"Truzzi al rogo, punk al pogo", "Punk is not dead", "Anarchy in the UK", quante volte avete letto frasette simili in giro sui muri, sui banchi di scuola, sui giubbotti o sulle toppe di pantaloni lerci di qualche misero panchettone ribbbelle??!...Eheh, io parecchie!!
Siamo a Salt Lake City, sonnolenta cittadina dello Utah e questa bella "parabola" che vi propino oggi, narra le vicende che lo stesso regista (Merendino) visse da giovincello.
Due amici punk, Stevo e Bob, credono che la loro vita debba svolgersi cosi' come la loro filosofia: caos, libertarismo nel fare quello che piu' aggrada senza riserve ne' remore alcune, sesso libero e incondizionato, insomma anarchia nel senso piu' lato del termine.
Siamo nel boom degli anni ottanta e Stevo, in pieno conflitto con il padre (ex hippie diventato poi avvocato) vive la sua vita sciroccandosi fra vicessitudini che variano dai rave party alle scorribande "dauntaun" con nazipunk, conflitti con la polizia, odio per le autorita' costituite...e niente pare preoccuparlo.
24 Hour Party People (di Michael Winterbottom) racconta la splendida avventura discografica di Tony Wilson, ovvero l'uomo che "invento'" i Joy Division, i New Order, gli Happy Mondays e tutta la schiera di gruppi che vennero partoriti da mamma "Factory Records".
Il presentatore televisivo Tony Wilson, assiste ad un concerto dei Sex Pistols e ne viene folgorato...siamo a Manchester e corre l'anno 1976: da questa scossa adrenalinica, Wilson, insieme ai suoi amici, decide di fondare quella che sarebbe diventata la piu' grande etichetta discografica di sempre, la Factory Records.
Accanto alla nascita della Factory Records e delle bands ad essa legate, si interseca anche un altro importante filone della storia della musica, ovvero la comparsa di uno dei club piu' famosi al mondo: la Hacienda, di proprieta' della stessa Factory Records, che vede in pista famosissimi deejay quali Chemical Brothers e Moby.
(Questo megaclub fece da epicentro simbolico della fine anni '80 e primi anni '90 in cui la dance-rock esplose e contribui' a portare la musica house e cultura rave in Gran Bretagna).
Girato in maniera molto secca e semplice, questo film di Deodato offre un qualcosa di piu' rispetto agli horror-cult nostrani, senza comunque rinunciare agli attributi che ne suscitano la veridicita' del termine stesso.
Cannibal Holocaust e' una delle pellicole piu' cult (cinematograficamente parlando) di culto italiano, che si fa ricordare per gli abbondanti pugni nello stomaco sia visivi che morali.
Quest'aura di grande cult gli e' stata attribuita soprattutto grazie alla sua introvabilita' (ai suoi tempi, siamo nel 1979).
Ancora oggi non viene trasmesso in nessuna televisione, ne' (per molto tempo) fu venduto in nessun negozio di DVD, vantando censure in ben 32 paesi non tanto per le fortissimi immagini, quanto per il suo contenuto.
Deodato, ispirato per questa storia dal figliolo, spara una trama che e' di per se' molto intrigante e "l'artificio" che ne sta dietro e la sostiene, e' una perla che ne fece la sua rovina.
"Un gruppo di reporter viene mandato in Amazzonia per scoprire che fine abbia fatto una troupe di colleghi mandati tempo prima a studiare una tribu' indigena di cannibali del luogo..
Un palazzo fatiscente e grottesco, si erge su una collinetta isolato e avvolto in una nebbia giallastra, in una Francia indefinibile, stilosamente anni cinquanta, dai toni di un mondo post-atomico, apocalittico, colpito da una grave carestia.
Un condominio desolato, inquietante, dove gli abitanti sono individui un po' fuori dal normale.
Attorno alle storie di questi strambi condomini, Jeunet & Caro ( "La citta' perduta", "Il favoloso mondo di Amelie") costruiscono una favola horror, un film dai tratti esilaranti ma che non dimentica di delinearci situazioni attuali e folli della stupida razza umana.
Allucinante oltre ogni aspettativa, piu' che un film questa pellicola risulta un'opera d'arte, un qualcosa di impensabile.
Con una fotografia monocromatica seppiata e musiche stridenti ma mai invasive, si raccontano beffe e sarcasmo in cifre drammatiche e umoristiche.
Avete mai incontrato un Candiru? Siete pronti a fare un viaggio al di la' della vostra immaginazione? Si'?? Namo belli debbolla, si riparte.
Con "Il Pasto Nudo" siamo "al di la' dell'altrove" ma e' indispensabile non cercare alcuna soluzione definitiva ai cruciverba psicologici e verbali proposti.
Non esiste un inizio e non esiste una fine in questa folle esperienza visionaria.
Bill Lee, e' un ex scrittore che tira a campare facendo il disinfestatore di insetti porta a porta; un bel di', finisce la polverina magica ammazza insettibus che usa per il suo lavoro...(in realta' egli la utilizza come droga, assieme alla moglie, che ne e' la vera dipendente) e racconta agli amici perplessi, che gli e' stata rubata.
Non tanto tempo fa, in una modesta casetta della Russia comunista degli ultimi anni '70, viveva, insieme alla moglie deliziosa e amorevole, un vecchietto storpio e malandato. Questo vecchietto riservato e colto si chiamava Andrej Romanovic Cikatilo, detto anche (dall'autore di questo romanzo) Evilenko.
Evilenko era un professore di letteratura russo, membro del Partito Comunista, una persona con principi saldi (i suoi) fedele alle idee politiche del suo partito, marito servizievole e duro insegnante...passava tutta la vita a seguire tali regole e proprio mentre il Partito Comunista iniziava a sfaldarsi e a presentare le crepe della fine, anch'egli inizio' a dare segni di cedimento sotto forma di schizofrenia, violenza e cannibalismo.
Un giorno, dopo aver cercato di violentare una sua giovane alunna, viene allontanato dalla scuola in cui insegna e cosi', furioso, racconta alla moglie di essere stato licenziato semplicemente perche' comunista. Infervorato da questa nefandezza-verita', Evilenko scrive al suo partito, strillando a "gran voce" le sue lamentele nei confronti del sistema corrotto e decadente, in cui i "compagni" sono sempre meno e aumentano le persone che considerano i comunisti "il male della societa'" complottando continuamente contro di loro.
Hideo Yamamoto e' un mangaka, disegna e scrive Koroshiya Ichi; Takashi Miike e' un regista folle a cui manca qualche rotella nel cervello. Mix bomba, quadratura perfetta del cerchio, censura in Giappone paese natale di entrambi; bene, bene, ci siamo, tutti pronti?
Cari panchettoni dallo stomaco forte e la mente poco stabile questa e' roba che fa per voi.
Nel 2001 in pochi mesi esce "Ichi The Killer", una manciata di tempo e' bastata ad un regista psicopatico per mettere su pellicola un manga che fin da subito e' stata la sua seconda pelle. Violenza, violenza, violenza e...ricerca ossessiva di appagamento di un ego bisognoso di amore all'inverosimile. Estasi che scaturisce dallo sfruttamento altrui, sfogo e ricerca di completezza attraverso la distruzione (nel vero senso del termine) dell'altro. Orgasmi raggiunti solo dopo la disintegrazione fisica e lo spappolamento nell'etere di persone anche care, conflitti interiori e complicati che spingono ad azioni sanguinarie e "splatterose"...
"Ma quanno smettemo?"
"Ce potremmo prova'..."
"Ma che da subito?"
Vai deciso.
Un gruppo di tossici amici romani, trascorre la propria squallida vita tra Ostia e la capitale fra piccoli furtarelli, litigi e guai con la legge, con la speranza nel cuore, un giorno, di poter "svorta'", si', ma verso la liberta' dalla dipendenza.
Cesare, Michela, Roberto detto "Ciopper", Enzuccio (Enzo) e Loredana. Eccoli qui, questi sono i ragazzi di Amore Tossico, questi sono i ragazzi delle borgate, delle periferie italiane, i ragazzi degli anni 80...gia', le borgate...i "gruppi di tossici" che oggi non esistono piu', le "comunelle", quelle in cui tutti si facevano da spalla vicendevolmente, in cui l'eroina era la Brown Sugar e i quartieri erano paesi in cui tutti si conoscevano e i problemi erano socializzati...gia'...ragazzi come Ciopper, come Cesare, seduti su un muretto cercando un modo per "svoltare"...drammi, quelli, che erano alla vista di tutti. Oggi invece il fenomeno (che non e' affatto diminuito) si e' concentrato sul singolo, sull'individuo, e' diventato un dramma personale, o, al massimo, familiare.
"Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri"...siete pronti? Bene, tutti a bordo!
Ognuno di noi deve assolutamente sbarazzarsi dell'avidita', dell'odio, dell'invidia e anche dell'insicurezza.
Perche' e' questo il modo in cui ci controllano: ci fanno sentire patetici, piccoli, di modo che, spontaneamente, cediamo la nostra sovranita', la nostra liberta' e il nostro destino...Il sogno e' destino, il sogno e' destino, il sogno e'...La vita sogno non e'. Sveglia, e...Sveglia...e...Sveglia!
Bellissimo film approdato a Venezia nel 2001, in "rotoscoping animation", ovvero, la tecnica folle di girare un normalissimo film con attori e scene verissime e poi fare la pazzia di pennellarne ogni singolo fotogramma a mo' di cartone animato.
E' uno dei piu' grandi viaggi onirici della storia del cinema, un sogno reale che appassiona e che fa riflettere. Il protagonista (di cui non sapremo mai il nome) sogna e all'interno del suo viaggio vagano per le strade di una citta' personaggi del calibro di Bazin, Debord, Kierkegaard, Nietzsche, Sartre e Philip K. Dick, parlando di tutto e dando riflessioni sul senso della "waking-life", ovvero della vita reale, la vita da svegli.
...lo faccio! Telecamera puntata, pistola alla tempia, uno sparo, la fine.
Inizia con una fine "Ken Park", quella di un ragazzo come tanti in una citta' come tante, Visalia, nella solita "Uozzamerica". Un giovane che prende volutamente il nome del film, alle prese con la propria miseria personale (aver messo incinta la sua ragazza). Un suicida con un nome comune, eppure storpiato in krapnek in modo da risultare offensivo, un atto speculare che si ritrova in tutto il vissuto dei protagonisti. Nonni rimbambiti, padri omosessuali-repressi o troppo apprensivi mettono alla luce una prole disgraziata, succube delle psicosi di genitori falliti e sconfitti.
Una pellicola che si erge a baluardo contro il bigottismo. Un regista coraggioso quanto demoralizzatore, Larry Clark, che racconta la vita di quattro aborti mancati che fumano, si drogano, fanno sesso, orge, uccidono eppure restano innocenti. Clark ci guarda divertito e sornione mentre ci travolge con il suo speed-porno, ci sberleffa mentre restiamo stupiti davanti all'incesto, scoppia in una fragorosa risata mentre con un "bleeeeeeah" commentiamo gocce di sperma, regalo di un'eiaculazione.
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