P.S. Il tutto si apre con il rosso vivo di un autunno dall'aspetto ingannevole, poi, passando attraverso potenziali energetici nulli, esplorazioni del nucleo esistenziale, drammaturgia in pillole e angoli scomodi, si arriva alla conclusione a mezza via tra fiaba e teurgia.
E' l'energia che lega insieme questo caleidoscopio di immagini, energia da intendersi proprio nell'accezione fisica del termine, come la capacita' di un corpo di compiere lavoro, o come incapacita' di compierlo (molto piu' interessante ai nostri fini). Ovunque si trovano ombre senza energia, nuclei caldi, sforzi per penetrare sempre piu' a fondo, trasformazioni (ir)reversibili, esaurimenti di slancio (seppure vitale) e scariche di elettricita' non imbrigliata. Questa stessa potenza viene trasmessa con chirurgica precisione dall'accompagnamento musicale e dal variare della voce fra toniche, dominanti e sensibili.
In tra parole: interpretazione del testo. Se il teatro e' una forma d'arte composita e aerea che passa con l'attimo vivo, e se la pittura e' una forma d'arte tanto piu' statica quanto piu' esplicativa nel suo riassunto, allora questo album potrebbe essere un pittogramma, nel senso che Derrida proprone di usare in relazione ad alcune opere manicomiali di Artaud (la parola pittogramma per designare quest'opera in cui la pittura [...], il disegno e la scrittura non tollerano alcuna parete divisoria, ne' quella delle arti ne' quella dei generi, e neppure quella dei supporti o delle sostanze). Inseriamoci qualche elemento fonogrammatico e l'economia generale del lavoro prodotto dai T.Man.Faya sara' rispettata. Forse esaltata.
Dal punto di vista tecnico i ragazzi non fanno una piega, gli strumenti si accompagnano vicendevolmente senza coprirsi, ma enfatizzando con gusto le parole del testo. Mi spiego: stacchi precisi, ritmi adesso rallentati adesso velocizzati, puntuale ingresso sul palco sonoro degli strumenti sono un loro indubbio punto di forza.
Aggiungete in piu' una voce calda e con una propensione per il canto, propensione che nel genere e' indispensabile, ed ecco a voi i T.Man.Faya!
Nel gioco delle similitudini che piace sempre forse piu' ai lettori che ai recensori direi che i T.Man.Faya mi ricordano vagamente gli Affranti, anche se e' necessario notare che i secondi hanno un approcio al testo sicuramente distinto da colorazioni piu' scure, mentre i ragazzi della provincia granda, che, come e' risaputo, non sanno guidare, sembrano piu' spensierati e rivolti al futuro anche in pezzi come "Tutti Cancellati", pezzo vicino ai Laghetto di "Per Un'Estinzione Umana Eco-Sostenibile".
Nel particolare l'album si articola in sei tracce per un totale di circa venti minuti di durata. "Settembrista" apre le danze, il testo fortunatamente non ha nulla a che fare con qualsivoglia aspetto storico, come inizialmente temevo. Continuando l'ascolto arriviamo alla traccia numero tre: "Palombaro", la migliore dell'album, nonche' la piu' lunga. Senza entrare in un'esegesi del testo, volevo solo portare alla luce i punti di comuncione con Le Affinita' Elettive del buon vecchio, quanto pedante, Goethe. Delirio, etimologia: de-lira, uscire fuori dal solco, orignariamente usato in ambito agrario, poi per estensione divento' "uscire fuori dalla via della ragione". Affinita', etimologia: affinis, confinante, vicino. Il testo recita "sara' in un delirio e in una affinita' che mi immergero'", situazione iniziale, sicurezza quasi ossimorica del presente che dona l'ardire di presupporre il futuro. Dopo accadimenti intermedi vi e' un ribaltamento: "se non sara' in una affinita', sara' in un delirio che mi immergero'", formazione di nuove coppie, o nuova immersione, che lascia spazio al tragico epilogo, superabile solo tramite la realizzazione di un'escatologia di stampo cristiano (i personaggi del libro vengono sepolti "vicini" in modo tale che un giorno possano riprendere vita uno accanto all'altra).
Geniale, anche se non riesco a capire quanto volontario, e' il titolo della quinta traccia: "Ionesco"; infatti mi aspettavo quando meno una canzone su rinoceronti e metamorfosi dal sapore kafkiano. Con "Avemagia" si chiude l'ascolto, non e' una giaculatoria come potrebbe sembrare, ma mi ha lasciato, nonostante il testo, con un sorriso e una didascalia: Dio e' soltanto un interessante concetto filosofico.
Se si volesse trovare necessariamente una pecca, perche' la perfezione e' solo dell'infinito, in questo album, si potrebbe dire che in alcuni punti c'e' un lirismo leggermente eccessivo e ridondante e, in secondo luogo, che vi sono termini usati erroneamente o quanto meno in dubbia maniera (es. "come ogni chimera rimane soltanto un'intuizione..."). Ma il lavoro e' pregevole e non si alzeranno critiche sterili.
Ottimo esordio(?) per i T.Man.Faya, che colpiscono il centro del bersaglio e realizzano il punteggio massimo. Uno dei migliori album delll'ultimo periodo insieme allo split Sumo-Affranti.
Un ascolto e' d'obbligo, non apprezzarli impossibile.
riotous

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