e' riservata a pochi eletti, ma a tutti i cittadini. Le assemblee permettono una politicizzazione pressoche' totale della vita collettiva: dall'amministrazione alla giustizia, dalla difesa all'economia. Da qui l'aggettivo democratico. Le assemblee dovrebbero poi unirsi l'una con l'altra per le questioni d'interesse comune, quelle che richiedono necessariamente uno spazio piu' ampio d'azione. L'ideale sarebbe quello di tenere insieme la tensione ideale verso l'universalita' con l'azione locale e comunitaria. Cio' che conta, infatti, e' che alla singola assemblea popolare sia sempre riservata la piu' ampia liberta' d'azione possibile. Da qui il sostantivo confederalismo.
Il Rojava tra teoria e realta'
Ma ora torniamo al Rojava. Il partito PYD (gemello siriano del PKK) e' stato negli ultimi anni il principale attore politico e rappresentante del popolo curdo nella Siria del Nord. Elevato il confederalismo democratico a propria ideologia, sin dal 2007 il PYD aveva iniziato a creare una commissione di pace sul modello delle assemblee popolari, agendo pero' nella clandestinita'. Allo scoppio della guerra civile siriana nel 2011 e nel vuoto di potere lasciato dal conflitto, i curdi siriani riuscirono a ottenere maggiore liberta' e a costruire la propria regione autonoma, fino a firmare nel 2014 la Carta del Contratto Sociale del Rojava, nel tentativo di trasformare il confederalismo democratico da teoria a realta' politica.
Da una parte si sono fatti grandi passi avanti per quanto riguarda l'emancipazione delle donne (basti pensare al famoso YPJ, la milizia composta da sole donne, o ai corpi di polizia specializzati nei reati femminili) e la democrazia diretta (soprattutto grazie al TEV-DEM, il braccio organizzativo del PYD impegnato nel funzionamento operativo delle assemblee popolari). Dall'altra parte, pero', molte competenze spettano ancora all'Assemblea generale, formata sul modello degli Stati occidentali. Inoltre, limiti economici e scientifici hanno impedito di fare concreti passi avanti nella costruzione di un'economia pienamente sostenibile e di una societa' veramente ecologica. E' difficile dire quanto cio' sia stato causato dalle difficolta' provocate dal perdurante conflitto con l'Isis o dalle debolezze strutturali del confederalismo democratico. Cio' che e' certo e' che l'offensiva di Erdogan rischia di relegarlo alle pagine di storia, negandogli qualsiasi possibilita' di futuro.
Rojava: Il Confederalismo Democratico Tra Sogno E Realta'
Abbiamo analizzato la teoria politica che sta alla base dell'organizzazione del Rojava, la regione a nord della Siria a maggioranza curda recentemente oggetto dell'offensiva turca nell'operazione Peace Spring. Questa teoria e' stata elaborata dal leader del PKK (Partito dei lavoratori curdo) Abdullah Ocalan e prende il nome di confederalismo democratico.
Una domanda sorge pero' spontanea: quanto questo modello teorico ha trovato riscontro nella prassi quotidiana? Al fine di comprendere le discrepanze tra realta' e teoria, il Rojava verra' analizzato in base ai tre principi cardine del suo sistema politico: democrazia diretta, femminismo ed ecologia.
Tra democrazia diretta e struttura para-statale
La democrazia diretta prevista dal modello confederalista di Ocalan puo' essere esercitata solo attraverso il superamento dell'istituzione statale. Nel pensiero di Ocalan, lo Stato deve essere sostituito da una confederazione di assemblee locali aperte a tutti i cittadini, sul modello delle comuni. Queste sono unite per quanto riguarda le scelte di interesse collettivo in assemblee federali, i cui membri vengono eletti dalle singole comuni. Sono pero' le assemblee popolari quelle a cui rimane, almeno nella teoria, il primato decisionale.
Per capire pero' quanto contano le assemblee popolari nel Rojava bisogna fare un passo indietro.
Il partito PYD - gemello siriano del PKK - e' stato negli ultimi anni il principale attore politico e rappresentante del popolo curdo nella Siria del nord. Sin dal 2007, il PYD ha iniziato a creare delle commissioni di pace sul modello delle assemblee popolari, agendo pero' nella clandestinita'. Nel 2011, allo scoppio della guerra civile siriana e nel vuoto di potere lasciato dal conflitto, il PYD riusci' a ottenere maggiore liberta' e, assieme ad altre forze politiche, a costruire una propria regione autonoma. Essa ha trovato formalizzazione organizzativa e amministrativa nella Carta del Contratto Sociale del Rojava, firmata nel 2014, la quale ha dato vita al NES (Autonomous Administration of North and East Syria).
Secondo la Carta, i principali organi politici amministrativi della regione sono: l'Assemblea legislativa (una sorta di parlamento regionale eletto a suffragio universale), il Consiglio esecutivo (un para-governo dotato del potere esecutivo), l'Alta commissione per le elezioni, la Suprema Corte Costituzionale (il massimo organo giudiziario) e, infine, i consigli provinciali e municipali.
Data questa divisione amministrativa, il Rojava sembrerebbe molto simile a uno Stato. In realta', almeno sulla carta, le istituzioni centrali hanno poche e limitate competenze. Tra queste, elencate nell'articolo 53, rientrano il bilancio, le politiche generali e i programmi di sviluppo, la ratifica di accordi e trattati internazionali, dichiarare lo stato di guerra e di pace, emanare leggi e regolamenti sulla base delle proposte dei consigli locali e adottare i decreti del Consiglio Esecutivo. Il resto e' in mano alle assemblee municipali, l'unita' fondamentale del sistema politico del Rojava, e ai loro delegati nelle piu' grandi assemblee provinciali.
Sono proprio le assemblee municipali le assemblee popolari a cui facevamo riferimento all'inizio del paragrafo. Esse sono organizzate dal TEV-DEM (Movement for a Democratic Society), un'organizzazione politica ombrello dentro la quale lavora soprattutto il PYD, ma anche altri partiti come il Syrian Kurds' Democratic Peace Party (PADKS) e il Kurdistan Liberal Union Party (PYLK). Il TEV-DEM ha il compito di garantire e facilitare i processi di democrazia diretta all'interno dei consigli. Oltre alle semplici questioni amministrative, le assemblee popolari hanno in carico la sicurezza e la giustizia. La prima e' garantita dall'Asayish, corpi di polizia locali con comandanti eletti democraticamente una volta al mese. La giustizia, invece, e' gestita dalle corti popolari (dadgea hel). Composte da 7 membri eletti democraticamente tra liste di individui con competenze giudiziarie, queste hanno il compito di amministrare la giustizia locale cercando di evitare misure punitive, promuovendo invece, il piu' possibile, la riabilitazione, il perdono e il ritorno in societa' di chi ha commesso il crimine. Per i reati piu' gravi esistono corti provinciali e regionali, fino ad arrivare alla Corte Suprema.
Non e' ancora molto chiaro pero' dove finiscano le competenze delle assemblee popolari e inizino quelle degli organi rappresentativi.
Uno dei nodi piu' problematici e' quello della politica estera. Soprattutto durante il conflitto con l'Isis (e ora con l'offensiva turca) le necessita' organizzative della guerra hanno comportato una certa centralizzazione del potere, soprattutto dal punto di vista militare. In una situazione delicata come quella degli ultimi anni, la necessita' di presentarsi con una volonta' chiara e univoca agli altri attori internazionali (in primis, gli Stati Uniti) ha spesso prevalso sull'ascolto delle istanze delle singole comuni.
La questione femminile nel Rojava
Nel pensiero di Ocalan, la parita' fra uomo e donna e' l'elemento cruciale per superare quello che il leader del PKK vede come il "peccato originale" della societa': il patriarcato. In Rojava sono state prese importanti misure per fare del femminismo non una bandiera da sventolare ideologicamente, ma una realta' concreta.
Le donne rappresentano tra il 30 e il 40% dei membri delle forze armate, una percentuale estremamente alta se paragonata al resto del mondo. Particolare enfasi e' stata posta dai media sul ruolo del YPJ, l'Unita' di protezione delle donne, la milizia esclusivamente femminile che e' stata in prima linea nella lotta allo Stato Islamico e nella difesa del Rojava. La legge stabilisce inoltre che ogni istituzione debba avere un co-presidente di ogni sesso. Fanno eccezione le organizzazioni esclusivamente femminili come la Casa delle donne, associazione che si occupa in particolare di supporto nel caso di violenze di genere. Infine, leggi per garantire la parita' tra uomo e donna sono state implementate sull'intero territorio, tra cui il matrimonio civile, il diritto al divorzio e pari diritti di eredita'.
Tuttavia, e' innegabile che la parita' tra i sessi sia culturalmente un problema per una popolazione educata a una visione incentrata sulla superiorita' dell'uomo e l'emarginazione sociale della donna. Questo e' vero in particolare per la parte piu' conservatrice della popolazione musulmana, che vede nel femminismo di Ocalan un attacco alle proprie tradizioni e alla propria religione.
Cio' nonostante, la parita' tra i due sessi rimane probabilmente uno dei temi sui quali l'Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria e' meglio riuscita a intervenire. Non si puo' dire lo stesso invece, della questione ambientale.
Ecologia sociale, un progetto ancora irrealizzato
L'obbiettivo della costruzione di una societa' pienamente ecologica e rispettosa dell'ambiente e' forse quello che piu' di tutti e' stato mancato. Per capire perche', bisogna analizzare la situazione economica del Rojava. La guerra ha portato carenza di beni di prima necessita' e un aumento dei loro prezzi. L'immigrazione che ne e' risultata ha spopolato la Siria, privandola di manodopera qualificata e ingegneri esperti. A peggiorare la situazione, la Turchia ha imposto un embargo sulla regione dal 2012, anche su beni di prima necessita' come le medicine. Le produzioni economiche sono ancora molto tradizionali - si tratta soprattutto di grano e greggio - e non vi e' quasi traccia di sviluppo sostenibile o di imprese che producano energie rinnovabili. Gli unici passi avanti dal punto di vista ambientale sono stati fatti sul tema dell'educazione e con la creazione di alcuni parchi naturali.
In una situazione come quella della guerra civile siriana, tra il conflitto con l'Isis e la minaccia turca, e' stato quasi impossibile per il Rojava passare da un tipo di economia all'altro. La necessita' di sopravvivere, infatti, e' stata per forza di cose anteposta alla cultura ecologica.
Conclusione
Sotto tutti e tre gli aspetti presi in analisi, il sistema politico del Rojava non rispecchia pienamente il confederalismo democratico di Abdullah Ocalan. Se sulla questione femminista sono stati fatti grandi passi avanti, la costruzione di una societa' pienamente ecologica e sostenibile resta ancora un miraggio ed e' difficile capire se le assemblee popolari siano davvero piu' importanti dell'amministrazione centrale. E' altrettanto difficile capire quanto cio' sia stato causato dalle difficolta' provocate dal perdurante conflitto con l'Isis o dalle debolezze strutturali del confederalismo democratico. Nonostante tutto, resta vero quello che scrive Dilar Dirik, ricercatore a Oxford:
"Non ci si puo' aspettare che una mentalita' millenaria e un'oppressione ormai interiorizzata spariscano solo grazie all'istituzione di qualche consiglio e assemblea o alla formulazione di qualche principio teorico; a meno che non si stia parlando di macchina e non di societa'."
Francesco Nasi
.FONTI E APPROFONDIMENTI.
- A. Ocalan, Liberare la Vita: la Rivoluzione delle Donne, Colonia, Edizioni Iniziativa Internazionale, 2013
- A. Ocalan, Oltre il potere, lo stato e la violenza (scritti dal carcere), Milano, Edizioni punto rosso, 2016
- A. Ocalan, Confederalismo democratico, International Initiative Edition, 2013
- M. Bookchin, L'ecologia della liberta', Milano, Editrice A, sez. Eleuthera, 1986
- M. Bookchin, Per una societa' ecologica. Tesi sul municipalismo libertario e la rivoluzione sociale, Milano, Eleuthera editrice, 2016
- D. Dirik, D. Levi Strauss, M. Taussig, P.M. Wilson. (eds.) Rojava. Una democrazia senza stato, Milano: Eleuthera, 2017
- G. Sari, "Kurdish Self-governance in Syria: Survival and Ambition", Chatman House, 2016
- M. Knapp, A. Flack, E. Ayboga, Revolution in Rojava. Democratic autonomy and women's liberation in the Middle East, Londra: Pluto Press, 2016
- R. Nordland, "Women Are Free, and Armed, in Kurdish-Controlled Northern Syria", The New York Times, 24/02/2018
- S. Lazarus, "Women. Life. Freedom. Female fighters of Kurdistan", CNN, 27/01/2019
.LINKS.
Fonti:
Alle Origini Del Confederalismo Democratico Dei Curdi Siriani (di Lo Spiegone)
Rojava: Il Confederalismo Democratico Tra Sogno E Realta' (di Lo Spiegone)
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