"Fusione a livello genetico-molecolare Brundle-mosca".
Questo e' il messaggio che Seth Brundle (Jeff Goldblum), brillante scienziato trentenne, riceve dal suo computer ad esperimento terminato; e no, non e' un errore. Il computer ha eseguito perfettamente gli ordini impartiti da un programma scientifico elaborato dallo stesso Seth; due organismi nella stessa capsula sono stati teletrasbordati fondendo i loro codici genetici in uno solo.
Il patrimonio genetico dell'uomo e della mosca sono stati mescolati dal computer poiche' esso non era stato programmato per calcolare il teletrasbordo di due esseri viventi contemporaneamente (soprattutto di due specie cosi' differenti) e ha scelto la soluzione piu' facile, fonderle in un unico essere.
Tutto sarebbe andato alla perfezione se, una mosca, non fosse entrata nel telepod un attimo prima della chiusura delle porte.
"Seth Brundle conosce, ad un convegno, la giornalista Veronica Quaife (Geena Davis) la quale viene invitata a visitare il suo laboratorio e a far la conoscenza della sua eccezionale invenzione: telecapsule in grado di teletrasportare gli oggetti.
Dimenticatevi del titolo italiano: Eternal Sunshine of the Spotless Mind e' il capolavoro assoluto di Michel Gondry. Nato da una sceneggiatura in collaborazione con Charlie Kaufman, gia' noto principalmente per Essere John Malkovich e Adaptation, questo film del 2004 e' originato da un'idea di un amico di Gondry: "ricevi una cartolina nella posta che dice: qualcuno che conosci ti ha appena cancellato dalla sua memoria".
Ed e' quello che succede a Joel Barish (Jim Carrey) dopo una brusca rottura con la sua fidanzata Clementine (Kate Winslet).
Sulla criptica cartolina che lo informa della sua cancellazione dalla memoria di Clementine, c'e' il logo di una clinica: Lacuna Inc. Determinato a ottenere spiegazioni, Joel decide di recarvisi e incontra il Dottor Howard Mierzwiak (Tom Wilkinson), il quale gli illustra il servizio offerto dalla clinica: poter cancellare completamente qualunque persona dalla propria memoria durante il sonno.
La Casa Dalle Finestre Che Ridono e' il primo horror di Pupi Avati del 1976.
Girato in poco tempo e a low-budget, il film racconta la storia di Stefano (Lino Capolicchio), giovane pittore che viene chiamato in un piccolo paese della bassa padania, per restaurare un affresco della chiesa raffigurante il macabro "Martirio di San Sebastiano".
A fare il suo nome e' stato un amico, impegnato nelle analisi del fiume che costeggia il paesino, che si e' imbattuto nella truce storia del pittore dell'affresco.
Scoprira' che l'autore del dipinto e' il folle Buono Legnani, suicidatosi (veramente) anni prima, soprannominato "pittore delle agonie" per l'abitudine di ritrarre i suoi soggetti durante la morte, aiutato - si vocifera - dalle due incestuose sorelle.
Una serie di inquietanti avvenimenti lo porteranno a capire che quel passato di sacrifici umani non e' del tutto sepolto.
La sera in cui l'amico decide di raccontargli quello che ha scoperto, muore in un finto suicidio e cosi' il giovane decide di indagare sul pittore dell'agonia convinto che sia la chiave per chiarire la tragica fine del compagno.
Reiner Wenger e' un professore di un liceo tedesco, uno dalle idee anarchiche.
Nella giornata a tema 'extra-programma di studio' deve spiegare alla classe il significato della parola "Autocrazia".
Paradosso, direte voi. Dippiu', dico io.
Spiegato alla classe il significato di tale termine, la mente scorre, come e' ovvio, alle forme di autocrazia piu' evidenti: fascismo e nazismo.
Sono ancora possibili ai giorni nostri? -domanda il docente- No! -fanno coro gli alunni- Sicuri?.. Ecco il bagliore del colpo di genio, la genialata dell'esperimento, (esperimento di obbedienza cieca realmente avvenuto in California, nel 1967) la provocazione. Si fa. Reiner domanda ai ragazzi se tutti vogliono provare a ricreare quelle condizioni che hanno reso possibile la nascita delle forme di autocrazia.
Bisbigli, stupore, entusiamo, la classe e' tutta d'accordo.
Il capo. Ogni forma autocratica ne ha uno e si decide all'unanimita' (altro paradosso), che debba essere Reiner. Banchi disposti in un certo modo, posture curate durate le lezioni, modalita' di interventi ai dibattiti -studiati e rigorosi- sono solo alcune delle iniziative volte ad appianare le individualita' e a creare lo spirito di gruppo.
Mum & Dad e' un tour de force di torture e morbose deviazioni psicopatologicamente stucchevoli nonche' vomitevoli che non concedono un attimo di sosta.
Mammina e papino azzerano le aspettative della bella famigliola felice. Zero.
"Lena e' una ragazza polacca che lavora in un anonimo aeroporto nei sobborghi di Londra come adetta alle pulizie. Qui conosce Birdie ed Elbie, due fratelli suoi colleghi, adottati da una famiglia che abita nei pressi dell'aeroporto.
L'inferno dischiude le sue porte quando una sera Lena perde l'ultimo bus per Londra ed e' ospitata a casa dei due. Qui Lena viene colpita dal patrigno e sedata; al risveglio e' legata mani e piedi e assiste, suo malgrado, a una scena di tortura su una ragazza. Resasi conto dell'assurdo inferno cui e' approdata, si trova a dover assecondare le agghiaccianti perversioni dei membri della famiglia -per rimanere viva-."
Perfetto ci siamo, ecco un'altra pellicola che piaceannoi.
Sangue a tonnellate? Celo.
Genitali tagliati? Celo.
Torture-porn? Celo.
Un giovane si sveglia tranquillo la mattina e viene ucciso la sera stessa da un poliziotto.
La Haine.
Pellicola del 1995 di Mathieu Kassowitz (nel film, il nazi massacrato di botte) narra la storia di 3 ragazzi di strada: Said, Hubert e Vinz, che vivono nella periferia di 'Pari'' tra poverta' e disoccupazione. Il tutto si svolge in ventiquattrore, raccontato in modus documentaristico -e' una storia vera- con un malinconico bianco/nero.
Il linguaggio usato nelle periferie parigine, e' un dialetto particolare chiamato "verlan" che consiste nel rovesciare tutte le parole; si parla male, e' un dialetto molto poco elegante -quello che si parla nella vita di tutti i giorni- e quindi gli attori han dovuto frequentare 'mpochetto quei lidi malfamati per impararne le 'finezze'.
Idilliaco sarebbe stato, se si fosse scritta la sceneggiatura in questo modo..ma ahinoi,
sarebbestatalunghissimadatochenelfilmsiparlasempresenzasosta.
Taxidermia e' una di quelle pellicole che non lasciano indifferenti.
Sconvolgente e stomachevole e' uno di quei film il cui incipit e' violento, devastante e malsano, con una commistione di sentimenti, masturbazione, sesso e armoniosa poesia.
Un esperimento coraggioso questo, di Gyorgy Palfi (classe 1974) cineasta di Budapest e uomo dalla mente contorta, la cui regia poi, divenne cult.
Carne putrida e materia narrativa intellettuale, film geniale e fotografia soave.
Burlesque e humor noir si susseguono umanizzando i personaggi di tre generazioni di perdenti (nonno soldato, padre sportivo, figlio imbalsamatore) che incarnano perfettamente tre dei peccati capitali.
Sullo sfondo, in pompa magna, la grande Storia.
La prima guerra mondiale, la destabilizzazione, la guerra fredda e infine anche l'arrivo del capitalismo.
Il primo tracciato introduce la storia di Morosgovanyi, (il nonno) soldato perverso agli ordini di un generale e della sua famiglia.
Alejandro Jodorowsky nasce il 7 febbraio 1929 in Cile, da genitori ebrei russi. Ribattezzato vezzosamente "Jodo" e' sicuramente un personaggio controverso nonche' peculiare della scena cinematografica internazionale.
Poeta carismatico e regista, dirige "El Topo" quale sua prima opera cinematografica matura.
"El Topo" e' per molti versi un film anomalo. Da alcuni e' stato definito un "western metafisico". In realta' si tratta essenzialmente di un intruglio di metafore, con riferimenti biblici e storici, scritto in forma "apologo-surrealista", con numerosi riferimenti alle religioni orientali, le quali hanno sempre esercitato una forte attrazione sul regista e improntata all'usus scribendi proprio dello spaghetti-western.
El Topo e' il nome di un pistolero di nero vestito. Egli vaga nel deserto con il piccolo Miguel, costretto a sette anni a diventare uomo. E da uomo, il bambino seppellisce un orsetto e la foto di sua madre.
Il cow-boy solitario vaga tra le dune a portar giustizia in nome di Dio, per cancellare il sangue con altro sangue.
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"Questo gioco e' un po' come la tua vita, in fondo devi solo sistemare le cose man mano che arrivano. All'inizio sembra facile, man mano che passa il tempo pero' le cose si incasinano un po'..."
Se la commedia e' il vostro genere cinematografico preferito, lasciate perdere questo film. Se la vostra vita e' chiusa in una favola solecuoreamore, non guardate questo film. E andate pure a fare in culo tranquillamente.
Se la vostra vita fa schifo, se tutto sembra paranoia, tutto e' un infinito ripetersi delle solite cose, dedicate 15 minuti a questo ultimo corto del Quadratino Pericoloso appena uscira'.
Il QP e' un gruppo di ragazzi sardi che applica i concetti dell'autoproduzione al cinema; "Produciamo materiale video. Pensiamo, scriviamo, interpretiamo, filmiamo e montiamo. Per ora in completa autonomia."
And The Winner Is... mostra quattro vite in apparenza molto diverse, quattro vite riflesse in gesti quotidiani, che si intersecano tra loro nel gioco.
Avevo sentito paralare dei 120 giorni di Pasolini tempo fa, quando ancora credevo, nella mia innocenza poi violata, che la sodomia e il bondage fossero una questione di arte, di rispetto e di altruismo verso una sorta di amore condiviso svolto in piena sicurezza.
Nella mia testa e nel mio immaginario, affacciandomi a quella finestra dai vetri appannati della perversione sessuale, vedevo curiosita' che non potevo e non volevo appagare. Fino ad allora.
Durante il mio vagabondare, conobbi l'Inquieto un neolaureato in medicina, un endocrinologo che come strano passatempo aveva quello di sintetizzare potenti droghe. Colpito e affondato come un vecchio relitto, tradito dagli amici, aspettava il momento del verdetto del giudice per passare qualche anno in carcere e fu lui, con il suo fare da spocchioso che tanto mi aveva conquistata, a spingermi nella ricerca del sapere, il tutto, a sua insaputa.
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