"I offer you the emptiness which you seek".
Lo svuotamento dell'uomo attraverso la macchina. Questo e' Zoetrope.
Tratto dal racconto "Nella Colonia Penale" di Franz Kafka, Zoetrope e' senza alcun dubbio un'opera di follia, che rifugge una classificazione, lasciando lo spettatore interdetto a chiedersi cosa sia cio' che ha visto, che quasi sconvolge il concetto di cortometraggio (18') e porta alla consapevolezza che difficilmente ricapitera' di vedere qualcosa di simile.
La prigionia dell'essere umano ridotto a verme strisciante.
Per la distruzione del quale - per l'annientamento totale di un singolo individuo - per la sua completa sottomissione, viene costruita la macchina.
Anche se chiamarla macchina e' riduttivo: un complesso di meccanismi, un progetto imponente, malato, perverso. Affidato ad un aguzzino dalla mente fredda e cinica, che riversa sulla vittima un unico, inquietante, logorante monologo sulla natura dell'uomo e sulla sua moralita', una gelida riflessione sulla futilita' della sua esistenza.
Il cinema di Terry Gilliam e' uno strano oggetto, davvero. Anarchico e grottesco, compiaciuto e spietato, volutamente eccessivo..come dire..volutamente capovolto.
Tideland e' un'opera che va al di la' del normale cinema; se guardata dal verso e con con gli occhi giusti, diventa un viaggio suggestivo e particolarmente inquietante che ti accompagna in una storia di pura antologia fiabesca.
Una bambina perduta, Jeliza-Rose, di dieci anni con due genitori tossicodipendenti, passa le sue giornate a leggere alcuni passi di Alice Nel Paese Delle Meraviglie tra una dose di eroina da preparare al padre e un massaggio ai piedi fra fiumi di metadone da fare alla madre.
Alla morte di questa, per overdose, il padre, di ritorno da uno dei suoi viaggi senza aver mai lasciato la poltrona di casa, decide di trasferirsi realmente altrove, in una casa immersa in spazi agresti verdissimi; qui i due sono isolati da tutto e da tutti ma ben presto, anche il padre, muore per overdose in uno di quei viaggi preparati dalle manine sapienti della figlia.
Lasciata sola, Jeliza-Rose resta in una realta' priva di stupefacenti, con l'unica compagnia di quattro orribili teste di barbie mezze scassate.
Abel Ferrara e' uno di quei registi che ancora oggi paga lo scotto di non essersi mai attaccato alle chiappe di nessuna delle grandi major ollivudiane, restando fino in fondo creativo ed espressivo, anche a costo di girare film (stupendi) con pochi spiccioli. Eannoicipiacecosi'.
Il cattivo tenente e' una delle sue perle migliori; un filmozzo in cui Ferrara, con coraggio, denuncia l'abuso di potere di un agente di polizia, il quale pero', toccato il fondo, cerca redenzione.
Il divino protagonista dell'intera pellicola e' un grandioso Harvey Keitel in uno dei ruoli piu' autodistruttivi della sua carriera.
Ogni fotogramma che scorre, ci fa conoscere le sue perversioni, i suoi dubbi e la sua ostentata religiosita' che cede il passo ad una piu' umana eterodossia.
"New York: un poliziotto irlandese, corrotto e drogato fino al midollo, con una mente depravata e un cuore arido, cerca riscatto alla sua stupida vita ormai affogata nei debiti dando la caccia a due teppisti che hanno violentato una suora in chiesa ma che lei rifiuta di denunciare"
Niente, non ce n'e' per nessuno.
In un mondo costantemente preoccupato dal passare del tempo, Christopher Nolan ci racconta (prendendo spunto da uno scritto del fratello) la storia di Leonard Shelby, un uomo che a seguito dello stupro e assassinio della moglie, resta ferito nel vano tentativo di proteggerla.
Il trauma gli causa la perdita della memoria anterograda, cioe' gli sara' impossibile accumulare nuovi ricordi.
Nonostante questo gravissimo problema, e' tremendamente deciso a vendicare la morte della moglie e, per ricordare lo svolgersi delle indagini e gli sviluppi delle ricerche, porta con se' una Polaroid e usa qualsiasi superficie per scrivere appunti e annotazioni, perfino il suo corpo.
Memento e' un film sull'ossessione, un puzzle scomposto e spesso impossibile da penetrare, come una memoria in cui non esistono appigli, in cui si e' in caduta libera sulla consapevole fragilita' della fallibilita' umana.
Un film originale, non tanto per la storia (un uomo emarginato dalla malattia deciso alla vendetta) ma nel modo di narrarla, di farcela vivere.
Kill Me Please e' un lungometraggio diabolico e geniale di tal Olias Barco, che con questa proposta e' al suo secondo lavoro.
E chi meglio di Barco poteva sciorinare un lavoro simile? Chi meglio di lui, che ha tentato il suicidio tre volte?
La pellicola si apre con un campo lungo su una villa antica immersa nella neve, protetta da una boscaglia fitta ed eterea.
Il bianco e nero che contrastano fra loro, ci provocano immediatamente una sensazione di infinito e irreale, con una fotografia volutamente sporca.
La clinica del Dott. Kruger altro non e' che l'ultima spiaggia; il luogo in cui aspiranti suicidi, stanchi della propria vita, cercano rimedio alla propria esistenza.
I pazienti sono tutti piu' o meno fuori di testa, piu' adatti a vivere in un manicomio che in una clinica per malati terminali.
..sbaDABaaaaaaMMMM!! Eccoliiiqqqua.
I 48 minuti piu' angoscianti che abbiate mai vissuto..non ci credete eh, allora mettetevi alla prova, sono solo 48 miseri minutini, suvvia, cliccate e guardate.
Haze (gia' foneticamente un titolo fighissimo) e' un mediometraggio, di quel tal pazzo sclerato che partori', a suo tempo, un gingillo aureo: Tetsuo.
Non e' affatto guarito dalla sua patologia schizodementononcicapiscouncazzodistofilm, cosi' ci sforna un'altra pellicola ermetica, pressocchè delirante, dove le uniche cose che vedrete e vivrete, sono la paura, il senso di smarrimento e la claustrofobia.
Ossi', eccome, giaggia'.
Il punto di forza di questo horror e' suscitato dall'ignoto e dal silenzio; brevissime e pochissime sono infatti le frasi che si sentono nella pellicola, ma sono quelle, alla fine, che faranno in modo che lo spettatore piu' attento possa plasmare una propria interpretazione a questo delirio (tranquilli, non e' il caso vostro, voi guarderete...sssssegguarderete...e sbigottiti mi manderete caldamente a cagare per avervi fatto perdere 48 minuti della vostra miserabile vita..giasso').
Hai mai avuto un fratello carnale? Si si, hai capito bene...non un gemello, non un fratello, ma un siamese twin.
Se tu ne avessi avuto uno e se questo tuo fratello non fosse semplicemente un gemello, ma parte di te, carne della tua carne, allora sapresti che la morbosita' e l'attaccamento che contraddistingue questa specie e' davvero unica nel suo genere.
Parliamo di Duane e di Belial, ovvero il bello e la bestia.
Si, perche' nati siamesi i due gemelli non hanno avuto la stessa fortuna.
Il bello e' il classico bravo ragazzo, buono e gentile; la bestia invece e' un accumulo di carne, con due braccia, un abbozzo di spina dorsale, e due occhioni azzurri, terrificanti ma profondi.
Nascono cosi' e la madre muore di parto fra la disperazione del padre, che oltre a non accettare il fatto della perdita della moglie, rifiuta quel mostro di figlio al quale ha attribuito la morte della consorte.
Ingaggia un'equipe di sedicenti chirurghi per staccare quel freak dal torso del figlio Duane...un'equipe...parola grossa questa...in effetti la piu' titolata era un veterinario!
Bhe poco importa la cosa piu' importante e' liberarsi di quel mostro e lasciare cosi' il pupillo di papa' vivere un'esistenza serena, come tutti i bambini.
C'e' un feticista del metallo che ama in modo patologico l'acciao.
C'e' un uomo disperato che cammina solo, per strada.
C'e' un uomo angosciato che si trapianta un tubo al posto del suo femore.
C'e' un uomo che non e' piu' uomo...
C'e' Tetsuo.
Shinya Tsukamoto cammina in maniera alienante e surreale in una zona industriale abbandonata. Le riprese di spalle mostrano un uomo che girovaga senza meta, astratto, in un ambiente inconsueto, pieno di detriti, frammenti di edifici fatiscenti e baracche allo scatafascio.
Eppure il suo non e' un vagare senza meta, anzi.
Entra in un palazzo semidistrutto, si spoglia, si dilania una gamba con un colpo efferato e in maniera disumana si impianta sull'osso scoperto un tubo di metallo.
Sguishhh, le inquadrature abbandonano il sangue femorale per zizzagare su fili, cavi elettrici, dipinti di atleti su crateri vulcanici che bruciano all'istante..il protagonista abbandona il suo lato umano, per consacrare il suo Io alle macchine; e' il suo battesimo, la sua pasqua, ora e' l'uomo-macchina.
Ho visto qualcosa che definir non saprei, un film dell'orrore?
Boh, a dirla tutta non so cosa mi e' sembrato di aver visto; forse, non si trattava neppure di un film.
Gen Sekiguchi e' al suo primo lavoro (siamo nel 2004) come regista di lungometraggi.
Non male direi, anzi, si nota ben bene la sua lunga esperienza nel campo di video, musicali e pubblicitari.
Il film parte a manetta, con deliri di colori e assurdita' che mantengono un ritmo costante per tutte le due ore di delirio.
Un racconto frammentato in 5 storie tutte diverse, tutte fini a se stesse, senza nessun filo logico che le accomuna se non quello dell'assurdita'.
Blocchi smontati che narrano la storia di 5 gruppi, persone, famiglie, singoli, investiti da crisi individuali e impegnati in avventure surreali.
C'e' un uomo che viene ipnotizzato e convinto di essere un uccello; rimarra' in questo stato poiche' l'ipnotista verra' ucciso prima di risvegliare il malcapitato.
Ce' un trio di ladri strambo, due dei quali si riscoprono gay e vanno alla bizzarra ricerca della loro sessualita' latente.
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